Pensieri e parole
QUEL CHE RESTA
Lei abbarbicata all’amore
Ogni cellula viva e pulsante
Ogni goccia di questa passione
Se la beve seduta stante
Lui con il sogno in testa
L’armatura sul cuore
Vuole solo parole e tempo
Per credere all’amore
Lei azione emozione pianto
Lui sogni parole schianto
Una corda di note li unirà.
Forse per un giorno,
Forse per l’eternità.
E quel che resta è ancora
AMORE,
lasciatecelo almeno per un’ora!
ALZA LA GONNA
Alzi la gonna
Sulle cosce sode
Per correre libera.
Per far passare l’aria
Di una vita immobile.
Perché i piedi ballino
Anche se la pioggia schizza.
Alzi la gonna
Per scoprire
Un desiderio antico,
Un serpente scolpito
Nella distanza tra la roccia
E l’azzurro dello sguardo.
Alza la gonna.
Che aspetti?
In un alito di sogno
Tutto finisce, bambina.
Che’ tu non rimanga
Con le pieghe degli anni
Incollate
Fra le dita.
PROSPETTIVE AD ALI SPIEGATE
C’era ancora tanto da dire
Ma la bocca
Mi si era seccata di fango.
E le crepe asciutte come mille rughe
Percorrevano un viso gonfio
Del rancore che punge.
Una guaina per salvarmi
Dal disconosciuto.
C’era tanto da dire
E stavo zitta.
In bocca ancora il fango deluso
Di chi ha creduto
E poi, ceduto.
Ma ora sputo il fango:
sa di muffa e parole stantie.
Sciacquo l’anima nella lavanda silenziosa.
Ricomincio a respirare il buono.
Prospettive ad ali spiegate.
POST-IT
Strappi di anima
In questi giorni stanchi.
E le parole le appiccico
Come post-it per dirtele.
Ma poi le stacco. E le mastico.
Con la rabbia di un rifiuto
Inspiegabile.
“Mi manchi”
Ultimo post-it
Scollato.
LIBERTÀ
Le mie mani e i miei piedi non si lasciano scrivere
Dal tuo desiderio di controllo.
I miei capelli volano brucianti di libertà.
Mi scruti per capire.
Ma vedi solo un vuoto involucro.
Io sono ormai
Altrove.
ARRIVERA’
Arriverà il tempo delle ali
Che varcano cancelli di ferro.
Arriverà il tempo dei sogni
Che creano la realtà.
Arriverà il tempo della vita
Da respirare e mangiare lentamente.
Quel tempo è già nei miei occhi.
Già lo vivo.
Il resto…dettagli da ufficio.
ROMEO
E torno a scrivere
Al mio Romeo immaginario.
Giulietta senza crinoline.
Senza sogni a lieto fine.
Un’emozione mi basta
Per questo cuore sonnolento.
Sveglialo a scossoni, Romeo.
E poi un fiore e una parola giusta.
Per farmi bruciare. Ancora.
Prendimi e potrai andartene.
Lasciarmi consumare di nostalgia.
Romeo.
Mi sento viva. Anche sola.
PIOVE
E l’impotenza
Ci paralizza,
Sotto una pioggia
Che sa quasi di sangue.
Piccoli di fronte alla natura offesa.
Spazzati via come margherite trasparenti.
Ci restano fede e volontà.
Conficcate
nelle unghie sporche di fango.
SASSI
Pilastri
Che affondano nella terra.
Per le mie gambe impaurite.
Per il cuore greve di sassi.
Sassi di un fiume che viola.
Ed io, persa,
Piango sassi di lacrime.
Già asciutte.
A CASA
Ho scritto di te.
E così ho scritto di me.
Della sicurezza.
Della pioggia sul tetto.
Del silenzio profumato.
Di quanto amo te e me.
Insieme.
Di quanto tu sei me
E il tesoro del mio tempo
Sospeso.
Ti ricorderò così.
Ora che la libertà è violata.
Che l’intimità è rotta.
Che è giunta l’ora di dividerci.
Perché entrambe
Possiamo assumere nuove forme.
SPERARE SENZA DISPERARE
E intanto devo mettere qui
Il mio dolore.
Che preme e chiede il passo.
La delusione dell’aspettativa.
Ancora cerco affannosa
La strada. Buio cieco.
Solo le mie mani mi aiutano.
Mani di speranza.
Mani che lavoreranno il futuro
Come plastilina.
Rialziamoci.
C’è del lavoro da fare.
NOTE D’UFFICIO
Costruisco di amari mattoni
Il recinto del distacco.
Per arginare:
– Fughe di gioia estrema
– Una bambina che sa ancora giocare
– Attacchi di creatività compulsiva
– I cocci delle maschere ormai smesse
– La lingua tagliente della verità.
Nel girone infernale di polvere e carta
L’unica musica è il tic-tac dei tasti furibondi.
Non vi appartengo.
NON SCRIVO PIÙ’ D’AMORE
Non scrivo più d’amore
Amor mio.
Perché l’universo
Ha dato voce al mio richiamo.
Ed ha intessuto
Di libertà e rispetto
Ogni mia fibra.
Perché ha spento l’ossessione
E reso la solitudine amica.
Non scrivo più d’amore
Amor mio.
Perché, distratta dal vento dell’arte,
L’ho seguito fino a te.
E nel bello
ci siamo incontrati.
E amati.
Scrivo ancora d’amore
Amor mio.
Ma in silenzio.
Perché questo amore,
Lo vivo.
SENZA TITOLO
Perché
contenermi,
etichettarmi,
incanalarmi?
sono lava rovente
che si raffredda, se serve.
ma la vita che scorre in me
non si spegne,
il mio entusiasmo trabocca.
danzo bambina sotto il sole e la pioggia.
rido fino alle lacrime libera da costrizioni.
sopra ogni sofferenza e dolore.
che esistono e feriscono.
ma la gioia è più grande
AMORE È
Amore è
Che esisti solo tu
Che gli altri sono manichini trasparenti
Che ogni voce è la tua
Che sei in ogni minuto del tempo
Solo tu, sopra tutto.
Non voglio niente di meno.
E so che non chiedo troppo.
SENZA TITOLO
Ci brillano gli occhi.
Tremo nel dirlo,
Al buio.
Taccio e proteggo
Magie e nuove alchimie.
E il mio corpo bruciante
Alimenta la nostra luce.
E il tuo silenzio di velluto
Adorna il nostro amore,
Color lavanda.
MOSTRATI
Mostrati
Senza maschera
Mio cavaliere!
Solo
L’autenticità dei tuoi gesti
La fermezza delle tue idee
L’indipendenza del tuo spirito
Sapranno farmi tua.
Vano è il tentativo
Di nascondersi e compiacere.
Perché la verità vince, sempre.
E il coraggio si nasconde
Dietro trame
Di fragile
Roccia
Calcarea.
CERTI DONI
Certi doni
Giungono inattesi.
Pacchetti del destino.
Quando la speranza
È in riserva.
Quando l’occhio
Guarda altrove
Stanco di attendere.
Allora suonano
Alla porta,timidi.
E prorompono
Fiumi in tumulto.
Albeggia,
Sulle nostre mani
Intrecciate.
DIMMI IL TUO NOME
Sei
Il silenzio pieno
Che ho sempre voluto
Accanto.
La parola nascosta
Che entra nelle pieghe
Della mia ritrosia.
Il velluto di una voce
Che sussurra
Per non spezzare magie.
L’anello di congiunzione
Tra la mia aria
E la tua terra.
Lo specchio implacabile
Nel quale vedere
Le mie ombre, e amarle.
La mano coraggiosa
Che temevo tardasse
Troppo
A farmi sua.
Dimmi il tuo nome.
Forse sara’ infine
La chiave della mia anima.
DICI CHE C’E’ ANCORA TEMPO
Dici che c’e’ ancora tempo
amore
Per conoscerci e perderci
In fondo a un sentiero di polvere e baci?
Dici che c’e’ ancora tempo
amore
Per affondare gli occhi nella pelle
E lasciar parlare i silenzi pregni?
Dici che c’e’ ancora tempo
amore
Per una casa di saldi mattoni
Dove maschere e falsari sono banditi?
Dici che c’e’ sempre tempo
amore
Per l’Amore?
Quello di cui sai da sempre. Quello che non sprecheresti mai.
Il tempo divora i miei riccioli neri.
E il mio cuore batte sempre
Più lesto.
FIUME ROSSO
Stasera ho urlato il tuo nome
In mezzo al fiume rosso.
E tu eri li’, muto.
Ad accendere fuochi.
A guardarmi lento.
Mentre le fiamme mangiavano
La mia pelle riarsa.
E i tuoi occhi erano le fiamme.
E la mia pelle e’ diventata fiume.
E il tuo nome l’eco del mio desiderio.
Non mi sono mai spenta
In mezzo al fiume rosso.
Solo trasformata.
URGENZA
Nemmeno l’aria
Passerà
Tra i nostri corpi.
Stretti.
Abbarbicati .
L’uno all’altro.
Come se nessun altro modo
Di esistere
Fosse possibile.
LA PELLE
La pelle cerca
i baci del sole
Il tocco del vento
Si spoglia di ogni indumento.
Veloce. Prima che il tempo
La eroda.
Pronta per l’amore rapido.
Bruciante. Necessario. Pratico.
Eppure.
Le labbra del sole e il morso del vento
Pungono come un tormento.
Perché già troppo la pelle
E’ rimasta in gabbia.
Lontana dalle tue mani
Avide. Sapienti.
Belle.
FAMIGLIA
Ho conosciuto l’amore del clan.
La gioia del fare tanto in tanti.
La confusione adorabile degli incontri.
L’infanzia affollata dei pomeriggi estivi.
I mille regali sotto l’albero per i mille cugini.
Ho conosciuto lo strazio della famiglia interrotta.
Del dolore improvviso.
Delle guerre intestine.
Dell’odio tra fratelli.
Della perdita.
Della solitudine.
Ma nessuno e nulla cancelleranno i ricordi. E i luoghi del cuore.
E ciò che per me e’ famiglia.
PAZZE REITERAZIONI
Le cose che finiscono
Lasciano sbavature
Appiccicose, lente a sbiadire.
Per lavarle,
Raschio il tessuto del cuore.
Mappa di rosse cicatrici.
Su cui traccio nuovi percorsi.
Pazze reiterazioni.
SCADENZE
È tempo di mogli.
Non di amanti.
È tempo di cose fatte a modo.
Non di lenzuola lacere di desiderio.
È tempo di sorrisi infiocchettati e di coscienze immacolate.
Non di baci strappati a morsi e colpe soffocate da grida di piacere.
È tempo di sopravvivere nascosti.
Non di vivere la verità urlante dell’essere.
Ormai quel tempo è scaduto.
STELLA
non un falena
che muoia nella luce
della mia stella
ma un’altra stella
luminosa
che mi aiuti a brillare
FUGA
Fuggi
Dal mio dolore allo specchio.
Mi speravi leggera.
Ma ricamo piombo
E fuliggine
Con filo di cioccolato bianco
E sudore solidificato
Dall’attesa.
Una voce
Bambina
Ripete identico
L’amore
La realtà
Adulta
Stronca ogni palpito
Di illuse ali
Ramingo il cuore. In sospeso.
“Nonpossosmetteredibattere”. Dice.
SIAMO
Mescoliamo sangue sputo spavento
Nella giostra impazzita del nostro amore
Pronti ad essere scaraventati
Nell’ignoto
Di un dolore inevitabile,
di una passione ineffabile,
di un nodo ormai inscindibile.
Noi siamo, oltre ogni tempo.
ADIEU
Non hanno più quel sapore
Di rose e nebbia
I tuoi occhi.
Li hai velati di distanza.
I capelli al vento
Odorano della polvere
Di un rosso sipario di velluto stanco.
Non li potrò pettinare di baci.
Nostalgia. Encore une fois.
Di cose mai state.
Che si sgretolano prima di essere.
HO CANTATO
Ho cantato col tuo sguardo addosso
Stasera.
E mi facevi sentire bella.
Ho respirato col tuo respiro tra i capelli
Stasera.
E mi pettinavi con dolcezza.
Ho dormito con le tue mani nelle mie
Stasera.
E non voglio più lasciarle.
Sei presente. In questa assenza
Dai contorni pronti a sfumare
In un unico tratto.
Aspetto domani.
SPAZI
Mi insegni gli ampi spazi
Nel tuo girovagare
Tra parole e silenzi.
Distanze che piano
Si fanno piccole increspature.
L’occhio poco allenato
D’un tratto libero
Di spaziare osserva
Un mondo che prende forma.
E non basta quasi
Per tutto ciò che ci aspetta.
VOLUTE
Qui stelle. Cielo. E vento.
E il silenzio di inespressi amanti.
Che schiavi dell’assenza
Non sanno usare il prezioso tempo
Della parola viva.
E tu. Dove nascondi le tue frecce
Pungenti, amor mio?
Le hai riposte nella custodia
Timide, insieme al tuo archetto di seta.
E restiamo qui.
Tra stelle. Cielo. E vento.
A contemplare le lente volute
Del fumo del nostro amore
Mai stato.
Dormi!
Che e’ già mattino.
CENERE
Spento è l’incendio improvviso.
Alimentato prima dal vento delle idee
E poi dal legno dei sensi.
Tutto ha travolto.
E poi
Ogni scintilla si è arresa.
Cenere,
resta.
Buona per la terra. Ma fredda.
LEI, LUPO
Nel bosco, mi faccio preda.
Dalla montagna
Scendi, curioso.
Nel chiarore mi dipingi.
Annusi. Indaghi.
Passi oltre.
Resta un giaciglio intonso.
E una preda nell’oscurità.
NODI
Pettinando i lunghi capelli del tempo
La spazzola incontra un nodo inestricabile.
Incespico. Mi graffio. Urlo di rabbia.
Il nodo resta. Non sta a me scioglierlo.
Le cose accadono e i nodi si sfrangiano.
Nulla mi è mai stato promesso.
ATTESA
Baci non dati
E carezze interrotte
Assaporo, voluttuosamente,
Sulla pelle arrossata
Dalle tue parole di zenzero.
Con una mano
Sfioro distanze ravvicinate.
Con l’altra cerco il dolce
Piacere
Nell’istante condiviso.
Diluisco i miei sensi
Su una tavolozza di impazienza.
TREMO
Non vedo che te.
E mi confondo .
Perché non hai volto
Ancora.
Hai il volto dei miei desideri
Gli occhi del verde che dipingo
Le mani che suonano i miei tasti.
Non sei tu.
Mera proiezione olografica
Di ciò che voglio, affannosamente.
Ti faccio combaciare
Con i miei confini.
Ma tu sei lupo. Roccia scoscesa. Selva oscura.
Perché contenerti?
E non abbattere obsoleti recinti?
E sbriciolare fossili pregiudizi?
Per poter saziarmi di ciò che lungamente
Ho braccato.
Ora è qui. E tremo.
OLTRE IL DESIDERIO
Potrei mangiarti.
Divorarti.
Saziarmi della tua carne.
Occhi fissi nei tuoi.
Ogni cellula pronta
all’amplesso,
costringo il desiderio
oltre il vetro della misura.
Per non morir di nostalgia.
Di non averti avuto.
E non aver saputo attendere.
Patteggio con la frustrazione.
TORTURA
Il contatto casuale dei corpi
Apre uno squarcio nell’armatura di indifferenza
Il sorriso all’unisono che scocca
Accende un bisogno rimosso di dolce condivisione
Un tocco lieve, mano con mano,
Scatena desideri dimenticati, sotto un velo di polvere.
La fine dell’incontro lascia pero’ scoperto
L’ardente desiderio di dare e ricevere,
Sollecitato ma non saziato.
La dolce tortura del gioco amoroso.
Crudele, perchè non mi vuoi.
E allora perchè torturarmi?
SICURA
Sei come un vecchio maglione
Che conserva storie vissute
E m’avvolge caldo, rassicurante.
Eppure sei nuovo,
Perché fuggi e alimenti
Desideri possenti.
I tuoi occhi scolpiti nel cuore,
rincorro sogni. Forse muti, e incompiuti.
È tra le tue braccia che voglio tornare.
E restarci. Felice.
Ora basta.
Ora solo caldo tepore.
LANA E CORAGGIO
Un misero intreccio
Di lana e polvere.
Il maglione di un lunedì sospeso
Tra tristezza, slancio e deluse attese.
Ricalco i miei passi all’indietro.
Ritorno dietro le mura
Delle sicurezze.
Ogni volta è più difficile uscire.
Intreccio lana e coraggio, soffio via la polvere.
PAURA
nemmeno dai il tempo al fuoco di accendersi
con le tue secchiate grondanti paura
paura
del mio magma ribollente
paura
di perderti per sentieri nuovi
paura
di una fine senza un senso
condivido
identiche paure
ma
assaggio, provo, vivo
conscia del tempo vibrante
che mi attraversa.
QUESTO AMORE
Voglio questo amore
Che freme tra le dita
E tace sulle labbra
Nel timore di svelarsi
Ginocchia nervose
Parole interrotte
Da un bacio furtivo
Un desiderio diviso
Tra paranoia e liberta’
L’unico modo di essere.
Senza alternative.
L’AMORE E LA MASCHERA
Giù giù giù
Giù la maschera!
Via queste facce di plastica
I sorrisi scolpiti
I denti falsamente bianchi
La voce costretta
I gesti monchi
Chi sono?
Cosa vedete?
Riuscite a perforare questa armatura di voglia di compiacere?
Questa armatura che protegge dalle frecce di ironie fuori luogo.
Dalle affamate cannucce dei moderni vampiri energetici
Che succhiano succhiano succhiano senza ritegno
E lasciano vuoti come bottiglie di birra sui marciapiedi.
E i ruoli?
Tanti cappelli di diversa foggia e colore
Adatti ad ogni occasione
Cambiarli è facile, ma stanca
E quando avrò il ruolo di me stessa? E basta?
Non figlia, non amica, non impiegata, non artista, non insegnante, non fidanzata…
Ma solo IO IO IO!
Nella solitudine……?
No, non ci sto. Non voglio crederci. Voglio essere me con voi, qui ed ora!
Senza fronzoli, senza orpelli, senza vesti, senza pelle, solo cuore, cervello, spirito e voce!
Qui. Ai vostri piedi. A implorare amore. A implorare ascolto. A implorare attenzione.
Solo per ciò che sono, imperfetta e meravigliosa. Nuda.
Ed ora, dopo tante parole….silenziosa.
SENZA TITOLO
voglia di semplicità.
di sentieri in discesa.
di parole spoglie.
di mani intrecciate che parlano.
di silenzi saturi.
gli occhi negli occhi.
e sole, a condire il silenzio.
MASCHERE E INCONTRI
Calcio in porta
Il pallone di stracci
Di una delusione
Che puzza di noia.
Ad ogni incontro
Stacco un pezzo
Dell’ultima maschera
E lo ingoio.
Sapore di lacrime.
Per te
Che arriverai
L’ultimo pezzo.
Conservalo.
Per non annegare
Nel mare del mio se’.
CONTROLLO
quando pensi di avere il controllo
qualcosa sfugge
non un dettaglio!
è il sassolino che completa la montagna
e le tue braccia sono troppo deboli
per sostenerla
e allora aspetti,
sorridendo,
che arrivi il vento
a fortificare le tue spalle
che splenda l’aurora
a infonderti coraggio
che scocchi un sorriso
a risvegliare l’amore nel tuo cuore.
benda il controllo
con nera stoffa profumata di cera
e siedi nel sole
ad attendere di scorrere di nuovo,
con la vita.
CONFORTANTI TOCCHI
Stringo le tue lacrime
Tra polpastrelli leggeri.
Per amarle
Delicatamente.
Cullo il tuo broncio
Con paziente
Lentezza, lieve.
So che sorriderai,
Presto.
Lasciami fare.
Lasciami amare.
Voglio entrare in te.
Ma nel tempo che e’ tuo.
FIORI
Raccolgo fiori colorati
Nel sole pomeridiano
Piccoli doni sparsi qua e là
Che mi hai lasciato stanotte
Sognandomi.
CORAGGIO
Mi guardo allo specchio
Appannato di lacrime
Paura.
Che l’amore non bussi
Che la vita non cambi
Che il tempo si fermi qui
E io li’ ad aspettare
Un treno soppresso.
Vorrei sgocciolare via
In rigagnoli invisibili
E dissolvermi.
E invece raccolgo
Le scarpe pesanti
Dove ho nascosto il coraggio.
E cammino.
2013 JOIE-DE-VIVRE
Addio 2012
Di grandi raccolti
Fatiche ricompensate
Lavoro incessante
Soddisfazione grande.
Addio 2012
Addio al dolore
Alle ferite del cuore
Al poco amore
E alle tante illusioni
E delusioni
Qui restano i pensieri neri
Te li lascio!
Porto con me il mio amore
Grande
Per la vita e le persone.
E il mio raccolto di fatica.
Perchè sono io
Che vado avanti, anno dopo anno
Crescendo.
E oggi tu muori
E rinasce in me
Il germoglio,sopito
Della speranza.
2013 – Joie-de-vivre
MAL-DE-TOI
Mi manchi
In queste sere silenziose
In cui ogni parola risparmiata
Viene cacciata
Dolorosamente
In gola.
Mi manca il tuo sorriso
Che si trasforma in smorfia
E non so quale prendere
Nell’incertezza, nella paura
Di un tuo no.
Mi manca l’odore
Di amore svelto
Quasi rubato ma necessario.
Che non capisco ma prendo
Perchè mi disseta, per poco.
Mi mancano le parole
Ruvide. Schiaffi, quasi.
Non so perchè le accetto.
Ma so il vuoto com’e’
Ora.
Voglio di più. Altro.
E allora perchè tu sei li’?
ILLUSIONI COLOR LILLA’
Vomito
Fiumi di illusioni
Che si contorcono
Sulla mia bacchetta
Magica
Color lillà.
Senza, sembro non vivere.
Senza, vivrei
Nella purezza
Onesta
Della realtà.
IL FIORE DEL DISTACCO
il fiore del distacco
è quello che porto tra le dita
verde
a ricordare l’amore
senza confini e giudizio.
quello che ti guarda
dritto
negli occhi. e sai che c’è.
giallo
a ricordare il progetto,
che si stila senza sapere
anche per poche ore
di intimità.
rosso
a ricordare la nebbia
di un’alchimia fisica
senza parole,
che divampa.
e infine il vetro.
che racchiude il fiore.
il vetro freddo, che brucia.
che ci divide, ormai.
lo porto tra le dita.
aspetto un nuovo getto.
SENZA TITOLO
Aiuto.
Sono fottuta.
Il rischio ha fatto breccia.
E sotto
Sono nuda. E mi infrango.
Come le dolci parole
Che mi rapiscono,
Contro il mio cuore sciocco.
LABBRA
Labbra calde
Appoggiate al vetro
Di neve
Del tuo desiderio
Prosciugano
Ad uno ad uno
I rivoli di una timidezza
Ormai in disuso
Inglobano
Lettere casuali
Di silenziose dichiarazioni
D’amore
Espirano
Volute lente
Del fumo profumato
Di pelle
Risucchiano
I pensieri pensanti
Per trasformarli
In passione senza realtà
Tu sai il loro nome.
E stai per sussurrarlo.
ANCORA NO
E dopo il pieno
Torna il vuoto,
Allagato
Da torrenti di pioggia.
Senza fine.
Ancora non sei tu
Che mi rimbocchi
Le coperte
Dimenticate
Della tenerezza
Ancora non sei tu
A cui la mia armatura
Si arrende
Sbriciolandosi in fiumi di piacere
Ancora non sei tu
Che mi ami e basta,
E mi abbracci,
Senza le scorie di passati dolori.
Mattina di bilancio
Freddo e solitario.
Da scaldare con le pietre
Roventi
Del mio amore
Per la vita.
TROPPO
Immobile e’ il desiderio
Per non spezzare
Fondamenta di cristallo
Se fossi qui
Come tempesta furiosa
Ti avvolgerei
Come fiamma danzante
Ti cingerei
Come onda possente
Ti prenderei
E poi dolce di miele
Mi lascerei trasportare
Dalle tue braccia
Temo pero’
Di essere
Troppo.
ARIA
Pioggia. Lavami quest’anima illusa.
Fango. Sporca la mia perfezione fasulla.
Vento. Denudami da desideri sciocchi.
Fatemi volare alto. Perdermi nel tutto.
Quaggiù e’ difficile essere aria
MINUETTO
Baciami e ancora baciami
Mentre mi accoccolo ai tuoi piedi.
Stringimi, ancora. A te.
Con dolcezza. Proteggimi.
Dal mondo. Dalla durezza.
Con le tue mani ruvide.
Che suonano pelle e legno.
Sorridi. Ridi. Fammi volare
Tra scoppi di risa, e note mute,
E baci. in levare.
E parole usate per riempire.
Che’ il silenzio avvicina.
E noi ancora distiamo
Un metro di sorriso rubato.
Ti rincorro sul filo dell’etere.
In mano lettere virtuali.
Nel cuore paura di vivere.
In tasca voglia di osare.
Prendimi e ancora prendimi.
Senza farmi accorgere.
E tua saro’. Se vorrai.
OBELISCHI
Cadono le foglie delle illusioni
Cadono i capelli dei mezzi incontri
Cade la neve dell’Amore
A coprire gli errori
E poi via,
Acqua gelida
Che lava il dolore.
Resta , In piedi
L’obelisco imperituro
Granitico, nel sole della giusta via.
Solo. Scruta l’orizzonte.
Fino a scorgere il suo gemello.
SENZA TITOLO
Le sorprese non aspettano.
Irrompono nella certezza
E prendono il timone.
Non importa per dove.
Non puoi
Che seguirle.
Con gioia.
NOTTURNAZIONE
Lunghe ore distese
Rapita da incubi grevi
Lavano grumi di paura
Lunghe ore silenziose
Chiuse le ferite
Di pelle ora intatta
Pulita
Sveglio un corpo
Rinato vuoto.
La pace avvolge
Me
Pronta alla vita.
PIUME
Le parole
Fanno delle emozioni
Piume leggere.
Aiutami a mettere
In versi
Angoscia
E pianto
E piume
Nere e grigie
Pacificheranno
La pena del mio petto.
Forse, allora,
Ci sarà posto
Per colori
Di luce.
TI LEGGEREI
Ti leggerei “adaltavoce”
Tutti i libri del mondo
Per entrare nel tuo,
Quando stai per dormire.
Ma piu’ di tutto,
Ti leggerei d’amore
Fino a farne trasudare
Ogni nostra cellula.
Per emozionarci….encore une fois!
AMAMI
Amami
Per come sorprendo i sorrisi
Ascoltami
Nei fiumi in piena che travolgono
Abbracciami
Nei miei vestiti più estremi
Guardami
Come la prima donna del creato
Prendimi, amore, prendimi
Con coraggio.
Pungo.
Ma oltre le spine posticce
Solo miele succulento.
Goccia a goccia, sulla pelle.
CASA
Rientro a piedi nudi
Nel caldo tepore
Delle sicurezze.
“Oggi rischio!”
Ho rischiato. Ho trovato.
Ho riportato.
Cosa? Cosa? Cosa?
Scaccio domande
Armata di piumini d’oca.
Raschio timori in fondo
Alla botte dell’anima.
Assaporo ricordi
In note muschiate.
Allaccio i sandali della terra
Ai miei piedi alati. Ancora nudi.
Piove. Anche qui, ora.
Qui tutto arriva tardi.
Spero anche i tuoi baci.
Che domani possa coglierli,
Appena sveglia.
TACCIO
Taccio
Perché e’ di te
Che voglio sapere.
Perché sono i tuoi slanci
Che mi incantano
E i tuoi versi
Che mi incendiano.
Taccio
Che’ il vuoto
Crea spazio
A nuove trame.
Che’ il ritmo
Sconosciuto,
Lento,
Mi avvince, piano.
Taccio
Per essere pronta
A ricevere
E a restituire in baci lievi
Il fremito fugace
Dei tuoi pensieri.
Taccio. E gioisco
Del silenzio
Di noi due.
ASPETTATIVE
E le bianche ali
Delle aspettative
Si sporcano ancora
Del nerofumo
Di delusi amanti.
È perché la perfezione
Ha ali nere e bianche
Che ti cerco
Senza ragione
Senza speranza
Senza ritegno.
E senza fine
Ti respiro appieno.
SABATO POMERIGGIO
Sabato pomeriggio pigro.
Ora di fare l’amore.
Di coccole lente.
Di pensieri leggeri.
E voler far durare le ore
come quando si tira la pasta fatta in casa.
Infinite e infinite volte.
Cosi’ vorrei passarlo
con te.
VOLA
Vola silenziosa
Colomba dell’anima
Nella pace dell’ incanto
Perfetto
Nel tremore delle corde
In musica
Tinta dal mistero
Di nuove ali.
Non sabbia
Non grano
Non piombo
Ma solo leggera lanugine
A riempire
Il cesto trasparente
Delle tue speranze.
Appena rinate.
CRISTALLO
Un muro di cristallo
Ripara il cuore
Da amore e odio.
E quanto poco ci vuole per romperlo….
DURA
Oggi dura.
Dura la schiena, e rigide le gambe
Perché il corpo si stanca subito a rinascere.
Dura la giornata da portare a sera
Perché l’umore ha toni di grigio.
Dura a lungo, a lungo, a lungo
Questa solitudine
Ed è davvero dura, dura, durissima
Da inghiottire.
Oggi pietra, dura. In attesa di morbidezza.
ATTIMO
Nei fiumi di parole
E nei versi scarni
D’amore
Ti ho cercato.
Pause di silenzio
Sono rimbalzate
Tra le mie braccia
Nelle lacrime commosse
E nelle canzoni
Tristi
Ti ho cercato.
La pace serena
Ha rintoccato
Nel mio cuore.
Con gesti inconsulti
E lettere
Compulsive
Ti ho voluto.
Stasi e fermezza
Mi hanno afferrato
I polsi dolenti.
E poi una sera
Alla porta c’eri tu.
Fermo.
Sereno.
Muto.
E dentro di me calma gioiosa.
E polvere sulle corse
Affannose.
E solo quello, il giusto
Attimo.
Ferma. Serena. Muta.
Mi hai fatta tua.
AMORE CHIAMA AMORE
Amore chiama amore!
Rispondimi veloce!
Ho qui una lista
Di cose che mi faranno
Felice
Non vedo l’ora
Di stracciarla
Insieme a te…
ODORI
Il mare, il sale
Come il legno
E la paglia nei capelli
Odorano da sempre così.
Li ritrovo nei tuoi occhi
Neri.
Perforano il mio essere.
Mi nascondo, nuda.
E le tue mani
Piccole
Cercano e racchiudono
Il seme del mio vuoto.
Non fuggirò per sempre….
DOLCEMENTE
Dolcemente mi vince
La pastosita’ della voce
Dolcemente mi culla
La spalla di roccia calcarea
Dolcemente mi guidano
Occhi trasparenti e attenti.
Dolcemente mi arrendo
A lenti passi.
Niente urgenza.
Nulla da dimostrare.
Solo essere.
E nuovamente
Amare.
STASI
Lenti sguardi
Colano nella luce
Su corpi nudi, sotto i vestiti.
Ferme mani
Si stringono d’ansia
E di desiderio scolpito.
Dilagano timori
Ad ampie ondate
Di trattenuta impazienza.
E tu ti mordi incerto un labbro
E io assaggio la piccola goccia
Del sangue del tuo amore.
Aspetto il coraggio. Domani.
COULEURS – COLORI
Il cuore ha piccoli sussulti
Che la ragione non vuole registrare.
Osserva il tuo corpo dipinto
Con il sorriso ironico
Di chi crede di conoscere ogni risposta.
Ma il cuore prende i tuoi colori
Per tatuarli
Sul mistero
Di nuove alchimie.
È TEMPO
Ad occhi chiusi
Sogno l’abbraccio
Del pianto dei grilli
Della lavanda inebriante
Di un’estate inesplosa
Di un amore sconosciuto
Che bussa tre volte.
Ora e’ tempo
Di sciogliere le trecce
In un mare di pece
E lenzuola rosse.
Ora e’ tempo. Amami.
SOLA
Bianco come un foglio
Il nulla che la circonda
Pianta senza concime,
Che allunga le mani di foglie
E afferra sbuffi di aria rovente.
Copri di spine le foglie
Annerite!
E fai di una sola goccia
Nutrimento eterno.
COSA RESTA DI UN ABBRACCIO
Cosa resta di un abbraccio?
Il calore della stretta
Che toglie il respiro.
Il profumo di pelle straniera
A lungo sospeso.
L’illusione
Di potersi stringere
Ancora e ancora.
Un solco vuoto,
Che non sa
Quando potrà colmarsi
Encore une fois.
DIMENTICO
Stasera
Rapita dai grilli
la mia voce ipnotica
Si e’ fusa al canto
dell’ultima sola cicala.
Seduta
Sul ciglio di un viottolo
Gli occhi del sonno
E il cuore leggero
Hanno danzato
Un valzer lento
Dal tempo
Indecifrabile.
Tutto immobile
Nel concerto infinito
Della giungla del meriggio.
L’ordine delle cose. Cosi’ perfetto.
Io. Cosi’ imperfetta eppure
Completa.
Dimentico.
SPECCHIO
A volte scrivi per timore che i tuoi pensieri, nel silenzio della solitudine, resteranno lì, senza che mai nessuno li possa vedere, come sospesi.
Si ha bisogno di un pubblico, che legga, ascolti, capisca. Per non sentirci trasparenti, come volute di fumo, che al primo alito di vento, svanisce.
Perché se non mi vedo riflessa negli occhi dell’altro, come faccio a sapere che esisto?
18 maggio 2012
Mi hanno chiesto che cosa voglio fare con la musica, quale strada percorrere, quali scelte stilistiche fare….
ma come! è la musica che sceglierà cosa farmi fare! è la mia voce interiore che sceglierà la mia strada. è la vita che traccerà il mio cammino. io dovrò solo assecondarle….restando in ascolto, ma restando fluida!
DONNA INTERROTTA
Donna interrotta nell’amore
Resisto e non so dipingerti
Scrivo anima e parole
Ma la tua anima mi morde
Ricoperto di lustrini e petali
Il tuo profilo si confonde
Spezzato dagli eventi e dal dolore
Di non sapere ricongiungere
Il dolce il buono e la purezza
A cio’ che perfetto non scorre
Perche’ sei una donna completa
Di bianco e anche nero scolpita
Tra lacrime tese
Parole taciute
Gesti bloccati
Sguardi deviati
Ti lascio affiorare
Donna interrotta
Ti guardo negli occhi
E dichiaro sconfitta
Sei tu sulla tela che prendi la forma
Sei tu dentro me che urli rotonda
Sei tu che mostrarti desideri ora
E altro non faccio, dipingo di getto
Dipingo me e te, donna interrotta
Sperando che il tratto unisca i confini
Nell’unico amore dove confine
Non c’e’.
DECISIONI
Quando il dono cambia colore
Quando l’amore muta d’abito
Quando le parole rimbalzano
Quando si prende e non si rende
Il nulla grigiastro
Come tornado
Soffoca i fiori del prato
Ma il giardiniere sa
Che solo pochi rami
Vanno recisi
E dal vuoto improvviso
Nuovi colori fioriranno
Solo silenzio e luce
Solo solitudine e pace
Lucidano la vista e il cuore
Per sapere quali rami
Cadranno
JE CHANTE
Je chante.
Canto.
Nel corpo sole fiori brezza e sangue.
Nella mente silenzio.
Nel cuore amore e musica.
E’ tutto perfetto. E azzurro puro
contro la roccia innevata.
CALDONAZZO
Non lo vedo nel suo abbraccio scuro
che mi stringe al muro di roccia greve.
Ma i suoi mille occhi di luce
mi accompagnano
nel ventre della terra
fino a casa.
Attraverso i piloni della cattedrale
solenne e muta.
Con il rispetto di chi manca da tempo.
Respiro legno e fuoco.
Qui tutto e’ aspro
ma a me caro.
Qui io forgio nuovamente il mio scudo.
QUANTA FRETTA
Quanta fretta
Di scappare
Quanta smania
Di gustare
Quanta voglia
Di cambiare
Senza prima
Masticare
L’unico sapore
Il vero motore
Il gusto fugace
Che resta scolpito
Nell’attimo dato.
La pace non ama
Gli scoppi improvvisi
Le onde emotive
Le mani sudate.
La pace reclama
Il sussurro di onde
Il giallo del sole
Stormire di fronde.
La pace ti addenta
L’animo in fiamme
E dolce lo porta
Tra mille domande
Al dolce silenzio
Che placa la corsa.
Ed ora mi arresto.
Mi fermo, non parlo.
Di più non so dire.
Ormai per spiegare
Parole non ho.
Solo abbandono
Sussurri e sorrisi
Nel mio paniere
Cucire potrò.
Ormai appagata
Mi godo l’ondata
Di suoni colori
Voci sapori
Che gioiosa, la vita
Donarmi saprà.
EQUILIBRIO
Qual e’ il segreto equilibrio tra passione e noia? Tra paura e abbandono? Mi interrogo e osservo la vita di chi amo. E vi trovo ironia. Dolore. Tormento. E l’estasi dell’attimo. E l’universo batte la sua dura legge nel pendolo dell’ineluttabile.
UNIONI
Il sole disegna
di piccole dita di luce
l’abbraccio senza fine
di due anime frantumate.
Sospese nel silenzio
riuniscono i frammenti
di rosso pianto
nel sorriso del bosco
e fondono profumi stranieri
nell’unica essenza che sa sempre di buono.
A cui non possono negarsi.
venerdì 23 marzo 2012
È quella spinta che ti prende, che inizia piano e poi diventa una valanga senza freno. Il cuore inizia a battere forte, la mente si offusca, il pensiero si fissa…e arriva l’ossessione. E mi chiedo se sia la noia, l’insoddisfazione di un lavoro di routine senza il quale il mutuo non si paga, oppure l’eterno tormento del mio cuore di ascendente scorpione. Lo scorpione si deve tormentare, altrimenti che scorpione è? Ci dovevo nascere scorpione. Grazie al cielo sono nata un mese prima e ho solo l’ascendente. Ma anche molte cattive abitudini, tra cui l’estrema abilità nel ruminare. Mi prendo in giro da sola, razionalizzo. Ma poi mi ritrovo sempre lì. Con lo stesso pensiero. E tutti i segnali del mondo, stranamente eh?, sembrano riportarti lì! Ma allora è una persecuzione!!! Vado in bagno a respirare e meditare….un attimo di sollievo e poi ci ricasco. È il vuoto santo. È un vortice che come un enorme buco nero mi assorbe e mi prende in ostaggio. È il mio bisogno compulsivo di amore. E di innamorarmi. Possibilmente della persona giusta. Dopo una sfilza di omini di carta, ormai accartocciati sul lato destro della ghirlanda della vita. Ecco, anche questo è passato. Avanti il prossimo! E a chi mi dice che sfarfallo, rispondo: e chi vorrebbe sfarfallare di fiore in fiore se ci fosse un fiore su cui stare davvero bene? Un fiore che dà buon nettare, nutriente, dolce, succoso. Oggi è venerdì, domani ospito trenta persone a casa (mamma santa!!) e sarà una serata stupenda. Chissà se la finirò piangendo o ridendo. Come dice P., siamo 50-50.
ORMEGGI
Ciò che non può,
Non ha da essere
E vano è il tentativo
Di far sì che accada.
Molla gli ormeggi,
marinaio dell’anima!
Libera l’ancora
Di una zavorra ormai
Inutile
E lascia la tua nave
Alla deriva.
All’orizzonte
Confuse forme
Di un porto amico
Alle spalle
Il peso del passato
Nero di pece
Che lento………. si disintegra!
BUCHI
Buchi.
Nell’acqua di un brivido
A senso unico.
Buchi.
Di vuoto costante
Da riempire.
Buchi.
Nella trama di un tessuto
Difettato.
Buchi.
Spazi vuoti di silenzio
Tra le note,
Che lasci in sospeso.
Buchi.
Nelle zolle di terra fertile,
Ma ancora priva di un seme.
Buchi.
Linee interrotte della mia poesia d’amore
Mai scritta.
LENTO LENTO LENTO, IL TEMPO
Sciocca attesa
Che unge gli ingranaggi
Del desiderio!
Il tempo cola,
lento lento lento,
Goccia a goccia,
Rallentato dal cuore
Affannato,
Che spera che
Tramonto E alba
Si fondano nell’ora,
Dando luce istantanea
Al nostro giorno!
Nella mia pazzia
Osservo
Le gocce, lente lente lente.
E aspetto,
Per potermi perdere
In musica,
Tra le tue dita.
AMORE
prendi ogni centimetro di me
per poi lasciarmi scivolare
tra le dita
e volare via
sapendo che tornerò
sempre
a posarmi sulla tua mano
ARANCIA ROSSA
Sbuccio un’arancia rossa.
Pezzo a pezzo la sbuccio,
E lascio cadere i frammenti
Odorosi
Sul tappeto della vita.
Ogni pezzo un pensiero
Che mi abbandona
Senza rumore
Ogni pezzo scopre
La mia nudità
Di essere puro
Leggera, mi osservo.
Essenziale di fronte al mondo.
Pronta ad accogliere.
STAMPELLE
Taci ansia martellante!
Calmati cuore rabbioso!
Fermati mano!
Voglio restare
Nel tempo eterno.
Cullarmi nel sole,
Solo piume addosso.
Il troppo volere
Consuma i minuti
Della pacata serenità.
Ma la rinuncia
Alle mie stampelle
È ancora nascosta
Da un muro
Di rossi mattoni.
VERDE SOLITUDINE
Come la solitudine dipingerò la mia tela, verde, di un verde pastoso, pieno di lustrini stanchi, di un verde amico, che mi strizza l’occhio vedendomi triste, di un verde sporco, come la mia coscienza delusa, di un verde spento, come la mia energia svuotata. Gli occhi secchi guardano giù, nel baratro. Stanca di attendere, guardo il bianco intonso della tela. Unica amica stasera. Il suo vuoto verrà colmato da spatole affamate di colore, da dita ansiose di fondersi al colore, e presto il bianco sparirà. Come vorrei che anche il vuoto della mia anima sparisse, colmato dai colori vividi dell’amore vero. Nemmeno attendere ha più significato, ormai. Colore, lacrime, e nulla più.
SENZA VOLTO
A te vorrei scrivere
Del mio amore
Dilagante, come fiume
In piena
A te vorrei mostrare
Il cuore infinito
Dove ha un posto
Ogni tenero pensiero
A te vorrei dire
Quanto amo la vita
E la verità nel cuore
Di chi sa sorridere
A te vorrei dare
Le carezze più dolci
Scaturite da mani
Calde e amorevoli
Ma tu non hai volto,
Amor mio
E se mai ti vedrò
Tremo,
Al pensiero
Di non riconoscerti.
SENZA TITOLO
Tutto sfugge
E ogni pensiero puro si contamina.
Questo è il momento di sbarrare. Ogni porta.
Di serrare gli occhi. Di lasciarsi cadere a terra,
come un sacco di iuta inutile.
Niente consolazione. Troppa stanchezza.
Unica medicina. L’amore.
Quello degli angeli. Quello che profuma di giacinto.
Quello impalpabile che fa sorridere, e anche starnutire,
ridendo.
Nessun altro amore può dissetare
La sete ardente delle mani rapaci
Che graffiano e fagocitano ogni scampolo di cielo.
Luce abbagliante, giallo ocra. Ti chiamo urlando il tuo nome.
Inonda ogni pertugio, e satura ogni indecisione, mia salvezza.
E DOPO
E dopo
Il vuoto che
Strappa
A piccoli morsi
Ogni lustrino.
E subito
Lei, madame solitude
Mi afferra la mano
E sorride
Alle mie preghiere
D’amore.
Come scoglio
Nudo e tremante
Resto.
Tra onde di silenzio
E strascichi di nera spuma
Mentre il sipario
Inesorabile
Serra le palpebre.
VIGILIA
Dio, quante lacrime, quanta nebbia, quanta stanca paura in questa solitudine.
Anche i pensieri rallentano. Annebbiati e assonnati. Raggelati dal terrore. Intorpiditi dal sonno.
Non voglio fermare tutto, ma anche farlo, sì! Far tacere tutti. Ascoltare solo il rumore del vento e di una goccia che cade. Goccia salata, dai miei occhi arrossati. Sul mio pavimento lucidato a specchio.
Domani sarò vostra, domani mi potrete spogliare e deridere. Domani mi darò ancora una volta tutta al mondo. E di me non resterà niente. Solo lacrime asciutte, e un mucchietto di ossa e pelle secca. Che cercherà un posto dove potersi in parte ricomporre, per ricominciare la danza inesorabile degli appuntamenti.
Preda dell’autocommiserazione, solo la routine mi salva, nell’inesorabile scandirsi degli eventi inutili e vuoti che sorreggono come pilastri di cartone questa mia vita funambolica. Amen.
GIORNO FASULLO
Giorno fasullo
Che trascini arazzi sbiaditi
Lungo pareti trasparenti
Al ritmo di stanchi zoccoli
Che scalpitano nel petto
Senza direzione.
Giorno fasullo,
il dolore suona alla mia porta,
devo aprire!
Sgrana le tue ore
e concedimi un nero sonno,
per dimenticare anche il mio nome.
L’UOMO DEI FIOCCHI DI NEVE
Dove sei
Uomo dei fiocchi di neve?
Solo la pace
Conosce il tuo nome
Solo i bianchi cristalli
Vedono la tua casa
Tu solo
Sai il tuo tempo.
Un tempo amico
Di sguardi rivelatori
E parole brevi e pregne
Che gettano ponti
Che mai crolleranno.
Davanti al tuo specchio
Attendi quel tempo
Per tendere le dita,
Oltre il vetro,
Ad incontrare
Le mie.
STRASCICO
Scorre
lo strascico della rabbia
scivolando
sulle assi sconnesse
delle certezze effimere
sulla ghiaia rovente
dei pensieri ossessivi
tra le dita tremanti
che non sanno resisterle.
scorre. e passa.
sa sparire d’un tratto.
disvelando ciò che c’era
che invano
tra le pieghe rosse
si celava
e che ora punge
ancora
a sangue
l’incastro perfetto
della mia vita.
CHE FOSSE AMORE
Che fosse un bacio lento
Vorrei
Quello che mi dai
Con gli occhi
Attraverso un mare di facce
Senza volto
Che fosse una carezza
Di tenera follia
Vorrei
Quella fugace
Nel buio di una sala
Che sa di vecchi film
Che fosse amore vero
Vorrei
Quel filo che sempre
Ci lega, teso
Ma forse troppo
Fragile.
Quel filo che tengo
Ora
Tra le dita,
Spezzato.
SENZA TITOLO
Non le preghiere
che puzzano di solitudine
Non gli occhi fissi
in mute domande
Non le carezze
che si interrogano vili
Non i baci
che implorano risposta
Metterò nel mio cesto, oggi.
Oggi conduco la mia barca
al centro del lago.
E lascio
i remi
lentamente
scivolare
nelle nere voragini
gelate.
Immobile mi ricopro
Di cristalli di brina
E canto odi di sirena
Dimenticata.
TRE QUARTI
Sciocca farfalla
Vestita di nubi
Gira e volteggia
In un vaso impazzita
Conscia oramai
Di esser segnata
Da un fato oltraggioso
Che la dà per finita.
Sente lo sguardo
Di occhi curiosi
Sente l’angoscia
Frenarle le ali
Memore di albe
Di arancio infuocate
Cerca la strada
In un cielo caduto.
Come le ali
Di questa farfalla
Fluttuano i cocci,
Pensieri distratti
Nel lago salato
Sporcato di rosso,
Un rosso corposo
Che sa di sconfitta.
SENZA TITOLO
Oggi è quel giorno in cui la poesia
si posa come morbido cotone nel mio cuore dolente,
per cantargli una ninna nanna silenziosa,
che scorre nelle pagine di carta gialla.
MI SORPRENDI
Mi sorprendi
Con la tua apparente stasi
Che all’improvviso esplode
Silenziosa
Nei disegni pirotecnici notturni
Fai breccia
Nelle aspettative scontate
Scoprendo a poco a poco
Gemme ancora vergini
Dal valore inatteso.
Lentamente
Assaporo
Un tassello dopo l’altro
Rallentando
Una corsa sfrenata
Dal sapore di fuga.
Poche parole
E silenzi pregni
Per spiegarmi il senso
Del ritmo lento
Di una bossa argentina
Sfumata nel pigro indugiare
Della domenica.
Pochi gesti
Per far crollare
I miei muri di dolore.
CINEREA CONFUSIONE
Crisalide
Avviluppata
In grigi filamenti
Di energia mentale
Stantia,
La creatività
È morta!
La speranza,
Congelata!
Nello specchio
Il riflesso del nulla
Più feroce
Gioca a carte
Puntando
E perdendo
Ogni singola certezza.
Qui nessuno
Vince
Finché tutti
Non punteranno
Sulla libertà della luce.
Per ora il fumo
Confonde i contorni,
Con spietata,
Rovente
Morbidezza.
ECCOMI DI NUOVO
eccomi di nuovo a scrivere
di dolore e confusione
di incertezza e nebbia
di recinti spazzati
di muri sfondati
di sentieri perduti
di amori svaniti
di rimpiazzi trovati
poi d’un tratto gettati
eccomi di nuovo ad osservare
immagini speculari appannate
lenzuola umide abbandonate
gesti da sonnambuli diurni
occhi spenti di amanti fasulli
poi stancamente cancellati
eccomi di nuovo a non vivere
il giallo pieno dell’amore sereno
il rumore secco di un passo ardito
il sapore acre delle mani sudate
il profumo nudo della lavanda sul collo
poi inevitabilmente macchiati
oggi siamo chiusi
oggi non pensiamo
oggi la lucidità
è solo una spugna nera
che imbratta
le mie scarpe da sposa
ormai rotte
OLANDA. MUSICA. PIOGGIA. E SOLITUDINE.
<em>Eerste dag/primo giorno</em>
Mi ritrovo dopo mesi sola e lontana. Uno stato a lungo vagheggiato. Ma nella quotidianità sembra quasi impossibile fuggire anche solo due giorni dal mondo, per stare con me. E’ stato necessario comprare un biglietto. Pianificare la fuga. Arrivare allo stremo per riuscire a buttare troppe cose in valigia e salire prima sulla macchina e poi sull’aereo. Ma ce l’ho fatta. Pochi giorni ma miei. Domani fuggiro’ ancora più lontano dove non dovro’ rendere conto a nessuno se non ad una sconosciuta ospite olandese e ai miei sogni. Cosa ci faccio qui? Il richiamo e’ sempre forte. Ma non e’ più quello della famiglia adottiva. Il mio cuore ha già fatto il pieno di amore familiare nella mia terra rocciosa e fredda. E io stessa…. e’ come se riuscissi a nutrire quel vuoto incommensurabile vecchio di quasi due decenni in modo autonomo. Forse ho trovato la ricetta. Quello che mi ha spinto fin qui e’ la voglia di avventura. Di evasione dal si deve. Di ritorno alla spensieratezza di quella studentessa che apprende e che conosce la cultura del posto. Forse spensieratezza che non ho mai avuto del tutto qui in olanda. Riconosco ogni angolo ormai. E amsterdam non fara’ eccezione. Ma questa volta rincorro il sogno della musica. Del poter trovare una nuova strada di ispirazione qui nell’umido freddo olandese. Nell’illusione che qui si dia diverso peso al linguaggio artistico. Ma non e’ tutto oro quello che luccica. Forse me ne tornero’ con lo zaino colmo di delusione. O forse no. Dal momento che cerco di non nutrire aspettative troppo grandi. Vorrei pero’ tornare con la libertà scolpita nel cuore. La libertà di continuare ad esprimermi cosi’ come sono e nonostante tutto. Di chiudere la porta quando sono satura e voglio solo me. Di essere anche dolorosamente fedele a me stessa nell’attimo che fugge.
Distanza. Dal mondo. Tutto. Solo questo Sento. Nel rumore delle ali metalliche. Nei sorrisi attorno al tavolo delle feste. Nell’aria nuova e vecchia di posti lontani ma noti al cuore. Nel mio zaino di sogni. Nel mio viaggio in treno verso la città pulsante. Solo io. E le mille possibilità della vita. Sola, perché il noi qui non esiste. Non ancora.
<em>Tweede dag/secondo giorno</em>
Passi soffocati nella moquette Scale strette da fare a memoria Sapori familiari e come sempre deliziosi nella loro eccessiva abbondanza. Eccomi nel solito posto dove poter trovare le cose ogni volta, sempre li’, come quattordici anni fa. Ma stavolta la voglia di diverso, di nuovo e’ in me. Scappo. Arrivo dove non so. Condivido con facce mai viste. Esploro canali silenziosi e fatati, bagnati qua e la’ dalla fievole luce gialla di timidi lampioni. Poi la vita notturna chiassosa. Non stasera. Stasera e’ solo un tram nella notte che sferraglia. Un’ultima passeggiata solitaria. Un letto in prestito di una rosa spagnola che forse mai vedro’. Vivo la vita dell’Irene ventenne che non ha mai osato. Mai rischiato. Casuale. Non pianificata. Dove le lingue si mescolano in una perfezione totalmente caotica ma perfettamente accordata. Dove i quadri sono sparsi ovunque. Dove si respira arte e bellezza pur nel silenzio dell’assenza. Chiudo gli occhi avvinghiata alla mia coperta. Ultimo baluardo di una sicurezza ormai inutile. Libera di decidere tutto e niente.
<em>Derde dag/terzo giorno</em>
Sembra latte Che gocciola Attraverso le righe Delle veneziane semichiuse
Il risveglio e’ morbido. Lento. Promettente ma pigro. Un’altalena che ritmicamente ma molto lentamente alterna stasi e movimento. Fuori fa freddo. Si vede. Dai rami spogli dell’albero di fronte. Dal vento che sbatte sui vetri impolverati. La colazione aspetta dall’altro lato della strada. Conto lo sbattere di ali nella pace lattiginosa mentre la città condivide il suo sordo brontolio lontano. Tra poco….vado.
Ripercorro strade che i miei piedi già sanno. Non serve guardare la carta. I nomi sulle insegne mi accompagnano verso un lontano Natale e verso una famiglia che non c’e’ più. Ormai solo due su tre restano. E lontani. Ma i ricordi pesano come fosse ieri. E i visi. E gli occhi stretti e sfuggenti. Resta la mia voglia di pane al vapore ripieno di crema gialla e dolce e l’incapacita’ di ordinarlo perche’ non ne ho mai saputo il nome. La cena stasera e’ dolceamara. E le lacrime premono, aiutate dalle emozioni in versi francesi e olandesi assaporate in una biblioteca imponente quanto e più del palazzo della regina Trix.
Ultima notte nel caos di questa citta’ del mondo. Fiumi di folla. Occhi sgranati e sguardi allucinati per le strade. Odori forti dai coffee shop. I canali hanno perduto quella timidezza soave e io fuggo nella pace del mio rifugio in prestito. Il mio spirito rivuole silenzio e spazi aperti. Il mio essere reclama la roccia originaria. Ah….legami potenti della terra!!! Eppure disfo la tela di penelope questa notte. Per rallentare il mio rientro alla vita che corre. Al si deve. All’alterita’. Ora che ci siamo solo io e me. Ora che questo stato mi soddisfa pur nel dolore di qualche istante.
Gusto ogni istante e non temo, se non le catene del possesso.
<em>Vierde dag/quarto giorno</em>
Noia? No. Ma quasi. Apatia forse. Per me equivale a sentirmi riposata. Stasi. Non mi e’ familiare. Ma ne ho bisogno. E silenzio. Quanto bisogno di entrambi? Fermati Irene. Stai. Osserva. Concediti il niente. L’inattivita’. Il vuoto. Vedrai come si riempie. Di bene. E l’amore? L’amore e’ sparito lungo i fianchi della collina. All’improvviso. E’ uscito dalla mia visuale. E qui ora ci sono solo pianure sconfinate interrotte dai pali d’acciaio di moderni mulini a vento. Che succede? Non voglio aggiungere una nuova forma alla mia ghirlanda di carta. No. Eppure ora mi appare come un gesto ineluttabile. La stanchezza pesante mi invade. Le parole scorrono prive di traccia, la puntina del giradischi continua ad incepparsi. La delusione cocente e’ in ogni nota. Manca poco ormai e la mia tela di certo non vuole compiersi. Un ultimo giorno di aria pura, poi di nuovo le catene? E di chi? E di cosa? Anche le domande si accumulano, come la polvere, nell’impalpabile solco del vinile.
<em>Vijfde dag/quinto giorno</em>
Ancora umore cupo. Malessere. Incertezze e confusione. Domani rientro. E rientro col turbo. Cosa temo di quell’atterraggio? Dentro solo domande. Le risposte domani. Forse.
Wat is gebeurd Irene????? Cosa e’ successo???? Resistenze. Steccati invalicabili. Silenzio opprimente. Chiudo male. Chissà…. Wie weet? La mia terra mi chiama. Stavolta casa non e’ ovunque. O almeno non qui.
<em>Sesde dag/sesto giorno</em>
Non so neppure se ho dormito. Gli occhi erano chiusi. Ma la mente….era come un disco che non smetteva di girare a vuoto. Vorticosamente. E i rumori. E il caldo. E l’aria che mancava. E i volti sgraditi dietro le palpebre. Notte agitata. In attesa del risveglio buio. Dell’addio assonnato. Delle ali metalliche del ritorno. Onrustig. Senza tregua. Un finale inaspettatamente stonato. Tagliente. Dal sapore di avocado amaro. Dal colore grigiastro. E gli amici a casa per la prima volta non sollevano l’animo. O forse, spero, non ancora. Gli occhi cercano il sonno. Ora posso chiuderli e fare tabula rasa. Posso. Se voglio.
ALI
Spicco il volo
Forte
Di ali gialle,
Umide di cera pastosa,
Intessute del tuo amore
E della nostra libertà.
Il vuoto
Si affolla di ignote mani
E dita ricurve,
Che afferrano
E imprigionano,
Avide.
Sguscio.
Sfuggo.
Scappo.
Strappo
Ogni appiglio.
Fisso lo sguardo
Nei tuoi pensieri.
Salda nel volo.
Libera nell’abbandono.
Mi fido del non-so
Che tutto avvolge
E mi libro alta nel sole.
Finalmente leggera.
NAVIGHIAMO
Poco a poco
Una pellicola di
Densa
Tempera verde
Allaga ogni spazio
Il corpo,
Nella liquidità
Appagante,
Fluttua
Ogni confine è sciolto.
Ogni pensiero ridondante.
Ogni parola muta.
Solo mani
Si intrecciano,
A sostenersi,
Sul mare di verde,
increspato dal sussurro
di un “ti amo”,
non ancora pronunciato.
Navighiamo, perdendoci.
ENCORE UNE FOIS
Due spiriti
Incrociano il sentiero
<em>Encore une fois</em>
Aggiunta una forma
Alla ghirlanda dei ricordi
<em>Encore une fois</em>
Quale il senso
Dell’accaduto e non vissuto?
<em>Encore une fois</em>
Sguardo puntato
Su nuove emozioni
<em>Encore une fois</em>
Castelli di carte
Che si sgretolano?
<em>Encore et encore…..</em>
Forme stampate a ripetizione
<em>Encore et encore….</em>
Catena di montaggio ricorrente
<em>Encore et encore……</em>
<em>ARRETEZ-VOUS !</em>
Une fois, seule.
Pour nous rendre à l’amour !
PULIZIA
Sgorgano lacrime dorate
Dagli occhi stanchi
Dello spettatore che vede e soffre
I sogni della ballerina
Di tulle rosso e bianco
Si spezzano
In un arabesque di ghiaccio
Nulla più.
Lasciatemi cadere
In un oblio dolce
Ove la corsa dei minuti
Si confonda con la foschia
Densa
Del nuovo mattino.
SENZA TITOLO
Dolce e pastoso
È l’appagamento dell’anima
Che trova il proprio sentiero.
Non chiede altro
Se non camminare
Verso una luce
Ormai
Abbagliante!
L’AMORE CHE HAI DENTRO
È bello l’amore che hai dentro
Che arrossa la pelle
Che pizzica i polpastrelli
Che abbraccia l’universo
Fino a dissolversi nel silenzio.
È dolce e sano
Come una pianta di stevia
È forte e odoroso
Come un tappeto di muschio
È leggero e dorato
Come le ali del macaone.
Timido e silenzioso
Posa un bacio di neve
Sulla mia fronte
Mentre un tremito indaco
Inonda
Ogni spazio vuoto
E sazia la fame antica
Di serena pienezza.
Vorrei poter sentire la tua voce che risuona nel mio corpo per calmare i battiti inarrestabili
Vorrei poterti vedere e sorriderti perché so che i tuoi occhi riderebbero imbarazzati
Vorrei poterti stare vicino, in silenzio, ascoltando il tuo silenzio, annusando il tuo lieve profumo
Vorrei poterti sfiorare con le dita e sciogliermi nelle tue mani forti
Vorrei poter accarezzare i tuoi muscoli tesi, fino a farli scivolare nel silenzio
Vorrei che le mie labbra si avvicinassero alle tue, lievi, per poterti annusare da vicino
Poi non so cos’altro vorrei. Perdermi. Questo sì. Dimenticarmi del mondo.
E avvolgermi in un intimo abbraccio con la tua anima. Due diventano uno.
Ecco cosa vorrei.
FOLGORAZIONE
Bomba.
Esplode
Spazzando via
Ogni blocco
Finalmente liberi
I cavalli dell’es
Galoppano
Trascinandomi,
Tutta
Dentro
Come fuori.
In trasparenza,
Accecante
Chi osa guardare
Il mio fulgore?
Libera
Di ballare
Nella pioggia,
Urlo di gioia.
PERDERSI
Non so più che fare
Quando il cuore corre
E vorrei stringerti
Non so più se chiedere
Le domande scomode
E la verità spigolosa
Mi trovo nella grigia
Palude
Dell’inconsistenza
E dei dubbi
Mai tanta incertezza
Ha vestito i miei gesti.
Cerco il mio faro d’amore
Tra canneti bui
E foschia densa
Ma forse
È solo il momento
Di attendere nell’oscurità.
MIE EMOZIONI
Chiedete ascolto
E negarvelo
Accresce
L’impazienza
Vi osservo
Scorrere come torrenti
Inconsulti
E mi chiedo il perché
Di tanta fretta
Eppure so
Che solo con voi
Tocco le vette dell’arte
Che solo in voi
Vedo i colori giusti
Per la mia tela
Che solo da voi
Ricevo le note
Del mio mantra segreto
E allora a voi,
mie emozioni,
mi dono ora,
in un bagno di vapore
e lacrime e risa,
che lascia gocce
luminescenti
sulla pelle umida,
come piccoli tatuaggi
da trasferire in musica.
STELLE
Lacrime che ridono
Scivolano lungo
Fianchi lattei
Pronti all’amore
Sono gioia e vento
Sono sesso e canto
Canto d’amore,
Sospinta
Dalla voglia di te
E dalle innumerevoli stelle
Di un firmamento interrotto,
Chiedendomi
Se anche questa stella
Si spezzera’ tra le dita
META
Il mio essere gioisce
Nell’appagamento più puro
Perché cio’ che e’ stato dato
Ora e’ reso, adorno
di fulgide collane di fiori
E del nero desiderio dei tuoi occhi
FUOCO
Entro nuda
Nel cerchio di fiammelle
Palpitanti
Avvolta da
Un buio di mani
Soffici
Aspetto.
Il tuo braccio
Forte
Per cingere
Il mio ventre di femminilità.
La tua bocca
Solida
Per mormorare
Sillabe che fanno vibrare la pelle arancio
I tuoi occhi
Sicuri
Per abbracciare
L’immagine della dea voluttuosa che brucia
Poi soffio e l’oscurità ci fa da fresco cuscino….
CONVERSAZIONE
Persa tra parole risonanti
e vibrazioni luminose
Sfoglio il mio dizionario
Nella tua voce.
Magia, eros. Qui ed ora.
È da tempo immemore
Che conosco
Ogni tua lettera.
È da sempre e da mai
che ti ho dentro.
Completamento
Della mia voluttuosa
Divinità.
SEI LUCE
Sei luce
E rischiari
Sei luce
E riscaldi
Sei luce
E mi guardi
E i miei occhi
Ridono di piccoli
Frammenti
Argentei .
Perché
Quando mi guardi
Brillano le mie
Vecchie lacrime
Dolenti,
Per poi evaporare,
Leggere.
Sei luce, la mia.
SENZA TITOLO
E le anime pure
Seppur lontane
Sanno trovarsi
In una cascata
Di fuochi d’artificio
Silenziosi
Siamo qui a condividere.
Emozioni.
CERTI INCONTRI
Restano sospesi
Nella condensa
Dei finestrini
Certi incontri
Recano sensazioni
Tattili mute e
tracce di materia
Indelebile
Certi racconti
Aggiungono bellezza
Alla biblioteca
Selezionata
Di anime pure
Certi sguardi
E certe parole
Lievitano
E nutrono
Fino ad unire
Due pensieri
Godiamo
Dell’incontro perfetto
All’ombra del
Gigantesco
Profilo calcareo
Del destino
CARTAPESTA
Delusa
Mi ritraggo
Nel cieco guscio
Di solitudine,
Pioggia
Di lacrime stanche
Attorno tutto
Inesorabile
Crolla,
Tessere
Del domino
Del destino
Forse per rinascere
Dal fumo di polvere?
Forse per apprendere
Nuovi schemi di gioco?
Forse per forgiare
Armature di diamante?
Attonita sto.
Senza risposta.
Una regina
Il cui regno
Si scioglie
Come cartapesta,
Al calore della fiamma
Arancione.
NO EMOZIONI
Osservo con pietà
Il sangue che filtra
Goccia a goccia
Dal labbro spaccato e dolente
Rincorro
Sciocca
Un aquilone che ormai
È senza filo
E non può essere afferrato
Lo stomaco si stringe
La nausea mi assale
Come un artiglio
Adunco
Che mi afferra alla gola
Il gusto ferrigno
Delle lacrime
Si ferma sulla lingua
Il sale rappreso sulle guance
Gli occhi spenti
Mentre l’anima pesante
Trova a fatica
Gli spazi quotidiani
Il nulla sarebbe
Un sollievo
Il buio mi darebbe
Riposo
Mi spoglierei
Di ogni strato di vita
Getterei tutto a terra
Inonderei di lacrime
L’urna di cenere
E mi lascerei galleggiare
Sul pelo dell’acqua salata
La mente vuota
Il dolore sopito
No emozioni no emozioni no emozioni
No emozioni no emozioni no emozioni
Rinuncio a tutto
Pur di trovare
Uno strappo di cielo stellato
SILENZIO
Il lamento serrato
Dei grilli
Intesse un tappeto
Infinito
Per il corpo
Dolente
I fili
di lana grezza
si annodano
ai miei pensieri
colorando
la pagina bianca
di sfumature leggere
serena
mi lascio baciare
dai raggi lunghi
del pomeriggio assolato
mentre il buio
doloroso
scivola al mio fianco
dove lo posso
semplicemente
guardare
LEGGEREZZA
La testa piena di piume
Che svolazzano lievi
E si posano nel cuore
Per poi essere
Nuovamente scosse
Come i miei pensieri
Che senza peso
Saltellano casuali
Rotolano
Disordinati
E finalmente
Quieti
Galleggiano
Sul pelo dell’acqua.
Sono la barchetta
Che serena
Attende il vento
Per spiegare le vele,
la ciliegia ancora rosea
che solo il sole
farà polposa,
il timido narciso
ancora saldamente
serrato che schiuderà
il suo aroma
inebriante.
Resto lieve
Nella leggerezza dell’attesa
Cullandomi
Nell’unico momento
FREDDO
Batte il cuore
Al vedere il tuo nome
Ma cigola
La porta dell’anima
Perché teme
La gelida indifferenza
Di cui esso
Si veste
Odiami
Colpiscimi
Con il tuo pugno
Graffiami
Con parole d’artiglio
Ma non guardarmi
Come se i tuoi occhi
Si posassero su
Un trasparente nulla
Non so perché
Ma il mio cuore,
Nido di tenero tepore,
Non merita questo freddo
Ghiaccio affilato
Che scotta la pelle
Prego l’universo
Di essere roccia
Per non cadere
Nuovamente
Frantumandomi
Ai tuoi piedi
DIN DON DAN…
È passato
Distruttivo e letale
L’uragano
Dell’emozione
Arando
Di solchi sanguinanti
L’anima
Ed ora
Resta il silenzio
Intontito
Saturo di foschia
Un nulla ovattato
Dove i suoni
Rimbalzano
Dove tutto è
Coperto
Da una pellicola
Protettiva
Qui
Ritrovo
Il contatto
Dondolando
Al suono liquido
Delle campane
Di bronzo
Che lava il dolore
E quieta le grida
Della mente
Non sento
E mi chiedo
Se vivo
Se respiro
In questo nulla
Quando invece è proprio
Questo
Il mio centro Stabile
Dove tornare
Dopo la tempesta
MOLLO
Mollo
Mollo tutto
Mollo il controllo
Mollo gli ormeggi
Mollo il peso del mondo
Mollo l’attesa
Mollo ogni aspettativa
Mollo i muscoli tesi
Mollo i tendini contratti
Mollo le emozioni tese
Mollo la lacrime salate
Mollo la voce urlata
Mollo la rabbia repressa
Mollo il dolore dimenticato
Mollo il cuore al galoppo
Mollo la corazza indurita
Mollo il bisogno di essere apprezzata
Mollo il buco nero che ho dentro
Mollo le redini dei cavalli del piacere
Mollo
Mollo tutto
Ma non mollo
La presa
Sul mio nucleo
Di silenzioso
Indomito
Amore
ECCOMI
Brucia
Il cuore
La superficie
graffiata
sento sale
sulla ferita
E un caldo dolore
Nel petto
Che martellante
Non cede.
La tristezza
Prende a morsi
I pensieri
Li fagocita
Li avvolge
In una rete oleosa
Senza via d’uscita.
Il rifiuto
Pesa
Come un blocco
Di marmo gelido
Che soffoca
Ogni alito di speranza.
L’indifferenza
Ferisce
Con la sua lancia
Appuntita
Laddove il sale continua
A bruciare.
Sono
come la foglia
Caduta dal ramo
Che volteggia nell’aria
Cupa
Sapendo
Che l’attende
Solo il buio tappeto
D’oblio
DESIDERO SENZA AVERE
Il corpo
È un fremito
Di ala di libellula
L’energia
Bollente
Scorre elettrica
Ogni cellula
Pulsa
Girando su sé stessa
I brividi
nella pelle
Come onde irregolari
Il desiderio
Mi agguanta
Mi fa sua
E mi sento schiava
Delle sue mani
Sapienti
Non posso che volere
Mani sulla mia pelle
Arrossata
Baci sulle mie labbra
Dischiuse
Dita tra i miei capelli
Spettinati
Unghie sulla mia schiena
Senza confini
Poi mi fermo
Come superficie liquida immota
Ma so che basta un attimo
Del tuo blu attonito
Per far espandere
Il mio desiderio
Fino quasi al dolore
GIOIA
Oggi la gioia mi danza nel cuore
E gli occhi brillano
Di mille pagliuzze dorate
E ridono
E osservano le cose
Come nuove
Con lo stupore
Della prima volta
Mi sento una bambina
Vestita di bianco
Che corre sulla sabbia
E si bagna i piedi nella
Schiuma salmastra
Qualche piccola conchiglia
Pizzica i suoi piedi nudi
Ma lei ride, incurante
I riccioli neri
Che ondeggiano
Come serpentelli ribelli
Che gioia indicibile
Che sereno sollievo
Nel petto.
Tutto è leggero
Tutto è possibile
Tutto sarà
Come dovrà venire
E così sarà
perfetto
AAA. PRINCIPE AZZURRO CERCASI
Aspetto colui che
con coraggio si avvicinerà
Aspetto colui che
Della passione farà la sua fiera lancia
Aspetto colui che
Con paura si interrogherà
E i suoi mille dubbi
Saprà condividere
Colui che saprà cadere
Sotto il peso delle circostanze
Per rialzarsi dolente
Ma forte perché stringerà la mia mano
Colui che saprà piangere
E ridere
Colui che mi infiammerà
Di desiderio
E colui che accanto a me
Saprà dormire sereno
Colui che vorrà
Camminare con me
Per un pezzettino di strada
Prendendomi la mano
E pur lasciandola a tratti
Saprà come trovarla
Alla cieca
Forse aspetterò invano
Ma nell’attesa
Curerò con amore
E dedizione
il mio giardino
Delle farfalle
SONO TRE DONNE
Sono tre donne
Innamorate
Fragili
Forti
Nel cuore sogni coraggiosi
Tra loro affini i desideri
Stessa lotta
Stesse cadute
Stesse lacrime taglienti
La prima si specchia
in un piccolo lago vulcanico
La superficie calma
Il nucleo che ribolle
Al contatto con
Il magma della passione
La fibra tenace
L’abbraccio come miele
L’altra è riflessa in un fiume
Che scorre
Paziente
Dolcemente fluisce
Materno accoglie
Chi giunge a lui
E dona la sua saggezza
Al mare
Sciogliendosi in un incontro
Dolce e salato
La terza e’ un fresco torrente
D’alta montagna
Che suona argentino
tra rocce appuntite
prorompente e frettoloso
Ride tra gli schizzi
Di una gioia pura
Trascina con forza i guizzi
Argentei
Infonde il coraggio
Di giungere a valle
Sono tre donne
Diverse ma
uguali
Amano sincere
Soffrono amare
Piangono mute
Si rialzano forti
Aspettano
L’amore
A fronte alta
Nuclei di speranza
In un’alba di promesse
NELL’ARIA
Il cuore
È in tumulto
perso
nei tuoi occhi
e nel pensiero di te
Il respiro è corto
I pensieri leggeri
Guizzano
in piccoli refoli d’aria
Scompigliando
I tuoi capelli
Spettinati
Provo sensazioni
Nuove
E vecchie
Dimenticate da tempo
Impolverate
Nel cuore
Sei come il sole
Che entra all’improvviso
E scaccia la polvere e il buio
Portando l’odore di buono
Il profumo dell’aria
Fresca
Dopo il temporale
Confusa
Non posso che
Avvicinarmi
A te
Come il ferro
Al magnete
Facendomi vincere
Da una dolce impotenza
MARE NOSTRUM
Filamenti del destino
Come tentacoli del polpo
Che fluttuano lenti nella luce azzurrina
Immersa nella fluidità
Del processo
Seguo gli eventi
dietro un binocolo
Ma con guizzo
Rapido
riemergo
E mi fondo alla spuma
Delle emozioni
Sbattuta qua e là
Sapendo che
In un istante
Posso tornare
Alla pace sottomarina
Ma che amo i marosi
E il vento forte
Tanto quanto
La calma azzurra del sè
SEI TU
Ti guardo da lontano
Sei tu
Stesso abito
Stessi occhi spaventati
Stessa voce incerta
Eri fuggito, nel cuore un terrore
Che nemmeno tu sapevi ammettere
Paura di me
Di vivere
Di cambiare.
Ed ero rimasta
qui
Tra le lacrime
Prima senza poter capire
Poi fingendo di dimenticare
Poi il tempo, i giorni, i mesi
Ed ora il vento ti ha riportato
E sei sempre lì, incastonato dentro
Dove sei sempre stato
anche se ne ero
A tratti
Ignara.
E la dolce nostalgia è la mia compagna
Perché il mio cuore, chiedendosi perché
Ancora
T’ama
SENZA TITOLO
Guardo
I tasselli della nostra storia
Scorrere
Domandandomi perché
Gli ingranaggi del destino
Abbiano stritolato
Il nostro soffice
Amore
Che sapeva di burro
E farina
SENZA TITOLO
Lotto con i muscoli
Perché fermino la mia mano
Lotto con i miei occhi
Perché guardino oltre
Con il cuore
Che non voli troppo alto
Per non dover cadere e
Infrangersi
Con le labbra
Che si schiudono
In un bacio non dato
Vorrei accedere
Al tuo nucleo
Ma mi sento soltanto
Un elettrone respinto
Dalla forza prorompente
Della tua, della mia paura
Che non si distinguono
E tengono separato ciò che
Per caso
Si e’ trovato
Lotto con la necessita’
Di fare, di assaggiare, di toccare
Subito. Per Paura del tempo.
Della delusione. Di restare
Nuovamente
Sola
Con i cocci di un nuovo sogno
Infranto
SENZA TITOLO
Chiusa dentro una stanza bianca
Urlo senza emettere suono
La paura di essere senza nome
Senza identità
Mi sveglio e mi sento
Cassa di risonanza della tua
Paura
LETTERE LEGGERE
Irene: Cosa si dice di nuovo da quelle parti? Marco: ho deciso di costruire un castello di sabbia per poter scrivere lettere leggere. Irene: E cosa dicono quelle lettere? Marco: Parlano dei sogni mai realizzati, delle speranze che conservo sul fondo del cassetto, delle emozioni inespresse. Irene: E cosa è successo a quelle lettere? Marco: Un passante le ha lette, poi il vento ha soffiato per diversi giorni e diverse notti, e quando sono tornato a vedere il castello di sabbia, ciò che avevo scritto si era modificato. Irene: Davvero? Marco: Sì. All’improvviso ho potuto leggere quello che sarebbe successo se io avessi realizzato i miei sogni, nutrito le mie speranze ed espresso le mie emozioni. Irene: E cosa hai provato? Marco: Ho sentito che la mia vita stava cambiando in quel momento, che il mio cuore si riempiva di speranza e che mi sentivo forte e capace di fare cose nuove e coraggiose. Irene: è una cosa bella quella che mi racconti e dona una goccia di speranza anche al mio cuore ormai seccato dal vento del deserto. Ti ringrazio! Arrivederci a presto!
LUCE
Ardente desiderio
Di luce abbagliante
Di sole muto
Di calma fluida
Fermo l’istante
Nella bolla di luce
Dove tutto è quiete
Le mani roventi d’amore puro
Non più schiava
Del divenire emotivo
Colgo il silenzio vivo
Di presenze inanimate
Mi sento invadere
Dalla luce anelata
Da sempre incastonata
Nel mio essere universo
Disfo la tessitura della rosa
Spargendone i petali
Per farne giaciglio
Di pace odorosa
Sto nell’infinito dell’essere
SILENZIO
Varco il muro
che confina con il silenzio
Scavalco ogni rumore
Grida che graffiano l’aria
Gorgoglio di motori impazziti
Ticchettio martellante di dita nervose
E penetro nel gommoso
Abbraccio del candido nulla sonoro
All’improvviso la coscienza
Si amplifica
Il vuoto si spalanca
Come nera voragine
Dal fondo dorato.
Salto spavalda e impavida,
Trapezista flessuosa
Che si lancia come freccia
Senza rete di protezione
Atterro senza posare i piedi
Accolta dall’ospite
Che riceve ed è ricevuta
E finalmente
Tutto è fermo
Nell’oscillante tepore
Della scintilla primigenia.
Mai così dolce m’è stata
La solitudine
Mai così ho goduto
Del mio nucleo pulsante
IMPRESSIONI DOPO IL CONCERTO
Nella luce soffusa del sole calante
Che bagna il bosco antico di sassi dolenti
Il richiamo nostalgico della fisa
Si confonde con il battito rapido
Del cuore leggero
E di piedi impazienti
Nella danza immobile
Acrobati sospesi nello slancio
Sculture di plastica semoventi
Colonne metalliche che toccano il cielo
Un brontolio lontano che
Saluta i presenti
E poi solo il canto della natura
E della brezza serale…gioia pura…
Un incontro inatteso risveglia
Vibrazioni sopite
Il desiderio rinato, in punta di piedi,
Svolge come gomitolo di lana
Sorrisi e sguardi sul sentiero
Socchiudendo la porta
Al pensiero ardito di baci
E tocchi leggeri
Sulla pelle resta il marchio
Dell’aroma avvolgente
Di un timido abbraccio
Di risate nuove e cose mai dette.
Resto vibrante nell’attesa
Di un non-so-che
Ormai vicino
CAPOLINEA
Amico caro,
Parlarti era come
tornare a casa.
Sostenevi
Ogni mia scelta.
Infondevi coraggio
al mio canto.
Incontravo il tuo sguardo
nelle emozioni in musica.
Avevi un pezzo di me
Nonostante i dubbi
Che avevo voluto
Spazzare via.
Ma i dubbi hanno vinto.
Il legame è spezzato.
Ogni riferimento
Perduto.
L’affetto vaga solitario
Nel cuore
Mentre le lacrime
Lavano il suo cammino
Dolente.
Questo è il prezzo
Dell’amara ma necessaria onestà.
IL SERPENTE È TORNATO
Il serpente è tornato.
Affila la sua lingua
Pronto a svolgere le spire
Per serrarmi nel
Desiderio più puro.
Annuso odori volatili
nella brezza dei ricordi
Assaggio il sapore di te
Sulle labbra ancora intatte
Percepisco i corpi vicini
Nella lontananza del tempo
Seduta sulla riva opposta
Del fiume della vita
Vedo il corpo scosso
Dai fremiti del piacere.
Solcherò presto le acque
Per unirmi a lui, lo so.
Ma la certezza di me
Resterà dall’altra parte
Del fiume
Dove posso tornare
Ad ogni istante.
SENZA TITOLO
Oh amica della sera
Sciogli le mani gonfie
Nel mio grembo di neve
Che’ il mattino ti trovi pronta
Vesti i piedi dolenti
Dei miei calzari alati
Che’ tu possa scoprire
Sempre nuovi mondi
Osservo il tuo tormento
Con gli occhi della chioccia
Che protegge e tutela
Ma non oso
Insegnare al piede
Una via per lui
Non tracciata.
IN PUNTA DI PIEDI
Sei leggero e discreto
Come la prima pioggia autunnale
Che rinfresca le brevi notti
Settembrine
Entri in punta di piedi
Nel mio castello fortificato
Scivolandovi lieve
Come piumino di pioppo
Le tue mani belle
Delicate come un tappeto erboso
Accendono pensieri arditi
Che custodisco gelosa
Nel silenzioso gioire dei fiori di tiglio
Il mio sentire è forte
E fragile al contempo
Ma contenuto,
Come dolce nettare in fondo
Alla coppa del desiderio,
Che scorgi ma che
non vuoi, ancora,
Sorbire.
CANTO DI GUERRA
Oggi ha inizio la guerra.
Trepidante affilo la lama
Medito nel silenzio
Focalizzo l’obiettivo
Non esistono battaglie semplici.
Il dolore e la fatica
Appesantiranno
La mia armatura.
La paura getterà
La sua ombra
Sul cuore
E mi farà dubitare
Del perché lotto.
Se saprò stare
Nel momento
Se saprò essere luce
Anche nel buio
Se saprò vedere
Il mio amore splendere
Se saprò tornare sempre
A casa, nella sicurezza
Della mia essenza
Allora qualunque
Sarà l’esito
Sarò una grande guerriera.
CONFUSA IDENTITÀ
Vago,
Persa nella nebbia
Delle contraddizioni
Umida raminga senza scarpe
Che conosce la strada
Ma non muove un passo
Disegno il mio profilo
Nella polvere
Per fissare
La mia identità
Ma violente pennellate bianche
Cancellano il tratto fumoso
Confondendo le linee
Chi sono? Chiedo al lamento del vento
Dove vado? E interrogo i piedi scalzi.
Non odo nessuna voce
In risposta.
E tremo
Al pensiero di una panchina vuota
In fondo all’attesa
COME IBIS
Il soffio di un alito
Di vento
Riesce a rubare
L’anima leggera
Che danza
Spensierata controluce
È come se nulla
Pesasse
È come se nulla
Contasse
I piedi si radicano
Granitici
Nell’umida terra
E il cuore si libra come ibis
Sopra il canneto,
Denso di luce.
La perfezione dondola
Sull’altalena
Dell’ assoluta incertezza
INCOMPIUTO
Che ne sarà di questo amore piccolo
Appena rinato e già consumato?
Forse tornerà nei ricordi
Proprio da dove è giunto,
Inatteso.
Forse era solo un cerchio
Che doveva essere compiuto
Una parola sospesa
Da pronunciare
Un gesto trattenuto a lungo
E mai mostrato
Resta il gusto amaro
Dell’incompiutezza,
Per me.
Ma non per te.
Altrimenti
Qui
Al mio portone
Ti vedrei, deciso.
Altrimenti
La tua voce
Sul mio cuscino
Sussurrerebbe.
Altrimenti
Le mani affonderesti
Nel blu acrilico
Della mia tela.
BASTA!!
La rabbia attraversa il corpo
Con un tam tam primordiale
Lotto per me sola ormai
Ché ciò che ha da essere sarà
Che i fili arrotolati trovino
Da soli
La strada di casa
Starò ad osservarli
Dopo che avrò urlato nel vento
Le mie ragioni
Dopo che la delusione funerea
Avrà creato chilometri
Di bianco nulla
Basta!!
Non così sciocca
Da restare con
Le mani
Che filtrano
sale di lacrima
Vivo e guerreggio
E costruisco la mia casa
Di solidi mattoni colorati
Di vita.
SEGNALI
Eventi casuali?
Non a caso
I sentieri si incrociano
Non a caso
Agiamo nella vita degli altri
Siamo pedine senza fili
Di una comune coscienza
Riceviamo bonus
Che restano
Inutilizzati
Non cogliamo
Il filo rosso che tutto unisce
Siamo ciechi
Ai miracoli dell’universo
Impegnati a scalare
I gradini della superbia
Mentre l’ascensore
Dell’umiltà
Schizza fra le stelle.
LA NOTTE DI SAN ZUAN
Sono tornata a cercare la luna
dopo i tristi canti d’amore
della notte di San Zuan
ma il cielo stasera, purtroppo,
e’ scudo impenetrabile.
Sospesa come foschia
avvolgo il cuore nella coperta
consunta
della tristezza.
INFINITO
Aspra la costa
Del promontorio
Incontra il mare
Due mondi
Uniti da antiche origini
Accennano un appuntamento
Di sguardi
Le parole sgorgano
E scivolano
Mescolandosi
Al caffè e alle campane
Del duomo
Non c’e’ inizio e
Non c’e’ fine
E siamo li’ a volere
L’eterno minuto
Concentrato
In un raggio di luce densa
Ancora e ancora
Voglio guardare
I tuoi occhi ridere
Perché sanno di me
Ancor prima di te
Altro non voglio
Se non perdermi
Con te
Nell’infinito attimo
CANTO DI STELLE
Voglia di contatto
Stasera,
Della tua voce
Di un tuo cenno.
Perché aspettare?
Come macigno
Incombe
Il rifiuto,
L’incertezza di un inizio
Forse solo mio.
Eccomi dunque
A scrivere al mondo
Cio’ che vorrei
Per te solo
Cantare.
Un canto
Di ciclamino e di ribes
Di seta e di sole
Che sale silenzioso
Nel cielo stellato
Per poi planare
Sulle rive aguzze
Del tuo mare
COME SPUMA DI MARE
Mare
Vento
Sale tra i capelli
Danza il respiro nel petto
Non apro gli occhi
Temo di vederti sparire
Sei una misura perfetta di note
Legate da una armonia unica
Che scandisce il tempo
Del mio battito
Parole, parole
È forse solo questo
Che voglio di te
Oltre alla tua presenza
Silenziosa
Al tuo capo chino
Al mare dorato dei tuoi capelli
Alle mani lievi sui tasti
Solo guardarti
Mi basta
Solo il suono di parole
Gioiose e leggere
Riesce a cullarmi
Nel mio oggi frenetico
Aspettare
Solo questo posso
Fare
E sognarti
E sperare
Che non sia solo
Il sogno
Della mente che inganna
Il mare mi porta a te
Attraverso la roccia tagliente
E in quel mare
Perdo ogni controllo
E mi sciolgo nella spuma
Della speranza
Fino ad incontrare
I tuoi piedi nudi
Ancora e ancora
PASSI
Passi lenti sull’asfalto bagnato
Nell’odore silenzioso di pioggia
Della notte estiva
Passi di amanti a ritmo di tango
Tra i filari muti
Di grappoli acerbi
Passi fieri nella casa sognata
E finalmente tua
Dopo lunghe fatiche
Passi incerti
Di chi da poco cammina
E cade, ridendo e piangendo
Passi che si incontrano
Per un abbraccio affettuoso
Di calda amicizia e intesa
Passi che echeggiano
Sulla riva di un mare vicino
Ma lontano dal cuore
Passi di vita
Su una strada difficile
Ma sempre sorprendente
Mai i miei passi si arresteranno
I piedi procederanno
Uno davanti all’altro
Oltre ogni deviazione
Sul sentiero perfetto
Che mi è stato assegnato
RITORNO AL FORTE
Dalla fortezza
Scivola la strada
Nell’incertezza del domani
Tra le fronde oscure
Del sogno incompiuto
E l’attesa di quel
Non-so-che
Che…forse tarda ad arrivare?
Echeggiano le voci,
Punti interrogativi
Sparsi
Come indizi
Di una caccia al tesoro
Dimenticata
Le lacrime premono
Ansiose
Di compiere la loro corsa
Ma l’immobilita’ vince
In ogni rintocco di campana
LA MIA ATTESA
L’attesa scotta
Come sabbia tra le dita
L’attesa brulica
Di piccoli insetti rossi
L’attesa ostenta
La sicurezza dell’eroe
L’attesa nasconde
Le incertezze sotto le scarpe
L’attesa è rossetto
Passato di nascosto sulle labbra
E’ un vestito pronto da giorni
Per essere indossato
E’ il filo di speranza sottile,
Come la pioggia
Che rinfresca
Il mio trepidante
Fermento
IL MIO FIORE
I sogni si accavallano
Rotolano uno sull’altro
Si confondono come
Immagini trasparenti
Dello stesso fiore
Stretta nell’immobile
Paura di vivere
L’allodola freme
Senza sapere
Ma lascia scorrere
Lunghi inverni solitari
Rinunciando
Al calore dell’estate
Instancabile
La rondine vola
E ricerca nuovi tetti
Per il suo nido
Ora qua, ora là
Temendo che il tempo
Le manchi
Per costruire la nuova
Famiglia
Non voglio essere allodola
Né rondine
Voglio guardare
Il mio destino
Negli occhi
E riconoscere il contorno
Definito
Del mio fiore
PARTENZA
Mi fido a metà
Ma il cuore freme
Per amare
E schiocca rapido le dita
Al pensiero di ritrovarti
Chissà se il tuo
Si aprirà all’amore
Se saprai donare
E goderne
Abbandonato fra le mie
Braccia
Ora parti
E porti
Me
Con te
Come profumo sulla pelle
Come un segno che non si cancella
Come immagine che appare ad occhi chiusi
Come certezza di presenza interiore
Parti e lasci domande
A cui hai forse già risposto
DOMENICA, ORE 20.00
Rientro sola
Al punto di partenza
Senza il coraggio
Di abbandonare
L’ultimo oggetto
Che mi lega
Al mondo esterno
Aspetto
Immobile
Lasciando che entri
Dal finestrino aperto
L’aria carica di pioggia caduta
E frinire di grilli
E note festose
Aspetto
Che il coraggio guidi
I miei passi
Nell’ascesa verso
Il mio nucleo solitario
Che stasera ho scelto
So
Che la malinconia
Mangera’ al mio tavolo
Stasera
E che le lacrime
Avranno il sapore
Di un avocado amaro
Ma accolgo il silenzio
Spezzato dai rintocchi amici
Con il coraggio folle
Di una visione audace
Di luce splendente
IL RIPOSO DEL GUERRIERO FERITO
E se stessi sbagliando?
Perché non posso saperlo ora?
Perché la tessitura del mio processo
Non può disvelarsi prima del futuro?
Ho la testa che pulsa di domande
Senza risposta.
Sono spossata, disillusa.
Stanca di lottare.
Io, la guerriera, la valchiria, ho deposto
Lo scudo e la spada.
Arriva il giorno in cui
È necessario ritirarsi
In solitudine e meditazione.
In cui la debolezza sotto l’armatura
Si mostra nella sua interezza
E ci sommerge
Facendoci sentire profondamente
Inadeguati.
Sono stanca di cercare e restare
Ferita
Ma non riesco a fermarmi.
Prego l’universo di darmi
La forza
Di stare nella stasi.
Di curare solo il mio
Giardino delle farfalle.
Di non essere rondine,
senza essere allodola.
Vorrei solo immergermi nella luce
Dell’amore e restarci.
Posso farlo. È dentro di me.
È sempre lì per me.
Non c’è nulla da cercare fuori, mi dico.
Che sia solo la mente
Che mi spinge verso l’altro,
verso la ricerca frenetica dell’amore?
Sento che è un mio bisogno intrinseco
Che non mi fa accontentare
Dell’amore meraviglioso che ho dentro.
Forse tra qualche tempo
Come per altre cose capite a distanza
Di tempo
Capirò con estrema chiarezza
Il perché
Di tutto questo.
Ora resto con le mie domande,
il mio tormento. I muscoli stanchi
del guerriero che ha lottato
e perso la sua battaglia.
Rientro all’accampamento.
Curo le ferite. Riposo. Medito. Sto.
SENZA TITOLO
La musica è la mia droga.
L’altra è l’amore.
E l’universo mi ha donato
Una finestra con vista panoramica
Su entrambi.
RITORNO A CASA
Le pareti di roccia mi guardano
sporgendosi curiose
mentre attraverso la cattedrale
sospesa sull’Adige,
Quasi ad accogliermi
Con familiare cenno
in questa terra dura
Ma pulsante.
Come in un tempio muto
riscopro le antiche radici
e saluto le montagne
della cui roccia e’ fatta la mia armatura,
E le mele rosse quasi mature
Dolci e polpose
Nel cui succo si bagna il mio nucleo.
Sono al punto di partenza.
IMMOBILI EMOZIONI
I muscoli percorsi
Da onde d’energia
Non sanno più
Contrarsi
E abbandonano il corpo
Su un letto di emozioni,
Impotente.Paure,
Pensieri,
Parole
Fluiscono con l’energia emotiva
Senza fermarsi
Seppur fissi in questa
Immobilità senza tempo.
E il cuore…. Il cuore
Si e’ ormai sciolto
Nell’impasto emozionale.
Fuori controllo
Aspetta, contando le ore,
Il momento in cui potrà
Risuonare sul tuo.
La mente tenta invano
Di capire
Frenare
Predicare
Ma si perde nel vento.
Ricerco il mio centro
Per cogliere
La segreta tonalità
Del mio desiderio.
Non voglio confondere
Nella luce incerta del crepuscolo
I segni profondi del
Mio Sentiero.
Forse un giorno,
voltandomi,
Scorgero’
I segni dei tuoi
Passi
Accanto ai miei
E sentiro’ la tua mano
Che cinge il mio fianco
DIARIO DI UNA VACANZA SOLITARIA
<em>14 agosto</em>
Il mare e’ meraviglioso. Aspetto che il rumore delle onde rimanga l’unico suono udibile mentre il sole pomeridiano cala lentamente oltre la penisola, baciando il lato a me ignoto. Forse domani andro’ a scoprirlo. Forse no. Il mio coraggio di cose nuove e’ come un tubetto di dentifricio quasi finito. Ma forse decidero’ di spremerlo bene e di cercare nuovi luoghi silenziosi nella confusione del ferragosto. Stasera restero’ a lungo nella pineta. Ad ascoltare le onde ed i grilli. Il mare di pomeriggio e’ la carezza del sole sulle onde fresche. E’ il momento più bello.
Prendimi per mano sirena delle onde
Portami dolcemente oltre quel mare che
Scorge il mio sguardo
Su un promontorio
Dove il tempo non esiste
Dove posso immergermi
Nell’assoluta bellezza
E nel silenzio del momento
Eterno
Il meriggiare e’ pigro
E ha il rumore delle onde
Che si accalcano contro le rocce
Tormentate
Ha il sapore del sale
Che chiazza irregolare la pelle,
Come farina.
Ha l’odore della resina ricca
E degli aghi di pino
È il ricordo di stagioni passate
E il rimpianto di un abbandono,
Mai vissuto,
Che con dolce insistenza
Sbatte contro la riva
Della mia anima.
La solitudine
Siede a un tavolo
Con la tovaglia a scacchi
Bianchi e rossi.
Beve da un calice
Acqua di fonte
Osserva con distacco
Gli sguardi persi
Nel vuoto
Di chi ha poco
Da dirsi
Accarezza amorevole
I gesti di un bimbo
Che gioca intento
Accompagna
Pacata
Il mio lento desinare
<em>15 agosto</em>
Non ho mai visto premantura cosi’ affollata. Cosi’ ho deciso di scegliere un pezzo di scoglio inspitale e battuto dal vento e da onde arrabbiate, disturbate dai motoscafi dei cosiddetti sportivi. Unica compagnia qualche silenzioso bagnante nudista. Il sole e’ abbacinante. Non c’e’ riparo dai suoi raggi bollenti come ferro liquefatto. Dietro di me la pineta aspetta, pronta ad accogliermi in un riposo ristoratore. Stamattina allo specchio ho visto un viso disteso. Sereno. Il mio sonno e’ stato lungo e dolce. Mi sento come se ogni parte del mio corpo fosse stata forgiata con questa terra rossa e ricca, con questa roccia aguzza e grigia, con questo mare freddo e trasparente. Mi sento tutt’uno con questo posto e mi lascio risucchiare dalla corrente nel suo nucleo.
Ecco l’oleandro fucsia
Si staglia contro il crepuscolo
Mentre le vecchie canzoni
Si diffondono stanche
Coprendo il tintinnio
Di molteplici cene.
Si accendono le luci
Le risate crescono
Ma nel mio cuore
Silenzio
Calma
Come mare piatto.
Dov’e’ quell’amore
Che rincorro senza posa?
Aspetto la luna,
E una risposta.
Stasera la mia cena era una tovaglia a scacchi arancioni e salmone. Mi sono viziata. Pesce. Ora il gelato di un gelataio dongiovanni. Una sigaretta. Due passi per guardare la gente e il paese dalle strade strette e dalle case addossate l’una all’altra. Il turismo lo ha invaso. Ma i miei occhi vedono oltre il fiume umano e si posano sulle pietre consunte del campanile, per riposare un attimo e cercare il loro silenzio, che mi parla.
<em>16 agosto</em>
Il vento. Vento dell’est. Fresco, quasi freddo per me che sto all’ombra della pineta. Vento ingannatore che attenua il calore dei raggi. Vento purificatore che scaccia le nubi e riporta il sereno. Vento saggio che porta via il superfluo. Ciò che resta sono solo le colonne della vita e noi nudi, davanti alla verità, non possiamo più nasconderci.
Sto per lasciare queste fronde profumate di resina, questo scorcio amato del porticciolo, questo mare perfetto. So che inevitabilmente tornerò perché questo luogo mi aspetta. Ma questa volta c’eravamo solo noi, e ci siamo sentiti profondamente. Arrivederci Premantura, tornerò presto!
Passata a Parenzo per un’iniezione di mosaici nella basilica eufrasiana. Capossela mi accompagna nell’infinito serpente di macchine. Incredibile come i suoi versi siano evocatori di ricordi tristi e lieti e anche mai vissuti.
Finisco il mio viaggio solitario con un senso di familiarità’ e dolcezza. E’ stato (forse inaspettatamente?) bello stare in compagnia della persona più’ importante della mia vita.
In effetti si puo’ essere a casa ovunque.
ADIEU!
Il ricordo brucia
Nella ferita
Ancora non chiusa
La testa
Gira
Come instancabile
Ballerina
Mentre le tue parole
Acuminate
Fluttuano
Nel silenzio
Assordante
Dell’assenza
Voglio solo
Richiudere
Il grande libro
Della memoria
E tornare
All’inconsistente vuoto
Di bianco cotone
In cui ero immersa
Adieu!
FINE E INIZIO
Le lettere di cemento gelido
Non hanno saputo
Cancellare
La bellezza
La perfezione
E l’unico coinvolgimento
Del tempo
Che fu nostro
Ora colleziono incontri
Come ghirlande
di omini di carta
trafitti dallo spago
E addossati
In un’unica forma
Lentamente
il tuo volto svanirà
dal quaderno
del cuore
piano piano
lasciando fra le righe
bianche
tracce di zucchero
amaro
voglio essere
di nuovo
vestita di nuvole
baciata da gialle labbra
per volare con ali
impastate di cera
e di vero amore
PIOGGIA
Pioggia che scende
Con rumore amico
Tutt’uno con
Il respiro
Pioggia che sbatte
Decisa e costante
Sugli abbaini trasparenti
Del cuore
Mi sento sicura
Avvolta nella tenda
Bagnata
Che circonda i muri alti.
Il cuore colmo
Di silenziosa liquidita’
Passeggia
Tra una pozzanghera e l’altra
Saltellando
Tra schizzi di gioia e fango.
La quiete riposa
Sul cuscino
Intessuto di pioggia
OCCHI
Occhi bordati da ciglia di velluto
Occhi che ridono di mille pagliuzze
Occhi che si perdono nel nero baratro della voluttà
Occhi chiusi che annegano nel sapore di baci immemori
Occhi tristi se colpiti repentinamente nella loro fragilità
Occhi….i tuoi. E io tremo di desiderio.
CONDIVISIONE
Chiuse le strade delle parole?
Forse la gioia rende muti?
O forse è solo la coscienza
Che fa assaporare ogni istante
Vissuto come l’ultimo fiato
Di una strada in salita
Fra timidi fiori di montagna
E morbido silenzio?
Divido l’anima in mille
Frammenti brillanti
Da lanciare in aria
Perché ciascuno
Ne raccolga
Uno.
NUOVE STAGIONI
Il tuo dolore
Trafigge i pensieri
Pesa sul respiro
Scivolando
Come lacrima non versataPerché accettare?
Perché non urlare
L’ingiustizia
Al cielo plumbeo
Che piange indifferente?
Perché tutto ha
Inizio
e
Fine.
La nuova stagione è carica
Del tempo della propria morte.
Lascia che i tuoi occhi
Umidi
Si volgano
Verso orizzonti vergini
Con il coraggio
Di nuova vita,
Le mie mani calde
Posate
Sul tuo cuore.
CARPE DIEM
Sono sabbia
Carezzata
Da dita di onde
Orlate di bianco merletto
Sono mare
Abbracciato
Dall’occhio avido
Di eterni fuggiaschi
Sono fili d’erba
Calpestati
Da piccoli piedi liberi
Che giocano rotolando
Sono pura energia
Assorbita
Da corpi esausti
Che ritrovano un perché
Afferrami! Stringimi!
Per non perdere
Il tempo del cambiamento
LA MIA RABBIA
Ulula tra porte
Che sbattono
E piatti che si
Frantumano
Contro muri di
Risentimento
La mia rabbia.
Prorompe in grida
Che rimbalzano
Su giostre impazzite
E scaraventano
Buonsenso
Oltre il parapetto
Dell’autocontrollo
La mia rabbia.
La osservo,
Fluido che riempie
I tortuosi alambicchi
Pensanti.
So che
In un dato attimo
Evaporerà
In una nube nerastra,
Perdendosi
Tra gli alti cipressi.
ISOLAMENTO
Tra lacrime
E polvere
Affannata sollevo
Il ponte levatoio
Dell’anima
Mai come oggi
Comprendo
Che il dolore
Mi ha reso
Faro solitario
E che ci sono
Palizzate
Invalicabili
Per chi non conosce
L’amarezza
Circola nelle vene
Ammorbando
I fluidi vitali
Ma
Mi guardo
Mi ascolto
E so chi sono
E mi basta
FRAGILE
Fragile
Basta un tocco
Per spezzare
Il guscio vitreo
Delle certezze
Denudando
L’immensa fragilità
Del nucleo
Basta una mano
Per raccogliere
I frantumi dolenti
Delle paure
Ricucendo
L’indomita forza
Della valchiria
Siamo persi
Nella spirale misteriosa
Della vita
Per ritrovarci
Unicamente
Uomini
TI SCRIVO…
Sei inaspettata
Come ali di farfalla
Che solleticano il nasoProrompente
Come onde sulle rocce
Nelle notti rabbiose
Morbida
Come la nuova pelle
Guarita dal tormento del fuoco
Ma
Troppo dolore
Vedo brillare nel
baratro scuro
dei tuoi occhi
E
troppa rincorsa
Di amore e sensi
Vedo evaporare dalla
Buccia
Del tuo desiderio
Non posso rischiare
di perdermi
nell’abisso
del tuo amore
VUOTO
Riempio
Il vuoto
Insaziabile
E so
Che è non-fine
Nutrimento
Apparenza
Amore
Tutto sparisce
Ingurgitato
Ciò che resta
È ancora lui
Nemico invisibile
Specchio riflettente
Compagno costante
Baratro infinito
E ancora mi
Perdo
Tra i suoi umidi gradini
Foderati di muschio
E lacrime.
RAGNATELA
Al centro
Di una fitta rete
Di raggi di energia,
Ragno della coscienza,
Diffondo luce
E suono
Spengo
Il divenire
E mi adagio
Nella tenue alcova
Del tutto
Né domande
Né risposte
Solo pace
Sgocciolante
INNOMINATA
Arranco
Su un ponte infinito
Coperto di neve
E sangue
E scarpe troppo grandi
Incespicano
Su assi
Di legno insensibile.
La bufera rabbiosa
Cela il destino
E i cristalli acuminati
Feriscono
Un cuore ormai
Trasudante
Dolore.
Persa, vago.
Solo nulla bianco.
DI NUOVO
Sei di nuovo
Ovunque
Come il sole che allaga
La stanza
Chiusa di sogni
Sei la mano
Che alza d’improvviso
Il lenzuolo bianco
Dell’oblio
E soffia essenze
Cancellate ma incancellabili
Come posso scalzare
La pietra lucente
Dall’incastonatura?
Forse fuggo, forse sogno
Ma confusa, attendo.
DOMANDE
Sembra
Che la verità
Bruci come
Olio bollente
Sembra
Che la trasparenza
Sia una strega
Da cancellare sul rogo
Sembra
Che la forza d’animo
Graffi arcigna
Anime troppo sensibili.
Ma non è forse
Il coraggio
Che è scomparso
Davanti ad un muro
Di mantelli ululanti
Color grigiofumo?
NOTTE SILENTE
Il peso del silenzio dilatato
Opprime il respiro
E schiaccia i muscoli,
Stancamente all’erta.
Intesso filamenti
Di pensieri foschi
Senza saper cogliere
Il senso ultimo e saggio
Di questa solitaria tenzone.
NEL TUTTO
Infinite ragnatele
Tessono trame
D’unione
Tra palpiti di
Quarzo e opaleCuori diversi
Rintoccano all’unisono,
Un’unica linea scarlatta
A scioglierli
Assieme
Poche lucciole di coscienza
Che ammiccano
Nel buio immenso
Del disordine….
Stille di coraggio!
Pensieri e parole
QUEL CHE RESTA
Lei abbarbicata all’amore
Ogni cellula viva e pulsante
Ogni goccia di questa passione
Se la beve seduta stante
Lui con il sogno in testa
L’armatura sul cuore
Vuole solo parole e tempo
Per credere all’amore
Lei azione emozione pianto
Lui sogni parole schianto
Una corda di note li unirà.
Forse per un giorno,
Forse per l’eternità.
E quel che resta è ancora
AMORE,
lasciatecelo almeno per un’ora!
ALZA LA GONNA
Alzi la gonna
Sulle cosce sode
Per correre libera.
Per far passare l’aria
Di una vita immobile.
Perché i piedi ballino
Anche se la pioggia schizza.
Alzi la gonna
Per scoprire
Un desiderio antico,
Un serpente scolpito
Nella distanza tra la roccia
E l’azzurro dello sguardo.
Alza la gonna.
Che aspetti?
In un alito di sogno
Tutto finisce, bambina.
Che’ tu non rimanga
Con le pieghe degli anni
Incollate
Fra le dita.
PROSPETTIVE AD ALI SPIEGATE
C’era ancora tanto da dire
Ma la bocca
Mi si era seccata di fango.
E le crepe asciutte come mille rughe
Percorrevano un viso gonfio
Del rancore che punge.
Una guaina per salvarmi
Dal disconosciuto.
C’era tanto da dire
E stavo zitta.
In bocca ancora il fango deluso
Di chi ha creduto
E poi, ceduto.
Ma ora sputo il fango:
sa di muffa e parole stantie.
Sciacquo l’anima nella lavanda silenziosa.
Ricomincio a respirare il buono.
Prospettive ad ali spiegate.
POST-IT
Strappi di anima
In questi giorni stanchi.
E le parole le appiccico
Come post-it per dirtele.
Ma poi le stacco. E le mastico.
Con la rabbia di un rifiuto
Inspiegabile.
“Mi manchi”
Ultimo post-it
Scollato.
LIBERTÀ
Le mie mani e i miei piedi non si lasciano scrivere
Dal tuo desiderio di controllo.
I miei capelli volano brucianti di libertà.
Mi scruti per capire.
Ma vedi solo un vuoto involucro.
Io sono ormai
Altrove.
ARRIVERA’
Arriverà il tempo delle ali
Che varcano cancelli di ferro.
Arriverà il tempo dei sogni
Che creano la realtà.
Arriverà il tempo della vita
Da respirare e mangiare lentamente.
Quel tempo è già nei miei occhi.
Già lo vivo.
Il resto…dettagli da ufficio.
ROMEO
E torno a scrivere
Al mio Romeo immaginario.
Giulietta senza crinoline.
Senza sogni a lieto fine.
Un’emozione mi basta
Per questo cuore sonnolento.
Sveglialo a scossoni, Romeo.
E poi un fiore e una parola giusta.
Per farmi bruciare. Ancora.
Prendimi e potrai andartene.
Lasciarmi consumare di nostalgia.
Romeo.
Mi sento viva. Anche sola.
PIOVE
E l’impotenza
Ci paralizza,
Sotto una pioggia
Che sa quasi di sangue.
Piccoli di fronte alla natura offesa.
Spazzati via come margherite trasparenti.
Ci restano fede e volontà.
Conficcate
nelle unghie sporche di fango.
SASSI
Pilastri
Che affondano nella terra.
Per le mie gambe impaurite.
Per il cuore greve di sassi.
Sassi di un fiume che viola.
Ed io, persa,
Piango sassi di lacrime.
Già asciutte.
A CASA
Ho scritto di te.
E così ho scritto di me.
Della sicurezza.
Della pioggia sul tetto.
Del silenzio profumato.
Di quanto amo te e me.
Insieme.
Di quanto tu sei me
E il tesoro del mio tempo
Sospeso.
Ti ricorderò così.
Ora che la libertà è violata.
Che l’intimità è rotta.
Che è giunta l’ora di dividerci.
Perché entrambe
Possiamo assumere nuove forme.
SPERARE SENZA DISPERARE
E intanto devo mettere qui
Il mio dolore.
Che preme e chiede il passo.
La delusione dell’aspettativa.
Ancora cerco affannosa
La strada. Buio cieco.
Solo le mie mani mi aiutano.
Mani di speranza.
Mani che lavoreranno il futuro
Come plastilina.
Rialziamoci.
C’è del lavoro da fare.
NOTE D’UFFICIO
Costruisco di amari mattoni
Il recinto del distacco.
Per arginare:
– Fughe di gioia estrema
– Una bambina che sa ancora giocare
– Attacchi di creatività compulsiva
– I cocci delle maschere ormai smesse
– La lingua tagliente della verità.
Nel girone infernale di polvere e carta
L’unica musica è il tic-tac dei tasti furibondi.
Non vi appartengo.
NON SCRIVO PIÙ’ D’AMORE
Non scrivo più d’amore
Amor mio.
Perché l’universo
Ha dato voce al mio richiamo.
Ed ha intessuto
Di libertà e rispetto
Ogni mia fibra.
Perché ha spento l’ossessione
E reso la solitudine amica.
Non scrivo più d’amore
Amor mio.
Perché, distratta dal vento dell’arte,
L’ho seguito fino a te.
E nel bello
ci siamo incontrati.
E amati.
Scrivo ancora d’amore
Amor mio.
Ma in silenzio.
Perché questo amore,
Lo vivo.
SENZA TITOLO
Perché
contenermi,
etichettarmi,
incanalarmi?
sono lava rovente
che si raffredda, se serve.
ma la vita che scorre in me
non si spegne,
il mio entusiasmo trabocca.
danzo bambina sotto il sole e la pioggia.
rido fino alle lacrime libera da costrizioni.
sopra ogni sofferenza e dolore.
che esistono e feriscono.
ma la gioia è più grande
AMORE È
Amore è
Che esisti solo tu
Che gli altri sono manichini trasparenti
Che ogni voce è la tua
Che sei in ogni minuto del tempo
Solo tu, sopra tutto.
Non voglio niente di meno.
E so che non chiedo troppo.
SENZA TITOLO
Ci brillano gli occhi.
Tremo nel dirlo,
Al buio.
Taccio e proteggo
Magie e nuove alchimie.
E il mio corpo bruciante
Alimenta la nostra luce.
E il tuo silenzio di velluto
Adorna il nostro amore,
Color lavanda.
MOSTRATI
Mostrati
Senza maschera
Mio cavaliere!
Solo
L’autenticità dei tuoi gesti
La fermezza delle tue idee
L’indipendenza del tuo spirito
Sapranno farmi tua.
Vano è il tentativo
Di nascondersi e compiacere.
Perché la verità vince, sempre.
E il coraggio si nasconde
Dietro trame
Di fragile
Roccia
Calcarea.
CERTI DONI
Certi doni
Giungono inattesi.
Pacchetti del destino.
Quando la speranza
È in riserva.
Quando l’occhio
Guarda altrove
Stanco di attendere.
Allora suonano
Alla porta,timidi.
E prorompono
Fiumi in tumulto.
Albeggia,
Sulle nostre mani
Intrecciate.
DIMMI IL TUO NOME
Sei
Il silenzio pieno
Che ho sempre voluto
Accanto.
La parola nascosta
Che entra nelle pieghe
Della mia ritrosia.
Il velluto di una voce
Che sussurra
Per non spezzare magie.
L’anello di congiunzione
Tra la mia aria
E la tua terra.
Lo specchio implacabile
Nel quale vedere
Le mie ombre, e amarle.
La mano coraggiosa
Che temevo tardasse
Troppo
A farmi sua.
Dimmi il tuo nome.
Forse sara’ infine
La chiave della mia anima.
DICI CHE C’E’ ANCORA TEMPO
Dici che c’e’ ancora tempo
amore
Per conoscerci e perderci
In fondo a un sentiero di polvere e baci?
Dici che c’e’ ancora tempo
amore
Per affondare gli occhi nella pelle
E lasciar parlare i silenzi pregni?
Dici che c’e’ ancora tempo
amore
Per una casa di saldi mattoni
Dove maschere e falsari sono banditi?
Dici che c’e’ sempre tempo
amore
Per l’Amore?
Quello di cui sai da sempre. Quello che non sprecheresti mai.
Il tempo divora i miei riccioli neri.
E il mio cuore batte sempre
Più lesto.
FIUME ROSSO
Stasera ho urlato il tuo nome
In mezzo al fiume rosso.
E tu eri li’, muto.
Ad accendere fuochi.
A guardarmi lento.
Mentre le fiamme mangiavano
La mia pelle riarsa.
E i tuoi occhi erano le fiamme.
E la mia pelle e’ diventata fiume.
E il tuo nome l’eco del mio desiderio.
Non mi sono mai spenta
In mezzo al fiume rosso.
Solo trasformata.
URGENZA
Nemmeno l’aria
Passerà
Tra i nostri corpi.
Stretti.
Abbarbicati .
L’uno all’altro.
Come se nessun altro modo
Di esistere
Fosse possibile.
LA PELLE
La pelle cerca
i baci del sole
Il tocco del vento
Si spoglia di ogni indumento.
Veloce. Prima che il tempo
La eroda.
Pronta per l’amore rapido.
Bruciante. Necessario. Pratico.
Eppure.
Le labbra del sole e il morso del vento
Pungono come un tormento.
Perché già troppo la pelle
E’ rimasta in gabbia.
Lontana dalle tue mani
Avide. Sapienti.
Belle.
FAMIGLIA
Ho conosciuto l’amore del clan.
La gioia del fare tanto in tanti.
La confusione adorabile degli incontri.
L’infanzia affollata dei pomeriggi estivi.
I mille regali sotto l’albero per i mille cugini.
Ho conosciuto lo strazio della famiglia interrotta.
Del dolore improvviso.
Delle guerre intestine.
Dell’odio tra fratelli.
Della perdita.
Della solitudine.
Ma nessuno e nulla cancelleranno i ricordi. E i luoghi del cuore.
E ciò che per me e’ famiglia.
PAZZE REITERAZIONI
Le cose che finiscono
Lasciano sbavature
Appiccicose, lente a sbiadire.
Per lavarle,
Raschio il tessuto del cuore.
Mappa di rosse cicatrici.
Su cui traccio nuovi percorsi.
Pazze reiterazioni.
SCADENZE
È tempo di mogli.
Non di amanti.
È tempo di cose fatte a modo.
Non di lenzuola lacere di desiderio.
È tempo di sorrisi infiocchettati e di coscienze immacolate.
Non di baci strappati a morsi e colpe soffocate da grida di piacere.
È tempo di sopravvivere nascosti.
Non di vivere la verità urlante dell’essere.
Ormai quel tempo è scaduto.
STELLA
non un falena
che muoia nella luce
della mia stella
ma un’altra stella
luminosa
che mi aiuti a brillare
FUGA
Fuggi
Dal mio dolore allo specchio.
Mi speravi leggera.
Ma ricamo piombo
E fuliggine
Con filo di cioccolato bianco
E sudore solidificato
Dall’attesa.
Una voce
Bambina
Ripete identico
L’amore
La realtà
Adulta
Stronca ogni palpito
Di illuse ali
Ramingo il cuore. In sospeso.
“Nonpossosmetteredibattere”. Dice.
SIAMO
Mescoliamo sangue sputo spavento
Nella giostra impazzita del nostro amore
Pronti ad essere scaraventati
Nell’ignoto
Di un dolore inevitabile,
di una passione ineffabile,
di un nodo ormai inscindibile.
Noi siamo, oltre ogni tempo.
ADIEU
Non hanno più quel sapore
Di rose e nebbia
I tuoi occhi.
Li hai velati di distanza.
I capelli al vento
Odorano della polvere
Di un rosso sipario di velluto stanco.
Non li potrò pettinare di baci.
Nostalgia. Encore une fois.
Di cose mai state.
Che si sgretolano prima di essere.
HO CANTATO
Ho cantato col tuo sguardo addosso
Stasera.
E mi facevi sentire bella.
Ho respirato col tuo respiro tra i capelli
Stasera.
E mi pettinavi con dolcezza.
Ho dormito con le tue mani nelle mie
Stasera.
E non voglio più lasciarle.
Sei presente. In questa assenza
Dai contorni pronti a sfumare
In un unico tratto.
Aspetto domani.
SPAZI
Mi insegni gli ampi spazi
Nel tuo girovagare
Tra parole e silenzi.
Distanze che piano
Si fanno piccole increspature.
L’occhio poco allenato
D’un tratto libero
Di spaziare osserva
Un mondo che prende forma.
E non basta quasi
Per tutto ciò che ci aspetta.
VOLUTE
Qui stelle. Cielo. E vento.
E il silenzio di inespressi amanti.
Che schiavi dell’assenza
Non sanno usare il prezioso tempo
Della parola viva.
E tu. Dove nascondi le tue frecce
Pungenti, amor mio?
Le hai riposte nella custodia
Timide, insieme al tuo archetto di seta.
E restiamo qui.
Tra stelle. Cielo. E vento.
A contemplare le lente volute
Del fumo del nostro amore
Mai stato.
Dormi!
Che e’ già mattino.
CENERE
Spento è l’incendio improvviso.
Alimentato prima dal vento delle idee
E poi dal legno dei sensi.
Tutto ha travolto.
E poi
Ogni scintilla si è arresa.
Cenere,
resta.
Buona per la terra. Ma fredda.
LEI, LUPO
Nel bosco, mi faccio preda.
Dalla montagna
Scendi, curioso.
Nel chiarore mi dipingi.
Annusi. Indaghi.
Passi oltre.
Resta un giaciglio intonso.
E una preda nell’oscurità.
NODI
Pettinando i lunghi capelli del tempo
La spazzola incontra un nodo inestricabile.
Incespico. Mi graffio. Urlo di rabbia.
Il nodo resta. Non sta a me scioglierlo.
Le cose accadono e i nodi si sfrangiano.
Nulla mi è mai stato promesso.
ATTESA
Baci non dati
E carezze interrotte
Assaporo, voluttuosamente,
Sulla pelle arrossata
Dalle tue parole di zenzero.
Con una mano
Sfioro distanze ravvicinate.
Con l’altra cerco il dolce
Piacere
Nell’istante condiviso.
Diluisco i miei sensi
Su una tavolozza di impazienza.
TREMO
Non vedo che te.
E mi confondo .
Perché non hai volto
Ancora.
Hai il volto dei miei desideri
Gli occhi del verde che dipingo
Le mani che suonano i miei tasti.
Non sei tu.
Mera proiezione olografica
Di ciò che voglio, affannosamente.
Ti faccio combaciare
Con i miei confini.
Ma tu sei lupo. Roccia scoscesa. Selva oscura.
Perché contenerti?
E non abbattere obsoleti recinti?
E sbriciolare fossili pregiudizi?
Per poter saziarmi di ciò che lungamente
Ho braccato.
Ora è qui. E tremo.
OLTRE IL DESIDERIO
Potrei mangiarti.
Divorarti.
Saziarmi della tua carne.
Occhi fissi nei tuoi.
Ogni cellula pronta
all’amplesso,
costringo il desiderio
oltre il vetro della misura.
Per non morir di nostalgia.
Di non averti avuto.
E non aver saputo attendere.
Patteggio con la frustrazione.
TORTURA
Il contatto casuale dei corpi
Apre uno squarcio nell’armatura di indifferenza
Il sorriso all’unisono che scocca
Accende un bisogno rimosso di dolce condivisione
Un tocco lieve, mano con mano,
Scatena desideri dimenticati, sotto un velo di polvere.
La fine dell’incontro lascia pero’ scoperto
L’ardente desiderio di dare e ricevere,
Sollecitato ma non saziato.
La dolce tortura del gioco amoroso.
Crudele, perchè non mi vuoi.
E allora perchè torturarmi?
SICURA
Sei come un vecchio maglione
Che conserva storie vissute
E m’avvolge caldo, rassicurante.
Eppure sei nuovo,
Perché fuggi e alimenti
Desideri possenti.
I tuoi occhi scolpiti nel cuore,
rincorro sogni. Forse muti, e incompiuti.
È tra le tue braccia che voglio tornare.
E restarci. Felice.
Ora basta.
Ora solo caldo tepore.
LANA E CORAGGIO
Un misero intreccio
Di lana e polvere.
Il maglione di un lunedì sospeso
Tra tristezza, slancio e deluse attese.
Ricalco i miei passi all’indietro.
Ritorno dietro le mura
Delle sicurezze.
Ogni volta è più difficile uscire.
Intreccio lana e coraggio, soffio via la polvere.
PAURA
nemmeno dai il tempo al fuoco di accendersi
con le tue secchiate grondanti paura
paura
del mio magma ribollente
paura
di perderti per sentieri nuovi
paura
di una fine senza un senso
condivido
identiche paure
ma
assaggio, provo, vivo
conscia del tempo vibrante
che mi attraversa.
QUESTO AMORE
Voglio questo amore
Che freme tra le dita
E tace sulle labbra
Nel timore di svelarsi
Ginocchia nervose
Parole interrotte
Da un bacio furtivo
Un desiderio diviso
Tra paranoia e liberta’
L’unico modo di essere.
Senza alternative.
L’AMORE E LA MASCHERA
Giù giù giù
Giù la maschera!
Via queste facce di plastica
I sorrisi scolpiti
I denti falsamente bianchi
La voce costretta
I gesti monchi
Chi sono?
Cosa vedete?
Riuscite a perforare questa armatura di voglia di compiacere?
Questa armatura che protegge dalle frecce di ironie fuori luogo.
Dalle affamate cannucce dei moderni vampiri energetici
Che succhiano succhiano succhiano senza ritegno
E lasciano vuoti come bottiglie di birra sui marciapiedi.
E i ruoli?
Tanti cappelli di diversa foggia e colore
Adatti ad ogni occasione
Cambiarli è facile, ma stanca
E quando avrò il ruolo di me stessa? E basta?
Non figlia, non amica, non impiegata, non artista, non insegnante, non fidanzata…
Ma solo IO IO IO!
Nella solitudine……?
No, non ci sto. Non voglio crederci. Voglio essere me con voi, qui ed ora!
Senza fronzoli, senza orpelli, senza vesti, senza pelle, solo cuore, cervello, spirito e voce!
Qui. Ai vostri piedi. A implorare amore. A implorare ascolto. A implorare attenzione.
Solo per ciò che sono, imperfetta e meravigliosa. Nuda.
Ed ora, dopo tante parole….silenziosa.
SENZA TITOLO
voglia di semplicità.
di sentieri in discesa.
di parole spoglie.
di mani intrecciate che parlano.
di silenzi saturi.
gli occhi negli occhi.
e sole, a condire il silenzio.
MASCHERE E INCONTRI
Calcio in porta
Il pallone di stracci
Di una delusione
Che puzza di noia.
Ad ogni incontro
Stacco un pezzo
Dell’ultima maschera
E lo ingoio.
Sapore di lacrime.
Per te
Che arriverai
L’ultimo pezzo.
Conservalo.
Per non annegare
Nel mare del mio se’.
CONTROLLO
quando pensi di avere il controllo
qualcosa sfugge
non un dettaglio!
è il sassolino che completa la montagna
e le tue braccia sono troppo deboli
per sostenerla
e allora aspetti,
sorridendo,
che arrivi il vento
a fortificare le tue spalle
che splenda l’aurora
a infonderti coraggio
che scocchi un sorriso
a risvegliare l’amore nel tuo cuore.
benda il controllo
con nera stoffa profumata di cera
e siedi nel sole
ad attendere di scorrere di nuovo,
con la vita.
CONFORTANTI TOCCHI
Stringo le tue lacrime
Tra polpastrelli leggeri.
Per amarle
Delicatamente.
Cullo il tuo broncio
Con paziente
Lentezza, lieve.
So che sorriderai,
Presto.
Lasciami fare.
Lasciami amare.
Voglio entrare in te.
Ma nel tempo che e’ tuo.
FIORI
Raccolgo fiori colorati
Nel sole pomeridiano
Piccoli doni sparsi qua e là
Che mi hai lasciato stanotte
Sognandomi.
CORAGGIO
Mi guardo allo specchio
Appannato di lacrime
Paura.
Che l’amore non bussi
Che la vita non cambi
Che il tempo si fermi qui
E io li’ ad aspettare
Un treno soppresso.
Vorrei sgocciolare via
In rigagnoli invisibili
E dissolvermi.
E invece raccolgo
Le scarpe pesanti
Dove ho nascosto il coraggio.
E cammino.
2013 JOIE-DE-VIVRE
Addio 2012
Di grandi raccolti
Fatiche ricompensate
Lavoro incessante
Soddisfazione grande.
Addio 2012
Addio al dolore
Alle ferite del cuore
Al poco amore
E alle tante illusioni
E delusioni
Qui restano i pensieri neri
Te li lascio!
Porto con me il mio amore
Grande
Per la vita e le persone.
E il mio raccolto di fatica.
Perchè sono io
Che vado avanti, anno dopo anno
Crescendo.
E oggi tu muori
E rinasce in me
Il germoglio,sopito
Della speranza.
2013 – Joie-de-vivre
MAL-DE-TOI
Mi manchi
In queste sere silenziose
In cui ogni parola risparmiata
Viene cacciata
Dolorosamente
In gola.
Mi manca il tuo sorriso
Che si trasforma in smorfia
E non so quale prendere
Nell’incertezza, nella paura
Di un tuo no.
Mi manca l’odore
Di amore svelto
Quasi rubato ma necessario.
Che non capisco ma prendo
Perchè mi disseta, per poco.
Mi mancano le parole
Ruvide. Schiaffi, quasi.
Non so perchè le accetto.
Ma so il vuoto com’e’
Ora.
Voglio di più. Altro.
E allora perchè tu sei li’?
ILLUSIONI COLOR LILLA’
Vomito
Fiumi di illusioni
Che si contorcono
Sulla mia bacchetta
Magica
Color lillà.
Senza, sembro non vivere.
Senza, vivrei
Nella purezza
Onesta
Della realtà.
IL FIORE DEL DISTACCO
il fiore del distacco
è quello che porto tra le dita
verde
a ricordare l’amore
senza confini e giudizio.
quello che ti guarda
dritto
negli occhi. e sai che c’è.
giallo
a ricordare il progetto,
che si stila senza sapere
anche per poche ore
di intimità.
rosso
a ricordare la nebbia
di un’alchimia fisica
senza parole,
che divampa.
e infine il vetro.
che racchiude il fiore.
il vetro freddo, che brucia.
che ci divide, ormai.
lo porto tra le dita.
aspetto un nuovo getto.
SENZA TITOLO
Aiuto.
Sono fottuta.
Il rischio ha fatto breccia.
E sotto
Sono nuda. E mi infrango.
Come le dolci parole
Che mi rapiscono,
Contro il mio cuore sciocco.
LABBRA
Labbra calde
Appoggiate al vetro
Di neve
Del tuo desiderio
Prosciugano
Ad uno ad uno
I rivoli di una timidezza
Ormai in disuso
Inglobano
Lettere casuali
Di silenziose dichiarazioni
D’amore
Espirano
Volute lente
Del fumo profumato
Di pelle
Risucchiano
I pensieri pensanti
Per trasformarli
In passione senza realtà
Tu sai il loro nome.
E stai per sussurrarlo.
ANCORA NO
E dopo il pieno
Torna il vuoto,
Allagato
Da torrenti di pioggia.
Senza fine.
Ancora non sei tu
Che mi rimbocchi
Le coperte
Dimenticate
Della tenerezza
Ancora non sei tu
A cui la mia armatura
Si arrende
Sbriciolandosi in fiumi di piacere
Ancora non sei tu
Che mi ami e basta,
E mi abbracci,
Senza le scorie di passati dolori.
Mattina di bilancio
Freddo e solitario.
Da scaldare con le pietre
Roventi
Del mio amore
Per la vita.
TROPPO
Immobile e’ il desiderio
Per non spezzare
Fondamenta di cristallo
Se fossi qui
Come tempesta furiosa
Ti avvolgerei
Come fiamma danzante
Ti cingerei
Come onda possente
Ti prenderei
E poi dolce di miele
Mi lascerei trasportare
Dalle tue braccia
Temo pero’
Di essere
Troppo.
ARIA
Pioggia. Lavami quest’anima illusa.
Fango. Sporca la mia perfezione fasulla.
Vento. Denudami da desideri sciocchi.
Fatemi volare alto. Perdermi nel tutto.
Quaggiù e’ difficile essere aria
MINUETTO
Baciami e ancora baciami
Mentre mi accoccolo ai tuoi piedi.
Stringimi, ancora. A te.
Con dolcezza. Proteggimi.
Dal mondo. Dalla durezza.
Con le tue mani ruvide.
Che suonano pelle e legno.
Sorridi. Ridi. Fammi volare
Tra scoppi di risa, e note mute,
E baci. in levare.
E parole usate per riempire.
Che’ il silenzio avvicina.
E noi ancora distiamo
Un metro di sorriso rubato.
Ti rincorro sul filo dell’etere.
In mano lettere virtuali.
Nel cuore paura di vivere.
In tasca voglia di osare.
Prendimi e ancora prendimi.
Senza farmi accorgere.
E tua saro’. Se vorrai.
OBELISCHI
Cadono le foglie delle illusioni
Cadono i capelli dei mezzi incontri
Cade la neve dell’Amore
A coprire gli errori
E poi via,
Acqua gelida
Che lava il dolore.
Resta , In piedi
L’obelisco imperituro
Granitico, nel sole della giusta via.
Solo. Scruta l’orizzonte.
Fino a scorgere il suo gemello.
SENZA TITOLO
Le sorprese non aspettano.
Irrompono nella certezza
E prendono il timone.
Non importa per dove.
Non puoi
Che seguirle.
Con gioia.
NOTTURNAZIONE
Lunghe ore distese
Rapita da incubi grevi
Lavano grumi di paura
Lunghe ore silenziose
Chiuse le ferite
Di pelle ora intatta
Pulita
Sveglio un corpo
Rinato vuoto.
La pace avvolge
Me
Pronta alla vita.
PIUME
Le parole
Fanno delle emozioni
Piume leggere.
Aiutami a mettere
In versi
Angoscia
E pianto
E piume
Nere e grigie
Pacificheranno
La pena del mio petto.
Forse, allora,
Ci sarà posto
Per colori
Di luce.
TI LEGGEREI
Ti leggerei “adaltavoce”
Tutti i libri del mondo
Per entrare nel tuo,
Quando stai per dormire.
Ma piu’ di tutto,
Ti leggerei d’amore
Fino a farne trasudare
Ogni nostra cellula.
Per emozionarci….encore une fois!
AMAMI
Amami
Per come sorprendo i sorrisi
Ascoltami
Nei fiumi in piena che travolgono
Abbracciami
Nei miei vestiti più estremi
Guardami
Come la prima donna del creato
Prendimi, amore, prendimi
Con coraggio.
Pungo.
Ma oltre le spine posticce
Solo miele succulento.
Goccia a goccia, sulla pelle.
CASA
Rientro a piedi nudi
Nel caldo tepore
Delle sicurezze.
“Oggi rischio!”
Ho rischiato. Ho trovato.
Ho riportato.
Cosa? Cosa? Cosa?
Scaccio domande
Armata di piumini d’oca.
Raschio timori in fondo
Alla botte dell’anima.
Assaporo ricordi
In note muschiate.
Allaccio i sandali della terra
Ai miei piedi alati. Ancora nudi.
Piove. Anche qui, ora.
Qui tutto arriva tardi.
Spero anche i tuoi baci.
Che domani possa coglierli,
Appena sveglia.
TACCIO
Taccio
Perché e’ di te
Che voglio sapere.
Perché sono i tuoi slanci
Che mi incantano
E i tuoi versi
Che mi incendiano.
Taccio
Che’ il vuoto
Crea spazio
A nuove trame.
Che’ il ritmo
Sconosciuto,
Lento,
Mi avvince, piano.
Taccio
Per essere pronta
A ricevere
E a restituire in baci lievi
Il fremito fugace
Dei tuoi pensieri.
Taccio. E gioisco
Del silenzio
Di noi due.
ASPETTATIVE
E le bianche ali
Delle aspettative
Si sporcano ancora
Del nerofumo
Di delusi amanti.
È perché la perfezione
Ha ali nere e bianche
Che ti cerco
Senza ragione
Senza speranza
Senza ritegno.
E senza fine
Ti respiro appieno.
SABATO POMERIGGIO
Sabato pomeriggio pigro.
Ora di fare l’amore.
Di coccole lente.
Di pensieri leggeri.
E voler far durare le ore
come quando si tira la pasta fatta in casa.
Infinite e infinite volte.
Cosi’ vorrei passarlo
con te.
VOLA
Vola silenziosa
Colomba dell’anima
Nella pace dell’ incanto
Perfetto
Nel tremore delle corde
In musica
Tinta dal mistero
Di nuove ali.
Non sabbia
Non grano
Non piombo
Ma solo leggera lanugine
A riempire
Il cesto trasparente
Delle tue speranze.
Appena rinate.
CRISTALLO
Un muro di cristallo
Ripara il cuore
Da amore e odio.
E quanto poco ci vuole per romperlo….
DURA
Oggi dura.
Dura la schiena, e rigide le gambe
Perché il corpo si stanca subito a rinascere.
Dura la giornata da portare a sera
Perché l’umore ha toni di grigio.
Dura a lungo, a lungo, a lungo
Questa solitudine
Ed è davvero dura, dura, durissima
Da inghiottire.
Oggi pietra, dura. In attesa di morbidezza.
ATTIMO
Nei fiumi di parole
E nei versi scarni
D’amore
Ti ho cercato.
Pause di silenzio
Sono rimbalzate
Tra le mie braccia
Nelle lacrime commosse
E nelle canzoni
Tristi
Ti ho cercato.
La pace serena
Ha rintoccato
Nel mio cuore.
Con gesti inconsulti
E lettere
Compulsive
Ti ho voluto.
Stasi e fermezza
Mi hanno afferrato
I polsi dolenti.
E poi una sera
Alla porta c’eri tu.
Fermo.
Sereno.
Muto.
E dentro di me calma gioiosa.
E polvere sulle corse
Affannose.
E solo quello, il giusto
Attimo.
Ferma. Serena. Muta.
Mi hai fatta tua.
AMORE CHIAMA AMORE
Amore chiama amore!
Rispondimi veloce!
Ho qui una lista
Di cose che mi faranno
Felice
Non vedo l’ora
Di stracciarla
Insieme a te…
ODORI
Il mare, il sale
Come il legno
E la paglia nei capelli
Odorano da sempre così.
Li ritrovo nei tuoi occhi
Neri.
Perforano il mio essere.
Mi nascondo, nuda.
E le tue mani
Piccole
Cercano e racchiudono
Il seme del mio vuoto.
Non fuggirò per sempre….
DOLCEMENTE
Dolcemente mi vince
La pastosita’ della voce
Dolcemente mi culla
La spalla di roccia calcarea
Dolcemente mi guidano
Occhi trasparenti e attenti.
Dolcemente mi arrendo
A lenti passi.
Niente urgenza.
Nulla da dimostrare.
Solo essere.
E nuovamente
Amare.
STASI
Lenti sguardi
Colano nella luce
Su corpi nudi, sotto i vestiti.
Ferme mani
Si stringono d’ansia
E di desiderio scolpito.
Dilagano timori
Ad ampie ondate
Di trattenuta impazienza.
E tu ti mordi incerto un labbro
E io assaggio la piccola goccia
Del sangue del tuo amore.
Aspetto il coraggio. Domani.
COULEURS – COLORI
Il cuore ha piccoli sussulti
Che la ragione non vuole registrare.
Osserva il tuo corpo dipinto
Con il sorriso ironico
Di chi crede di conoscere ogni risposta.
Ma il cuore prende i tuoi colori
Per tatuarli
Sul mistero
Di nuove alchimie.
È TEMPO
Ad occhi chiusi
Sogno l’abbraccio
Del pianto dei grilli
Della lavanda inebriante
Di un’estate inesplosa
Di un amore sconosciuto
Che bussa tre volte.
Ora e’ tempo
Di sciogliere le trecce
In un mare di pece
E lenzuola rosse.
Ora e’ tempo. Amami.
SOLA
Bianco come un foglio
Il nulla che la circonda
Pianta senza concime,
Che allunga le mani di foglie
E afferra sbuffi di aria rovente.
Copri di spine le foglie
Annerite!
E fai di una sola goccia
Nutrimento eterno.
COSA RESTA DI UN ABBRACCIO
Cosa resta di un abbraccio?
Il calore della stretta
Che toglie il respiro.
Il profumo di pelle straniera
A lungo sospeso.
L’illusione
Di potersi stringere
Ancora e ancora.
Un solco vuoto,
Che non sa
Quando potrà colmarsi
Encore une fois.
DIMENTICO
Stasera
Rapita dai grilli
la mia voce ipnotica
Si e’ fusa al canto
dell’ultima sola cicala.
Seduta
Sul ciglio di un viottolo
Gli occhi del sonno
E il cuore leggero
Hanno danzato
Un valzer lento
Dal tempo
Indecifrabile.
Tutto immobile
Nel concerto infinito
Della giungla del meriggio.
L’ordine delle cose. Cosi’ perfetto.
Io. Cosi’ imperfetta eppure
Completa.
Dimentico.
SPECCHIO
A volte scrivi per timore che i tuoi pensieri, nel silenzio della solitudine, resteranno lì, senza che mai nessuno li possa vedere, come sospesi.
Si ha bisogno di un pubblico, che legga, ascolti, capisca. Per non sentirci trasparenti, come volute di fumo, che al primo alito di vento, svanisce.
Perché se non mi vedo riflessa negli occhi dell’altro, come faccio a sapere che esisto?
18 maggio 2012
Mi hanno chiesto che cosa voglio fare con la musica, quale strada percorrere, quali scelte stilistiche fare….
ma come! è la musica che sceglierà cosa farmi fare! è la mia voce interiore che sceglierà la mia strada. è la vita che traccerà il mio cammino. io dovrò solo assecondarle….restando in ascolto, ma restando fluida!
DONNA INTERROTTA
Donna interrotta nell’amore
Resisto e non so dipingerti
Scrivo anima e parole
Ma la tua anima mi morde
Ricoperto di lustrini e petali
Il tuo profilo si confonde
Spezzato dagli eventi e dal dolore
Di non sapere ricongiungere
Il dolce il buono e la purezza
A cio’ che perfetto non scorre
Perche’ sei una donna completa
Di bianco e anche nero scolpita
Tra lacrime tese
Parole taciute
Gesti bloccati
Sguardi deviati
Ti lascio affiorare
Donna interrotta
Ti guardo negli occhi
E dichiaro sconfitta
Sei tu sulla tela che prendi la forma
Sei tu dentro me che urli rotonda
Sei tu che mostrarti desideri ora
E altro non faccio, dipingo di getto
Dipingo me e te, donna interrotta
Sperando che il tratto unisca i confini
Nell’unico amore dove confine
Non c’e’.
DECISIONI
Quando il dono cambia colore
Quando l’amore muta d’abito
Quando le parole rimbalzano
Quando si prende e non si rende
Il nulla grigiastro
Come tornado
Soffoca i fiori del prato
Ma il giardiniere sa
Che solo pochi rami
Vanno recisi
E dal vuoto improvviso
Nuovi colori fioriranno
Solo silenzio e luce
Solo solitudine e pace
Lucidano la vista e il cuore
Per sapere quali rami
Cadranno
JE CHANTE
Je chante.
Canto.
Nel corpo sole fiori brezza e sangue.
Nella mente silenzio.
Nel cuore amore e musica.
E’ tutto perfetto. E azzurro puro
contro la roccia innevata.
CALDONAZZO
Non lo vedo nel suo abbraccio scuro
che mi stringe al muro di roccia greve.
Ma i suoi mille occhi di luce
mi accompagnano
nel ventre della terra
fino a casa.
Attraverso i piloni della cattedrale
solenne e muta.
Con il rispetto di chi manca da tempo.
Respiro legno e fuoco.
Qui tutto e’ aspro
ma a me caro.
Qui io forgio nuovamente il mio scudo.
QUANTA FRETTA
Quanta fretta
Di scappare
Quanta smania
Di gustare
Quanta voglia
Di cambiare
Senza prima
Masticare
L’unico sapore
Il vero motore
Il gusto fugace
Che resta scolpito
Nell’attimo dato.
La pace non ama
Gli scoppi improvvisi
Le onde emotive
Le mani sudate.
La pace reclama
Il sussurro di onde
Il giallo del sole
Stormire di fronde.
La pace ti addenta
L’animo in fiamme
E dolce lo porta
Tra mille domande
Al dolce silenzio
Che placa la corsa.
Ed ora mi arresto.
Mi fermo, non parlo.
Di più non so dire.
Ormai per spiegare
Parole non ho.
Solo abbandono
Sussurri e sorrisi
Nel mio paniere
Cucire potrò.
Ormai appagata
Mi godo l’ondata
Di suoni colori
Voci sapori
Che gioiosa, la vita
Donarmi saprà.
EQUILIBRIO
Qual e’ il segreto equilibrio tra passione e noia? Tra paura e abbandono? Mi interrogo e osservo la vita di chi amo. E vi trovo ironia. Dolore. Tormento. E l’estasi dell’attimo. E l’universo batte la sua dura legge nel pendolo dell’ineluttabile.
UNIONI
Il sole disegna
di piccole dita di luce
l’abbraccio senza fine
di due anime frantumate.
Sospese nel silenzio
riuniscono i frammenti
di rosso pianto
nel sorriso del bosco
e fondono profumi stranieri
nell’unica essenza che sa sempre di buono.
A cui non possono negarsi.
venerdì 23 marzo 2012
È quella spinta che ti prende, che inizia piano e poi diventa una valanga senza freno. Il cuore inizia a battere forte, la mente si offusca, il pensiero si fissa…e arriva l’ossessione. E mi chiedo se sia la noia, l’insoddisfazione di un lavoro di routine senza il quale il mutuo non si paga, oppure l’eterno tormento del mio cuore di ascendente scorpione. Lo scorpione si deve tormentare, altrimenti che scorpione è? Ci dovevo nascere scorpione. Grazie al cielo sono nata un mese prima e ho solo l’ascendente. Ma anche molte cattive abitudini, tra cui l’estrema abilità nel ruminare. Mi prendo in giro da sola, razionalizzo. Ma poi mi ritrovo sempre lì. Con lo stesso pensiero. E tutti i segnali del mondo, stranamente eh?, sembrano riportarti lì! Ma allora è una persecuzione!!! Vado in bagno a respirare e meditare….un attimo di sollievo e poi ci ricasco. È il vuoto santo. È un vortice che come un enorme buco nero mi assorbe e mi prende in ostaggio. È il mio bisogno compulsivo di amore. E di innamorarmi. Possibilmente della persona giusta. Dopo una sfilza di omini di carta, ormai accartocciati sul lato destro della ghirlanda della vita. Ecco, anche questo è passato. Avanti il prossimo! E a chi mi dice che sfarfallo, rispondo: e chi vorrebbe sfarfallare di fiore in fiore se ci fosse un fiore su cui stare davvero bene? Un fiore che dà buon nettare, nutriente, dolce, succoso. Oggi è venerdì, domani ospito trenta persone a casa (mamma santa!!) e sarà una serata stupenda. Chissà se la finirò piangendo o ridendo. Come dice P., siamo 50-50.
ORMEGGI
Ciò che non può,
Non ha da essere
E vano è il tentativo
Di far sì che accada.
Molla gli ormeggi,
marinaio dell’anima!
Libera l’ancora
Di una zavorra ormai
Inutile
E lascia la tua nave
Alla deriva.
All’orizzonte
Confuse forme
Di un porto amico
Alle spalle
Il peso del passato
Nero di pece
Che lento………. si disintegra!
BUCHI
Buchi.
Nell’acqua di un brivido
A senso unico.
Buchi.
Di vuoto costante
Da riempire.
Buchi.
Nella trama di un tessuto
Difettato.
Buchi.
Spazi vuoti di silenzio
Tra le note,
Che lasci in sospeso.
Buchi.
Nelle zolle di terra fertile,
Ma ancora priva di un seme.
Buchi.
Linee interrotte della mia poesia d’amore
Mai scritta.
LENTO LENTO LENTO, IL TEMPO
Sciocca attesa
Che unge gli ingranaggi
Del desiderio!
Il tempo cola,
lento lento lento,
Goccia a goccia,
Rallentato dal cuore
Affannato,
Che spera che
Tramonto E alba
Si fondano nell’ora,
Dando luce istantanea
Al nostro giorno!
Nella mia pazzia
Osservo
Le gocce, lente lente lente.
E aspetto,
Per potermi perdere
In musica,
Tra le tue dita.
AMORE
prendi ogni centimetro di me
per poi lasciarmi scivolare
tra le dita
e volare via
sapendo che tornerò
sempre
a posarmi sulla tua mano
ARANCIA ROSSA
Sbuccio un’arancia rossa.
Pezzo a pezzo la sbuccio,
E lascio cadere i frammenti
Odorosi
Sul tappeto della vita.
Ogni pezzo un pensiero
Che mi abbandona
Senza rumore
Ogni pezzo scopre
La mia nudità
Di essere puro
Leggera, mi osservo.
Essenziale di fronte al mondo.
Pronta ad accogliere.
STAMPELLE
Taci ansia martellante!
Calmati cuore rabbioso!
Fermati mano!
Voglio restare
Nel tempo eterno.
Cullarmi nel sole,
Solo piume addosso.
Il troppo volere
Consuma i minuti
Della pacata serenità.
Ma la rinuncia
Alle mie stampelle
È ancora nascosta
Da un muro
Di rossi mattoni.
VERDE SOLITUDINE
Come la solitudine dipingerò la mia tela, verde, di un verde pastoso, pieno di lustrini stanchi, di un verde amico, che mi strizza l’occhio vedendomi triste, di un verde sporco, come la mia coscienza delusa, di un verde spento, come la mia energia svuotata. Gli occhi secchi guardano giù, nel baratro. Stanca di attendere, guardo il bianco intonso della tela. Unica amica stasera. Il suo vuoto verrà colmato da spatole affamate di colore, da dita ansiose di fondersi al colore, e presto il bianco sparirà. Come vorrei che anche il vuoto della mia anima sparisse, colmato dai colori vividi dell’amore vero. Nemmeno attendere ha più significato, ormai. Colore, lacrime, e nulla più.
SENZA VOLTO
A te vorrei scrivere
Del mio amore
Dilagante, come fiume
In piena
A te vorrei mostrare
Il cuore infinito
Dove ha un posto
Ogni tenero pensiero
A te vorrei dire
Quanto amo la vita
E la verità nel cuore
Di chi sa sorridere
A te vorrei dare
Le carezze più dolci
Scaturite da mani
Calde e amorevoli
Ma tu non hai volto,
Amor mio
E se mai ti vedrò
Tremo,
Al pensiero
Di non riconoscerti.
SENZA TITOLO
Tutto sfugge
E ogni pensiero puro si contamina.
Questo è il momento di sbarrare. Ogni porta.
Di serrare gli occhi. Di lasciarsi cadere a terra,
come un sacco di iuta inutile.
Niente consolazione. Troppa stanchezza.
Unica medicina. L’amore.
Quello degli angeli. Quello che profuma di giacinto.
Quello impalpabile che fa sorridere, e anche starnutire,
ridendo.
Nessun altro amore può dissetare
La sete ardente delle mani rapaci
Che graffiano e fagocitano ogni scampolo di cielo.
Luce abbagliante, giallo ocra. Ti chiamo urlando il tuo nome.
Inonda ogni pertugio, e satura ogni indecisione, mia salvezza.
E DOPO
E dopo
Il vuoto che
Strappa
A piccoli morsi
Ogni lustrino.
E subito
Lei, madame solitude
Mi afferra la mano
E sorride
Alle mie preghiere
D’amore.
Come scoglio
Nudo e tremante
Resto.
Tra onde di silenzio
E strascichi di nera spuma
Mentre il sipario
Inesorabile
Serra le palpebre.
VIGILIA
Dio, quante lacrime, quanta nebbia, quanta stanca paura in questa solitudine.
Anche i pensieri rallentano. Annebbiati e assonnati. Raggelati dal terrore. Intorpiditi dal sonno.
Non voglio fermare tutto, ma anche farlo, sì! Far tacere tutti. Ascoltare solo il rumore del vento e di una goccia che cade. Goccia salata, dai miei occhi arrossati. Sul mio pavimento lucidato a specchio.
Domani sarò vostra, domani mi potrete spogliare e deridere. Domani mi darò ancora una volta tutta al mondo. E di me non resterà niente. Solo lacrime asciutte, e un mucchietto di ossa e pelle secca. Che cercherà un posto dove potersi in parte ricomporre, per ricominciare la danza inesorabile degli appuntamenti.
Preda dell’autocommiserazione, solo la routine mi salva, nell’inesorabile scandirsi degli eventi inutili e vuoti che sorreggono come pilastri di cartone questa mia vita funambolica. Amen.
GIORNO FASULLO
Giorno fasullo
Che trascini arazzi sbiaditi
Lungo pareti trasparenti
Al ritmo di stanchi zoccoli
Che scalpitano nel petto
Senza direzione.
Giorno fasullo,
il dolore suona alla mia porta,
devo aprire!
Sgrana le tue ore
e concedimi un nero sonno,
per dimenticare anche il mio nome.
L’UOMO DEI FIOCCHI DI NEVE
Dove sei
Uomo dei fiocchi di neve?
Solo la pace
Conosce il tuo nome
Solo i bianchi cristalli
Vedono la tua casa
Tu solo
Sai il tuo tempo.
Un tempo amico
Di sguardi rivelatori
E parole brevi e pregne
Che gettano ponti
Che mai crolleranno.
Davanti al tuo specchio
Attendi quel tempo
Per tendere le dita,
Oltre il vetro,
Ad incontrare
Le mie.
STRASCICO
Scorre
lo strascico della rabbia
scivolando
sulle assi sconnesse
delle certezze effimere
sulla ghiaia rovente
dei pensieri ossessivi
tra le dita tremanti
che non sanno resisterle.
scorre. e passa.
sa sparire d’un tratto.
disvelando ciò che c’era
che invano
tra le pieghe rosse
si celava
e che ora punge
ancora
a sangue
l’incastro perfetto
della mia vita.
CHE FOSSE AMORE
Che fosse un bacio lento
Vorrei
Quello che mi dai
Con gli occhi
Attraverso un mare di facce
Senza volto
Che fosse una carezza
Di tenera follia
Vorrei
Quella fugace
Nel buio di una sala
Che sa di vecchi film
Che fosse amore vero
Vorrei
Quel filo che sempre
Ci lega, teso
Ma forse troppo
Fragile.
Quel filo che tengo
Ora
Tra le dita,
Spezzato.
SENZA TITOLO
Non le preghiere
che puzzano di solitudine
Non gli occhi fissi
in mute domande
Non le carezze
che si interrogano vili
Non i baci
che implorano risposta
Metterò nel mio cesto, oggi.
Oggi conduco la mia barca
al centro del lago.
E lascio
i remi
lentamente
scivolare
nelle nere voragini
gelate.
Immobile mi ricopro
Di cristalli di brina
E canto odi di sirena
Dimenticata.
TRE QUARTI
Sciocca farfalla
Vestita di nubi
Gira e volteggia
In un vaso impazzita
Conscia oramai
Di esser segnata
Da un fato oltraggioso
Che la dà per finita.
Sente lo sguardo
Di occhi curiosi
Sente l’angoscia
Frenarle le ali
Memore di albe
Di arancio infuocate
Cerca la strada
In un cielo caduto.
Come le ali
Di questa farfalla
Fluttuano i cocci,
Pensieri distratti
Nel lago salato
Sporcato di rosso,
Un rosso corposo
Che sa di sconfitta.
SENZA TITOLO
Oggi è quel giorno in cui la poesia
si posa come morbido cotone nel mio cuore dolente,
per cantargli una ninna nanna silenziosa,
che scorre nelle pagine di carta gialla.
MI SORPRENDI
Mi sorprendi
Con la tua apparente stasi
Che all’improvviso esplode
Silenziosa
Nei disegni pirotecnici notturni
Fai breccia
Nelle aspettative scontate
Scoprendo a poco a poco
Gemme ancora vergini
Dal valore inatteso.
Lentamente
Assaporo
Un tassello dopo l’altro
Rallentando
Una corsa sfrenata
Dal sapore di fuga.
Poche parole
E silenzi pregni
Per spiegarmi il senso
Del ritmo lento
Di una bossa argentina
Sfumata nel pigro indugiare
Della domenica.
Pochi gesti
Per far crollare
I miei muri di dolore.
CINEREA CONFUSIONE
Crisalide
Avviluppata
In grigi filamenti
Di energia mentale
Stantia,
La creatività
È morta!
La speranza,
Congelata!
Nello specchio
Il riflesso del nulla
Più feroce
Gioca a carte
Puntando
E perdendo
Ogni singola certezza.
Qui nessuno
Vince
Finché tutti
Non punteranno
Sulla libertà della luce.
Per ora il fumo
Confonde i contorni,
Con spietata,
Rovente
Morbidezza.
ECCOMI DI NUOVO
eccomi di nuovo a scrivere
di dolore e confusione
di incertezza e nebbia
di recinti spazzati
di muri sfondati
di sentieri perduti
di amori svaniti
di rimpiazzi trovati
poi d’un tratto gettati
eccomi di nuovo ad osservare
immagini speculari appannate
lenzuola umide abbandonate
gesti da sonnambuli diurni
occhi spenti di amanti fasulli
poi stancamente cancellati
eccomi di nuovo a non vivere
il giallo pieno dell’amore sereno
il rumore secco di un passo ardito
il sapore acre delle mani sudate
il profumo nudo della lavanda sul collo
poi inevitabilmente macchiati
oggi siamo chiusi
oggi non pensiamo
oggi la lucidità
è solo una spugna nera
che imbratta
le mie scarpe da sposa
ormai rotte
OLANDA. MUSICA. PIOGGIA. E SOLITUDINE.
<em>Eerste dag/primo giorno</em>
Mi ritrovo dopo mesi sola e lontana. Uno stato a lungo vagheggiato. Ma nella quotidianità sembra quasi impossibile fuggire anche solo due giorni dal mondo, per stare con me. E’ stato necessario comprare un biglietto. Pianificare la fuga. Arrivare allo stremo per riuscire a buttare troppe cose in valigia e salire prima sulla macchina e poi sull’aereo. Ma ce l’ho fatta. Pochi giorni ma miei. Domani fuggiro’ ancora più lontano dove non dovro’ rendere conto a nessuno se non ad una sconosciuta ospite olandese e ai miei sogni. Cosa ci faccio qui? Il richiamo e’ sempre forte. Ma non e’ più quello della famiglia adottiva. Il mio cuore ha già fatto il pieno di amore familiare nella mia terra rocciosa e fredda. E io stessa…. e’ come se riuscissi a nutrire quel vuoto incommensurabile vecchio di quasi due decenni in modo autonomo. Forse ho trovato la ricetta. Quello che mi ha spinto fin qui e’ la voglia di avventura. Di evasione dal si deve. Di ritorno alla spensieratezza di quella studentessa che apprende e che conosce la cultura del posto. Forse spensieratezza che non ho mai avuto del tutto qui in olanda. Riconosco ogni angolo ormai. E amsterdam non fara’ eccezione. Ma questa volta rincorro il sogno della musica. Del poter trovare una nuova strada di ispirazione qui nell’umido freddo olandese. Nell’illusione che qui si dia diverso peso al linguaggio artistico. Ma non e’ tutto oro quello che luccica. Forse me ne tornero’ con lo zaino colmo di delusione. O forse no. Dal momento che cerco di non nutrire aspettative troppo grandi. Vorrei pero’ tornare con la libertà scolpita nel cuore. La libertà di continuare ad esprimermi cosi’ come sono e nonostante tutto. Di chiudere la porta quando sono satura e voglio solo me. Di essere anche dolorosamente fedele a me stessa nell’attimo che fugge.
Distanza. Dal mondo. Tutto. Solo questo Sento. Nel rumore delle ali metalliche. Nei sorrisi attorno al tavolo delle feste. Nell’aria nuova e vecchia di posti lontani ma noti al cuore. Nel mio zaino di sogni. Nel mio viaggio in treno verso la città pulsante. Solo io. E le mille possibilità della vita. Sola, perché il noi qui non esiste. Non ancora.
<em>Tweede dag/secondo giorno</em>
Passi soffocati nella moquette Scale strette da fare a memoria Sapori familiari e come sempre deliziosi nella loro eccessiva abbondanza. Eccomi nel solito posto dove poter trovare le cose ogni volta, sempre li’, come quattordici anni fa. Ma stavolta la voglia di diverso, di nuovo e’ in me. Scappo. Arrivo dove non so. Condivido con facce mai viste. Esploro canali silenziosi e fatati, bagnati qua e la’ dalla fievole luce gialla di timidi lampioni. Poi la vita notturna chiassosa. Non stasera. Stasera e’ solo un tram nella notte che sferraglia. Un’ultima passeggiata solitaria. Un letto in prestito di una rosa spagnola che forse mai vedro’. Vivo la vita dell’Irene ventenne che non ha mai osato. Mai rischiato. Casuale. Non pianificata. Dove le lingue si mescolano in una perfezione totalmente caotica ma perfettamente accordata. Dove i quadri sono sparsi ovunque. Dove si respira arte e bellezza pur nel silenzio dell’assenza. Chiudo gli occhi avvinghiata alla mia coperta. Ultimo baluardo di una sicurezza ormai inutile. Libera di decidere tutto e niente.
<em>Derde dag/terzo giorno</em>
Sembra latte Che gocciola Attraverso le righe Delle veneziane semichiuse
Il risveglio e’ morbido. Lento. Promettente ma pigro. Un’altalena che ritmicamente ma molto lentamente alterna stasi e movimento. Fuori fa freddo. Si vede. Dai rami spogli dell’albero di fronte. Dal vento che sbatte sui vetri impolverati. La colazione aspetta dall’altro lato della strada. Conto lo sbattere di ali nella pace lattiginosa mentre la città condivide il suo sordo brontolio lontano. Tra poco….vado.
Ripercorro strade che i miei piedi già sanno. Non serve guardare la carta. I nomi sulle insegne mi accompagnano verso un lontano Natale e verso una famiglia che non c’e’ più. Ormai solo due su tre restano. E lontani. Ma i ricordi pesano come fosse ieri. E i visi. E gli occhi stretti e sfuggenti. Resta la mia voglia di pane al vapore ripieno di crema gialla e dolce e l’incapacita’ di ordinarlo perche’ non ne ho mai saputo il nome. La cena stasera e’ dolceamara. E le lacrime premono, aiutate dalle emozioni in versi francesi e olandesi assaporate in una biblioteca imponente quanto e più del palazzo della regina Trix.
Ultima notte nel caos di questa citta’ del mondo. Fiumi di folla. Occhi sgranati e sguardi allucinati per le strade. Odori forti dai coffee shop. I canali hanno perduto quella timidezza soave e io fuggo nella pace del mio rifugio in prestito. Il mio spirito rivuole silenzio e spazi aperti. Il mio essere reclama la roccia originaria. Ah….legami potenti della terra!!! Eppure disfo la tela di penelope questa notte. Per rallentare il mio rientro alla vita che corre. Al si deve. All’alterita’. Ora che ci siamo solo io e me. Ora che questo stato mi soddisfa pur nel dolore di qualche istante.
Gusto ogni istante e non temo, se non le catene del possesso.
<em>Vierde dag/quarto giorno</em>
Noia? No. Ma quasi. Apatia forse. Per me equivale a sentirmi riposata. Stasi. Non mi e’ familiare. Ma ne ho bisogno. E silenzio. Quanto bisogno di entrambi? Fermati Irene. Stai. Osserva. Concediti il niente. L’inattivita’. Il vuoto. Vedrai come si riempie. Di bene. E l’amore? L’amore e’ sparito lungo i fianchi della collina. All’improvviso. E’ uscito dalla mia visuale. E qui ora ci sono solo pianure sconfinate interrotte dai pali d’acciaio di moderni mulini a vento. Che succede? Non voglio aggiungere una nuova forma alla mia ghirlanda di carta. No. Eppure ora mi appare come un gesto ineluttabile. La stanchezza pesante mi invade. Le parole scorrono prive di traccia, la puntina del giradischi continua ad incepparsi. La delusione cocente e’ in ogni nota. Manca poco ormai e la mia tela di certo non vuole compiersi. Un ultimo giorno di aria pura, poi di nuovo le catene? E di chi? E di cosa? Anche le domande si accumulano, come la polvere, nell’impalpabile solco del vinile.
<em>Vijfde dag/quinto giorno</em>
Ancora umore cupo. Malessere. Incertezze e confusione. Domani rientro. E rientro col turbo. Cosa temo di quell’atterraggio? Dentro solo domande. Le risposte domani. Forse.
Wat is gebeurd Irene????? Cosa e’ successo???? Resistenze. Steccati invalicabili. Silenzio opprimente. Chiudo male. Chissà…. Wie weet? La mia terra mi chiama. Stavolta casa non e’ ovunque. O almeno non qui.
<em>Sesde dag/sesto giorno</em>
Non so neppure se ho dormito. Gli occhi erano chiusi. Ma la mente….era come un disco che non smetteva di girare a vuoto. Vorticosamente. E i rumori. E il caldo. E l’aria che mancava. E i volti sgraditi dietro le palpebre. Notte agitata. In attesa del risveglio buio. Dell’addio assonnato. Delle ali metalliche del ritorno. Onrustig. Senza tregua. Un finale inaspettatamente stonato. Tagliente. Dal sapore di avocado amaro. Dal colore grigiastro. E gli amici a casa per la prima volta non sollevano l’animo. O forse, spero, non ancora. Gli occhi cercano il sonno. Ora posso chiuderli e fare tabula rasa. Posso. Se voglio.
ALI
Spicco il volo
Forte
Di ali gialle,
Umide di cera pastosa,
Intessute del tuo amore
E della nostra libertà.
Il vuoto
Si affolla di ignote mani
E dita ricurve,
Che afferrano
E imprigionano,
Avide.
Sguscio.
Sfuggo.
Scappo.
Strappo
Ogni appiglio.
Fisso lo sguardo
Nei tuoi pensieri.
Salda nel volo.
Libera nell’abbandono.
Mi fido del non-so
Che tutto avvolge
E mi libro alta nel sole.
Finalmente leggera.
NAVIGHIAMO
Poco a poco
Una pellicola di
Densa
Tempera verde
Allaga ogni spazio
Il corpo,
Nella liquidità
Appagante,
Fluttua
Ogni confine è sciolto.
Ogni pensiero ridondante.
Ogni parola muta.
Solo mani
Si intrecciano,
A sostenersi,
Sul mare di verde,
increspato dal sussurro
di un “ti amo”,
non ancora pronunciato.
Navighiamo, perdendoci.
ENCORE UNE FOIS
Due spiriti
Incrociano il sentiero
<em>Encore une fois</em>
Aggiunta una forma
Alla ghirlanda dei ricordi
<em>Encore une fois</em>
Quale il senso
Dell’accaduto e non vissuto?
<em>Encore une fois</em>
Sguardo puntato
Su nuove emozioni
<em>Encore une fois</em>
Castelli di carte
Che si sgretolano?
<em>Encore et encore…..</em>
Forme stampate a ripetizione
<em>Encore et encore….</em>
Catena di montaggio ricorrente
<em>Encore et encore……</em>
<em>ARRETEZ-VOUS !</em>
Une fois, seule.
Pour nous rendre à l’amour !
PULIZIA
Sgorgano lacrime dorate
Dagli occhi stanchi
Dello spettatore che vede e soffre
I sogni della ballerina
Di tulle rosso e bianco
Si spezzano
In un arabesque di ghiaccio
Nulla più.
Lasciatemi cadere
In un oblio dolce
Ove la corsa dei minuti
Si confonda con la foschia
Densa
Del nuovo mattino.
SENZA TITOLO
Dolce e pastoso
È l’appagamento dell’anima
Che trova il proprio sentiero.
Non chiede altro
Se non camminare
Verso una luce
Ormai
Abbagliante!
L’AMORE CHE HAI DENTRO
È bello l’amore che hai dentro
Che arrossa la pelle
Che pizzica i polpastrelli
Che abbraccia l’universo
Fino a dissolversi nel silenzio.
È dolce e sano
Come una pianta di stevia
È forte e odoroso
Come un tappeto di muschio
È leggero e dorato
Come le ali del macaone.
Timido e silenzioso
Posa un bacio di neve
Sulla mia fronte
Mentre un tremito indaco
Inonda
Ogni spazio vuoto
E sazia la fame antica
Di serena pienezza.
Vorrei poter sentire la tua voce che risuona nel mio corpo per calmare i battiti inarrestabili
Vorrei poterti vedere e sorriderti perché so che i tuoi occhi riderebbero imbarazzati
Vorrei poterti stare vicino, in silenzio, ascoltando il tuo silenzio, annusando il tuo lieve profumo
Vorrei poterti sfiorare con le dita e sciogliermi nelle tue mani forti
Vorrei poter accarezzare i tuoi muscoli tesi, fino a farli scivolare nel silenzio
Vorrei che le mie labbra si avvicinassero alle tue, lievi, per poterti annusare da vicino
Poi non so cos’altro vorrei. Perdermi. Questo sì. Dimenticarmi del mondo.
E avvolgermi in un intimo abbraccio con la tua anima. Due diventano uno.
Ecco cosa vorrei.
FOLGORAZIONE
Bomba.
Esplode
Spazzando via
Ogni blocco
Finalmente liberi
I cavalli dell’es
Galoppano
Trascinandomi,
Tutta
Dentro
Come fuori.
In trasparenza,
Accecante
Chi osa guardare
Il mio fulgore?
Libera
Di ballare
Nella pioggia,
Urlo di gioia.
PERDERSI
Non so più che fare
Quando il cuore corre
E vorrei stringerti
Non so più se chiedere
Le domande scomode
E la verità spigolosa
Mi trovo nella grigia
Palude
Dell’inconsistenza
E dei dubbi
Mai tanta incertezza
Ha vestito i miei gesti.
Cerco il mio faro d’amore
Tra canneti bui
E foschia densa
Ma forse
È solo il momento
Di attendere nell’oscurità.
MIE EMOZIONI
Chiedete ascolto
E negarvelo
Accresce
L’impazienza
Vi osservo
Scorrere come torrenti
Inconsulti
E mi chiedo il perché
Di tanta fretta
Eppure so
Che solo con voi
Tocco le vette dell’arte
Che solo in voi
Vedo i colori giusti
Per la mia tela
Che solo da voi
Ricevo le note
Del mio mantra segreto
E allora a voi,
mie emozioni,
mi dono ora,
in un bagno di vapore
e lacrime e risa,
che lascia gocce
luminescenti
sulla pelle umida,
come piccoli tatuaggi
da trasferire in musica.
STELLE
Lacrime che ridono
Scivolano lungo
Fianchi lattei
Pronti all’amore
Sono gioia e vento
Sono sesso e canto
Canto d’amore,
Sospinta
Dalla voglia di te
E dalle innumerevoli stelle
Di un firmamento interrotto,
Chiedendomi
Se anche questa stella
Si spezzera’ tra le dita
META
Il mio essere gioisce
Nell’appagamento più puro
Perché cio’ che e’ stato dato
Ora e’ reso, adorno
di fulgide collane di fiori
E del nero desiderio dei tuoi occhi
FUOCO
Entro nuda
Nel cerchio di fiammelle
Palpitanti
Avvolta da
Un buio di mani
Soffici
Aspetto.
Il tuo braccio
Forte
Per cingere
Il mio ventre di femminilità.
La tua bocca
Solida
Per mormorare
Sillabe che fanno vibrare la pelle arancio
I tuoi occhi
Sicuri
Per abbracciare
L’immagine della dea voluttuosa che brucia
Poi soffio e l’oscurità ci fa da fresco cuscino….
CONVERSAZIONE
Persa tra parole risonanti
e vibrazioni luminose
Sfoglio il mio dizionario
Nella tua voce.
Magia, eros. Qui ed ora.
È da tempo immemore
Che conosco
Ogni tua lettera.
È da sempre e da mai
che ti ho dentro.
Completamento
Della mia voluttuosa
Divinità.
SEI LUCE
Sei luce
E rischiari
Sei luce
E riscaldi
Sei luce
E mi guardi
E i miei occhi
Ridono di piccoli
Frammenti
Argentei .
Perché
Quando mi guardi
Brillano le mie
Vecchie lacrime
Dolenti,
Per poi evaporare,
Leggere.
Sei luce, la mia.
SENZA TITOLO
E le anime pure
Seppur lontane
Sanno trovarsi
In una cascata
Di fuochi d’artificio
Silenziosi
Siamo qui a condividere.
Emozioni.
CERTI INCONTRI
Restano sospesi
Nella condensa
Dei finestrini
Certi incontri
Recano sensazioni
Tattili mute e
tracce di materia
Indelebile
Certi racconti
Aggiungono bellezza
Alla biblioteca
Selezionata
Di anime pure
Certi sguardi
E certe parole
Lievitano
E nutrono
Fino ad unire
Due pensieri
Godiamo
Dell’incontro perfetto
All’ombra del
Gigantesco
Profilo calcareo
Del destino
CARTAPESTA
Delusa
Mi ritraggo
Nel cieco guscio
Di solitudine,
Pioggia
Di lacrime stanche
Attorno tutto
Inesorabile
Crolla,
Tessere
Del domino
Del destino
Forse per rinascere
Dal fumo di polvere?
Forse per apprendere
Nuovi schemi di gioco?
Forse per forgiare
Armature di diamante?
Attonita sto.
Senza risposta.
Una regina
Il cui regno
Si scioglie
Come cartapesta,
Al calore della fiamma
Arancione.
NO EMOZIONI
Osservo con pietà
Il sangue che filtra
Goccia a goccia
Dal labbro spaccato e dolente
Rincorro
Sciocca
Un aquilone che ormai
È senza filo
E non può essere afferrato
Lo stomaco si stringe
La nausea mi assale
Come un artiglio
Adunco
Che mi afferra alla gola
Il gusto ferrigno
Delle lacrime
Si ferma sulla lingua
Il sale rappreso sulle guance
Gli occhi spenti
Mentre l’anima pesante
Trova a fatica
Gli spazi quotidiani
Il nulla sarebbe
Un sollievo
Il buio mi darebbe
Riposo
Mi spoglierei
Di ogni strato di vita
Getterei tutto a terra
Inonderei di lacrime
L’urna di cenere
E mi lascerei galleggiare
Sul pelo dell’acqua salata
La mente vuota
Il dolore sopito
No emozioni no emozioni no emozioni
No emozioni no emozioni no emozioni
Rinuncio a tutto
Pur di trovare
Uno strappo di cielo stellato
SILENZIO
Il lamento serrato
Dei grilli
Intesse un tappeto
Infinito
Per il corpo
Dolente
I fili
di lana grezza
si annodano
ai miei pensieri
colorando
la pagina bianca
di sfumature leggere
serena
mi lascio baciare
dai raggi lunghi
del pomeriggio assolato
mentre il buio
doloroso
scivola al mio fianco
dove lo posso
semplicemente
guardare
LEGGEREZZA
La testa piena di piume
Che svolazzano lievi
E si posano nel cuore
Per poi essere
Nuovamente scosse
Come i miei pensieri
Che senza peso
Saltellano casuali
Rotolano
Disordinati
E finalmente
Quieti
Galleggiano
Sul pelo dell’acqua.
Sono la barchetta
Che serena
Attende il vento
Per spiegare le vele,
la ciliegia ancora rosea
che solo il sole
farà polposa,
il timido narciso
ancora saldamente
serrato che schiuderà
il suo aroma
inebriante.
Resto lieve
Nella leggerezza dell’attesa
Cullandomi
Nell’unico momento
FREDDO
Batte il cuore
Al vedere il tuo nome
Ma cigola
La porta dell’anima
Perché teme
La gelida indifferenza
Di cui esso
Si veste
Odiami
Colpiscimi
Con il tuo pugno
Graffiami
Con parole d’artiglio
Ma non guardarmi
Come se i tuoi occhi
Si posassero su
Un trasparente nulla
Non so perché
Ma il mio cuore,
Nido di tenero tepore,
Non merita questo freddo
Ghiaccio affilato
Che scotta la pelle
Prego l’universo
Di essere roccia
Per non cadere
Nuovamente
Frantumandomi
Ai tuoi piedi
DIN DON DAN…
È passato
Distruttivo e letale
L’uragano
Dell’emozione
Arando
Di solchi sanguinanti
L’anima
Ed ora
Resta il silenzio
Intontito
Saturo di foschia
Un nulla ovattato
Dove i suoni
Rimbalzano
Dove tutto è
Coperto
Da una pellicola
Protettiva
Qui
Ritrovo
Il contatto
Dondolando
Al suono liquido
Delle campane
Di bronzo
Che lava il dolore
E quieta le grida
Della mente
Non sento
E mi chiedo
Se vivo
Se respiro
In questo nulla
Quando invece è proprio
Questo
Il mio centro Stabile
Dove tornare
Dopo la tempesta
MOLLO
Mollo
Mollo tutto
Mollo il controllo
Mollo gli ormeggi
Mollo il peso del mondo
Mollo l’attesa
Mollo ogni aspettativa
Mollo i muscoli tesi
Mollo i tendini contratti
Mollo le emozioni tese
Mollo la lacrime salate
Mollo la voce urlata
Mollo la rabbia repressa
Mollo il dolore dimenticato
Mollo il cuore al galoppo
Mollo la corazza indurita
Mollo il bisogno di essere apprezzata
Mollo il buco nero che ho dentro
Mollo le redini dei cavalli del piacere
Mollo
Mollo tutto
Ma non mollo
La presa
Sul mio nucleo
Di silenzioso
Indomito
Amore
ECCOMI
Brucia
Il cuore
La superficie
graffiata
sento sale
sulla ferita
E un caldo dolore
Nel petto
Che martellante
Non cede.
La tristezza
Prende a morsi
I pensieri
Li fagocita
Li avvolge
In una rete oleosa
Senza via d’uscita.
Il rifiuto
Pesa
Come un blocco
Di marmo gelido
Che soffoca
Ogni alito di speranza.
L’indifferenza
Ferisce
Con la sua lancia
Appuntita
Laddove il sale continua
A bruciare.
Sono
come la foglia
Caduta dal ramo
Che volteggia nell’aria
Cupa
Sapendo
Che l’attende
Solo il buio tappeto
D’oblio
DESIDERO SENZA AVERE
Il corpo
È un fremito
Di ala di libellula
L’energia
Bollente
Scorre elettrica
Ogni cellula
Pulsa
Girando su sé stessa
I brividi
nella pelle
Come onde irregolari
Il desiderio
Mi agguanta
Mi fa sua
E mi sento schiava
Delle sue mani
Sapienti
Non posso che volere
Mani sulla mia pelle
Arrossata
Baci sulle mie labbra
Dischiuse
Dita tra i miei capelli
Spettinati
Unghie sulla mia schiena
Senza confini
Poi mi fermo
Come superficie liquida immota
Ma so che basta un attimo
Del tuo blu attonito
Per far espandere
Il mio desiderio
Fino quasi al dolore
GIOIA
Oggi la gioia mi danza nel cuore
E gli occhi brillano
Di mille pagliuzze dorate
E ridono
E osservano le cose
Come nuove
Con lo stupore
Della prima volta
Mi sento una bambina
Vestita di bianco
Che corre sulla sabbia
E si bagna i piedi nella
Schiuma salmastra
Qualche piccola conchiglia
Pizzica i suoi piedi nudi
Ma lei ride, incurante
I riccioli neri
Che ondeggiano
Come serpentelli ribelli
Che gioia indicibile
Che sereno sollievo
Nel petto.
Tutto è leggero
Tutto è possibile
Tutto sarà
Come dovrà venire
E così sarà
perfetto
AAA. PRINCIPE AZZURRO CERCASI
Aspetto colui che
con coraggio si avvicinerà
Aspetto colui che
Della passione farà la sua fiera lancia
Aspetto colui che
Con paura si interrogherà
E i suoi mille dubbi
Saprà condividere
Colui che saprà cadere
Sotto il peso delle circostanze
Per rialzarsi dolente
Ma forte perché stringerà la mia mano
Colui che saprà piangere
E ridere
Colui che mi infiammerà
Di desiderio
E colui che accanto a me
Saprà dormire sereno
Colui che vorrà
Camminare con me
Per un pezzettino di strada
Prendendomi la mano
E pur lasciandola a tratti
Saprà come trovarla
Alla cieca
Forse aspetterò invano
Ma nell’attesa
Curerò con amore
E dedizione
il mio giardino
Delle farfalle
SONO TRE DONNE
Sono tre donne
Innamorate
Fragili
Forti
Nel cuore sogni coraggiosi
Tra loro affini i desideri
Stessa lotta
Stesse cadute
Stesse lacrime taglienti
La prima si specchia
in un piccolo lago vulcanico
La superficie calma
Il nucleo che ribolle
Al contatto con
Il magma della passione
La fibra tenace
L’abbraccio come miele
L’altra è riflessa in un fiume
Che scorre
Paziente
Dolcemente fluisce
Materno accoglie
Chi giunge a lui
E dona la sua saggezza
Al mare
Sciogliendosi in un incontro
Dolce e salato
La terza e’ un fresco torrente
D’alta montagna
Che suona argentino
tra rocce appuntite
prorompente e frettoloso
Ride tra gli schizzi
Di una gioia pura
Trascina con forza i guizzi
Argentei
Infonde il coraggio
Di giungere a valle
Sono tre donne
Diverse ma
uguali
Amano sincere
Soffrono amare
Piangono mute
Si rialzano forti
Aspettano
L’amore
A fronte alta
Nuclei di speranza
In un’alba di promesse
NELL’ARIA
Il cuore
È in tumulto
perso
nei tuoi occhi
e nel pensiero di te
Il respiro è corto
I pensieri leggeri
Guizzano
in piccoli refoli d’aria
Scompigliando
I tuoi capelli
Spettinati
Provo sensazioni
Nuove
E vecchie
Dimenticate da tempo
Impolverate
Nel cuore
Sei come il sole
Che entra all’improvviso
E scaccia la polvere e il buio
Portando l’odore di buono
Il profumo dell’aria
Fresca
Dopo il temporale
Confusa
Non posso che
Avvicinarmi
A te
Come il ferro
Al magnete
Facendomi vincere
Da una dolce impotenza
MARE NOSTRUM
Filamenti del destino
Come tentacoli del polpo
Che fluttuano lenti nella luce azzurrina
Immersa nella fluidità
Del processo
Seguo gli eventi
dietro un binocolo
Ma con guizzo
Rapido
riemergo
E mi fondo alla spuma
Delle emozioni
Sbattuta qua e là
Sapendo che
In un istante
Posso tornare
Alla pace sottomarina
Ma che amo i marosi
E il vento forte
Tanto quanto
La calma azzurra del sè
SEI TU
Ti guardo da lontano
Sei tu
Stesso abito
Stessi occhi spaventati
Stessa voce incerta
Eri fuggito, nel cuore un terrore
Che nemmeno tu sapevi ammettere
Paura di me
Di vivere
Di cambiare.
Ed ero rimasta
qui
Tra le lacrime
Prima senza poter capire
Poi fingendo di dimenticare
Poi il tempo, i giorni, i mesi
Ed ora il vento ti ha riportato
E sei sempre lì, incastonato dentro
Dove sei sempre stato
anche se ne ero
A tratti
Ignara.
E la dolce nostalgia è la mia compagna
Perché il mio cuore, chiedendosi perché
Ancora
T’ama
SENZA TITOLO
Guardo
I tasselli della nostra storia
Scorrere
Domandandomi perché
Gli ingranaggi del destino
Abbiano stritolato
Il nostro soffice
Amore
Che sapeva di burro
E farina
SENZA TITOLO
Lotto con i muscoli
Perché fermino la mia mano
Lotto con i miei occhi
Perché guardino oltre
Con il cuore
Che non voli troppo alto
Per non dover cadere e
Infrangersi
Con le labbra
Che si schiudono
In un bacio non dato
Vorrei accedere
Al tuo nucleo
Ma mi sento soltanto
Un elettrone respinto
Dalla forza prorompente
Della tua, della mia paura
Che non si distinguono
E tengono separato ciò che
Per caso
Si e’ trovato
Lotto con la necessita’
Di fare, di assaggiare, di toccare
Subito. Per Paura del tempo.
Della delusione. Di restare
Nuovamente
Sola
Con i cocci di un nuovo sogno
Infranto
SENZA TITOLO
Chiusa dentro una stanza bianca
Urlo senza emettere suono
La paura di essere senza nome
Senza identità
Mi sveglio e mi sento
Cassa di risonanza della tua
Paura
LETTERE LEGGERE
Irene: Cosa si dice di nuovo da quelle parti? Marco: ho deciso di costruire un castello di sabbia per poter scrivere lettere leggere. Irene: E cosa dicono quelle lettere? Marco: Parlano dei sogni mai realizzati, delle speranze che conservo sul fondo del cassetto, delle emozioni inespresse. Irene: E cosa è successo a quelle lettere? Marco: Un passante le ha lette, poi il vento ha soffiato per diversi giorni e diverse notti, e quando sono tornato a vedere il castello di sabbia, ciò che avevo scritto si era modificato. Irene: Davvero? Marco: Sì. All’improvviso ho potuto leggere quello che sarebbe successo se io avessi realizzato i miei sogni, nutrito le mie speranze ed espresso le mie emozioni. Irene: E cosa hai provato? Marco: Ho sentito che la mia vita stava cambiando in quel momento, che il mio cuore si riempiva di speranza e che mi sentivo forte e capace di fare cose nuove e coraggiose. Irene: è una cosa bella quella che mi racconti e dona una goccia di speranza anche al mio cuore ormai seccato dal vento del deserto. Ti ringrazio! Arrivederci a presto!
LUCE
Ardente desiderio
Di luce abbagliante
Di sole muto
Di calma fluida
Fermo l’istante
Nella bolla di luce
Dove tutto è quiete
Le mani roventi d’amore puro
Non più schiava
Del divenire emotivo
Colgo il silenzio vivo
Di presenze inanimate
Mi sento invadere
Dalla luce anelata
Da sempre incastonata
Nel mio essere universo
Disfo la tessitura della rosa
Spargendone i petali
Per farne giaciglio
Di pace odorosa
Sto nell’infinito dell’essere
SILENZIO
Varco il muro
che confina con il silenzio
Scavalco ogni rumore
Grida che graffiano l’aria
Gorgoglio di motori impazziti
Ticchettio martellante di dita nervose
E penetro nel gommoso
Abbraccio del candido nulla sonoro
All’improvviso la coscienza
Si amplifica
Il vuoto si spalanca
Come nera voragine
Dal fondo dorato.
Salto spavalda e impavida,
Trapezista flessuosa
Che si lancia come freccia
Senza rete di protezione
Atterro senza posare i piedi
Accolta dall’ospite
Che riceve ed è ricevuta
E finalmente
Tutto è fermo
Nell’oscillante tepore
Della scintilla primigenia.
Mai così dolce m’è stata
La solitudine
Mai così ho goduto
Del mio nucleo pulsante
IMPRESSIONI DOPO IL CONCERTO
Nella luce soffusa del sole calante
Che bagna il bosco antico di sassi dolenti
Il richiamo nostalgico della fisa
Si confonde con il battito rapido
Del cuore leggero
E di piedi impazienti
Nella danza immobile
Acrobati sospesi nello slancio
Sculture di plastica semoventi
Colonne metalliche che toccano il cielo
Un brontolio lontano che
Saluta i presenti
E poi solo il canto della natura
E della brezza serale…gioia pura…
Un incontro inatteso risveglia
Vibrazioni sopite
Il desiderio rinato, in punta di piedi,
Svolge come gomitolo di lana
Sorrisi e sguardi sul sentiero
Socchiudendo la porta
Al pensiero ardito di baci
E tocchi leggeri
Sulla pelle resta il marchio
Dell’aroma avvolgente
Di un timido abbraccio
Di risate nuove e cose mai dette.
Resto vibrante nell’attesa
Di un non-so-che
Ormai vicino
CAPOLINEA
Amico caro,
Parlarti era come
tornare a casa.
Sostenevi
Ogni mia scelta.
Infondevi coraggio
al mio canto.
Incontravo il tuo sguardo
nelle emozioni in musica.
Avevi un pezzo di me
Nonostante i dubbi
Che avevo voluto
Spazzare via.
Ma i dubbi hanno vinto.
Il legame è spezzato.
Ogni riferimento
Perduto.
L’affetto vaga solitario
Nel cuore
Mentre le lacrime
Lavano il suo cammino
Dolente.
Questo è il prezzo
Dell’amara ma necessaria onestà.
IL SERPENTE È TORNATO
Il serpente è tornato.
Affila la sua lingua
Pronto a svolgere le spire
Per serrarmi nel
Desiderio più puro.
Annuso odori volatili
nella brezza dei ricordi
Assaggio il sapore di te
Sulle labbra ancora intatte
Percepisco i corpi vicini
Nella lontananza del tempo
Seduta sulla riva opposta
Del fiume della vita
Vedo il corpo scosso
Dai fremiti del piacere.
Solcherò presto le acque
Per unirmi a lui, lo so.
Ma la certezza di me
Resterà dall’altra parte
Del fiume
Dove posso tornare
Ad ogni istante.
SENZA TITOLO
Oh amica della sera
Sciogli le mani gonfie
Nel mio grembo di neve
Che’ il mattino ti trovi pronta
Vesti i piedi dolenti
Dei miei calzari alati
Che’ tu possa scoprire
Sempre nuovi mondi
Osservo il tuo tormento
Con gli occhi della chioccia
Che protegge e tutela
Ma non oso
Insegnare al piede
Una via per lui
Non tracciata.
IN PUNTA DI PIEDI
Sei leggero e discreto
Come la prima pioggia autunnale
Che rinfresca le brevi notti
Settembrine
Entri in punta di piedi
Nel mio castello fortificato
Scivolandovi lieve
Come piumino di pioppo
Le tue mani belle
Delicate come un tappeto erboso
Accendono pensieri arditi
Che custodisco gelosa
Nel silenzioso gioire dei fiori di tiglio
Il mio sentire è forte
E fragile al contempo
Ma contenuto,
Come dolce nettare in fondo
Alla coppa del desiderio,
Che scorgi ma che
non vuoi, ancora,
Sorbire.
CANTO DI GUERRA
Oggi ha inizio la guerra.
Trepidante affilo la lama
Medito nel silenzio
Focalizzo l’obiettivo
Non esistono battaglie semplici.
Il dolore e la fatica
Appesantiranno
La mia armatura.
La paura getterà
La sua ombra
Sul cuore
E mi farà dubitare
Del perché lotto.
Se saprò stare
Nel momento
Se saprò essere luce
Anche nel buio
Se saprò vedere
Il mio amore splendere
Se saprò tornare sempre
A casa, nella sicurezza
Della mia essenza
Allora qualunque
Sarà l’esito
Sarò una grande guerriera.
CONFUSA IDENTITÀ
Vago,
Persa nella nebbia
Delle contraddizioni
Umida raminga senza scarpe
Che conosce la strada
Ma non muove un passo
Disegno il mio profilo
Nella polvere
Per fissare
La mia identità
Ma violente pennellate bianche
Cancellano il tratto fumoso
Confondendo le linee
Chi sono? Chiedo al lamento del vento
Dove vado? E interrogo i piedi scalzi.
Non odo nessuna voce
In risposta.
E tremo
Al pensiero di una panchina vuota
In fondo all’attesa
COME IBIS
Il soffio di un alito
Di vento
Riesce a rubare
L’anima leggera
Che danza
Spensierata controluce
È come se nulla
Pesasse
È come se nulla
Contasse
I piedi si radicano
Granitici
Nell’umida terra
E il cuore si libra come ibis
Sopra il canneto,
Denso di luce.
La perfezione dondola
Sull’altalena
Dell’ assoluta incertezza
INCOMPIUTO
Che ne sarà di questo amore piccolo
Appena rinato e già consumato?
Forse tornerà nei ricordi
Proprio da dove è giunto,
Inatteso.
Forse era solo un cerchio
Che doveva essere compiuto
Una parola sospesa
Da pronunciare
Un gesto trattenuto a lungo
E mai mostrato
Resta il gusto amaro
Dell’incompiutezza,
Per me.
Ma non per te.
Altrimenti
Qui
Al mio portone
Ti vedrei, deciso.
Altrimenti
La tua voce
Sul mio cuscino
Sussurrerebbe.
Altrimenti
Le mani affonderesti
Nel blu acrilico
Della mia tela.
BASTA!!
La rabbia attraversa il corpo
Con un tam tam primordiale
Lotto per me sola ormai
Ché ciò che ha da essere sarà
Che i fili arrotolati trovino
Da soli
La strada di casa
Starò ad osservarli
Dopo che avrò urlato nel vento
Le mie ragioni
Dopo che la delusione funerea
Avrà creato chilometri
Di bianco nulla
Basta!!
Non così sciocca
Da restare con
Le mani
Che filtrano
sale di lacrima
Vivo e guerreggio
E costruisco la mia casa
Di solidi mattoni colorati
Di vita.
SEGNALI
Eventi casuali?
Non a caso
I sentieri si incrociano
Non a caso
Agiamo nella vita degli altri
Siamo pedine senza fili
Di una comune coscienza
Riceviamo bonus
Che restano
Inutilizzati
Non cogliamo
Il filo rosso che tutto unisce
Siamo ciechi
Ai miracoli dell’universo
Impegnati a scalare
I gradini della superbia
Mentre l’ascensore
Dell’umiltà
Schizza fra le stelle.
LA NOTTE DI SAN ZUAN
Sono tornata a cercare la luna
dopo i tristi canti d’amore
della notte di San Zuan
ma il cielo stasera, purtroppo,
e’ scudo impenetrabile.
Sospesa come foschia
avvolgo il cuore nella coperta
consunta
della tristezza.
INFINITO
Aspra la costa
Del promontorio
Incontra il mare
Due mondi
Uniti da antiche origini
Accennano un appuntamento
Di sguardi
Le parole sgorgano
E scivolano
Mescolandosi
Al caffè e alle campane
Del duomo
Non c’e’ inizio e
Non c’e’ fine
E siamo li’ a volere
L’eterno minuto
Concentrato
In un raggio di luce densa
Ancora e ancora
Voglio guardare
I tuoi occhi ridere
Perché sanno di me
Ancor prima di te
Altro non voglio
Se non perdermi
Con te
Nell’infinito attimo
CANTO DI STELLE
Voglia di contatto
Stasera,
Della tua voce
Di un tuo cenno.
Perché aspettare?
Come macigno
Incombe
Il rifiuto,
L’incertezza di un inizio
Forse solo mio.
Eccomi dunque
A scrivere al mondo
Cio’ che vorrei
Per te solo
Cantare.
Un canto
Di ciclamino e di ribes
Di seta e di sole
Che sale silenzioso
Nel cielo stellato
Per poi planare
Sulle rive aguzze
Del tuo mare
COME SPUMA DI MARE
Mare
Vento
Sale tra i capelli
Danza il respiro nel petto
Non apro gli occhi
Temo di vederti sparire
Sei una misura perfetta di note
Legate da una armonia unica
Che scandisce il tempo
Del mio battito
Parole, parole
È forse solo questo
Che voglio di te
Oltre alla tua presenza
Silenziosa
Al tuo capo chino
Al mare dorato dei tuoi capelli
Alle mani lievi sui tasti
Solo guardarti
Mi basta
Solo il suono di parole
Gioiose e leggere
Riesce a cullarmi
Nel mio oggi frenetico
Aspettare
Solo questo posso
Fare
E sognarti
E sperare
Che non sia solo
Il sogno
Della mente che inganna
Il mare mi porta a te
Attraverso la roccia tagliente
E in quel mare
Perdo ogni controllo
E mi sciolgo nella spuma
Della speranza
Fino ad incontrare
I tuoi piedi nudi
Ancora e ancora
PASSI
Passi lenti sull’asfalto bagnato
Nell’odore silenzioso di pioggia
Della notte estiva
Passi di amanti a ritmo di tango
Tra i filari muti
Di grappoli acerbi
Passi fieri nella casa sognata
E finalmente tua
Dopo lunghe fatiche
Passi incerti
Di chi da poco cammina
E cade, ridendo e piangendo
Passi che si incontrano
Per un abbraccio affettuoso
Di calda amicizia e intesa
Passi che echeggiano
Sulla riva di un mare vicino
Ma lontano dal cuore
Passi di vita
Su una strada difficile
Ma sempre sorprendente
Mai i miei passi si arresteranno
I piedi procederanno
Uno davanti all’altro
Oltre ogni deviazione
Sul sentiero perfetto
Che mi è stato assegnato
RITORNO AL FORTE
Dalla fortezza
Scivola la strada
Nell’incertezza del domani
Tra le fronde oscure
Del sogno incompiuto
E l’attesa di quel
Non-so-che
Che…forse tarda ad arrivare?
Echeggiano le voci,
Punti interrogativi
Sparsi
Come indizi
Di una caccia al tesoro
Dimenticata
Le lacrime premono
Ansiose
Di compiere la loro corsa
Ma l’immobilita’ vince
In ogni rintocco di campana
LA MIA ATTESA
L’attesa scotta
Come sabbia tra le dita
L’attesa brulica
Di piccoli insetti rossi
L’attesa ostenta
La sicurezza dell’eroe
L’attesa nasconde
Le incertezze sotto le scarpe
L’attesa è rossetto
Passato di nascosto sulle labbra
E’ un vestito pronto da giorni
Per essere indossato
E’ il filo di speranza sottile,
Come la pioggia
Che rinfresca
Il mio trepidante
Fermento
IL MIO FIORE
I sogni si accavallano
Rotolano uno sull’altro
Si confondono come
Immagini trasparenti
Dello stesso fiore
Stretta nell’immobile
Paura di vivere
L’allodola freme
Senza sapere
Ma lascia scorrere
Lunghi inverni solitari
Rinunciando
Al calore dell’estate
Instancabile
La rondine vola
E ricerca nuovi tetti
Per il suo nido
Ora qua, ora là
Temendo che il tempo
Le manchi
Per costruire la nuova
Famiglia
Non voglio essere allodola
Né rondine
Voglio guardare
Il mio destino
Negli occhi
E riconoscere il contorno
Definito
Del mio fiore
PARTENZA
Mi fido a metà
Ma il cuore freme
Per amare
E schiocca rapido le dita
Al pensiero di ritrovarti
Chissà se il tuo
Si aprirà all’amore
Se saprai donare
E goderne
Abbandonato fra le mie
Braccia
Ora parti
E porti
Me
Con te
Come profumo sulla pelle
Come un segno che non si cancella
Come immagine che appare ad occhi chiusi
Come certezza di presenza interiore
Parti e lasci domande
A cui hai forse già risposto
DOMENICA, ORE 20.00
Rientro sola
Al punto di partenza
Senza il coraggio
Di abbandonare
L’ultimo oggetto
Che mi lega
Al mondo esterno
Aspetto
Immobile
Lasciando che entri
Dal finestrino aperto
L’aria carica di pioggia caduta
E frinire di grilli
E note festose
Aspetto
Che il coraggio guidi
I miei passi
Nell’ascesa verso
Il mio nucleo solitario
Che stasera ho scelto
So
Che la malinconia
Mangera’ al mio tavolo
Stasera
E che le lacrime
Avranno il sapore
Di un avocado amaro
Ma accolgo il silenzio
Spezzato dai rintocchi amici
Con il coraggio folle
Di una visione audace
Di luce splendente
IL RIPOSO DEL GUERRIERO FERITO
E se stessi sbagliando?
Perché non posso saperlo ora?
Perché la tessitura del mio processo
Non può disvelarsi prima del futuro?
Ho la testa che pulsa di domande
Senza risposta.
Sono spossata, disillusa.
Stanca di lottare.
Io, la guerriera, la valchiria, ho deposto
Lo scudo e la spada.
Arriva il giorno in cui
È necessario ritirarsi
In solitudine e meditazione.
In cui la debolezza sotto l’armatura
Si mostra nella sua interezza
E ci sommerge
Facendoci sentire profondamente
Inadeguati.
Sono stanca di cercare e restare
Ferita
Ma non riesco a fermarmi.
Prego l’universo di darmi
La forza
Di stare nella stasi.
Di curare solo il mio
Giardino delle farfalle.
Di non essere rondine,
senza essere allodola.
Vorrei solo immergermi nella luce
Dell’amore e restarci.
Posso farlo. È dentro di me.
È sempre lì per me.
Non c’è nulla da cercare fuori, mi dico.
Che sia solo la mente
Che mi spinge verso l’altro,
verso la ricerca frenetica dell’amore?
Sento che è un mio bisogno intrinseco
Che non mi fa accontentare
Dell’amore meraviglioso che ho dentro.
Forse tra qualche tempo
Come per altre cose capite a distanza
Di tempo
Capirò con estrema chiarezza
Il perché
Di tutto questo.
Ora resto con le mie domande,
il mio tormento. I muscoli stanchi
del guerriero che ha lottato
e perso la sua battaglia.
Rientro all’accampamento.
Curo le ferite. Riposo. Medito. Sto.
SENZA TITOLO
La musica è la mia droga.
L’altra è l’amore.
E l’universo mi ha donato
Una finestra con vista panoramica
Su entrambi.
RITORNO A CASA
Le pareti di roccia mi guardano
sporgendosi curiose
mentre attraverso la cattedrale
sospesa sull’Adige,
Quasi ad accogliermi
Con familiare cenno
in questa terra dura
Ma pulsante.
Come in un tempio muto
riscopro le antiche radici
e saluto le montagne
della cui roccia e’ fatta la mia armatura,
E le mele rosse quasi mature
Dolci e polpose
Nel cui succo si bagna il mio nucleo.
Sono al punto di partenza.
IMMOBILI EMOZIONI
I muscoli percorsi
Da onde d’energia
Non sanno più
Contrarsi
E abbandonano il corpo
Su un letto di emozioni,
Impotente.Paure,
Pensieri,
Parole
Fluiscono con l’energia emotiva
Senza fermarsi
Seppur fissi in questa
Immobilità senza tempo.
E il cuore…. Il cuore
Si e’ ormai sciolto
Nell’impasto emozionale.
Fuori controllo
Aspetta, contando le ore,
Il momento in cui potrà
Risuonare sul tuo.
La mente tenta invano
Di capire
Frenare
Predicare
Ma si perde nel vento.
Ricerco il mio centro
Per cogliere
La segreta tonalità
Del mio desiderio.
Non voglio confondere
Nella luce incerta del crepuscolo
I segni profondi del
Mio Sentiero.
Forse un giorno,
voltandomi,
Scorgero’
I segni dei tuoi
Passi
Accanto ai miei
E sentiro’ la tua mano
Che cinge il mio fianco
DIARIO DI UNA VACANZA SOLITARIA
<em>14 agosto</em>
Il mare e’ meraviglioso. Aspetto che il rumore delle onde rimanga l’unico suono udibile mentre il sole pomeridiano cala lentamente oltre la penisola, baciando il lato a me ignoto. Forse domani andro’ a scoprirlo. Forse no. Il mio coraggio di cose nuove e’ come un tubetto di dentifricio quasi finito. Ma forse decidero’ di spremerlo bene e di cercare nuovi luoghi silenziosi nella confusione del ferragosto. Stasera restero’ a lungo nella pineta. Ad ascoltare le onde ed i grilli. Il mare di pomeriggio e’ la carezza del sole sulle onde fresche. E’ il momento più bello.
Prendimi per mano sirena delle onde
Portami dolcemente oltre quel mare che
Scorge il mio sguardo
Su un promontorio
Dove il tempo non esiste
Dove posso immergermi
Nell’assoluta bellezza
E nel silenzio del momento
Eterno
Il meriggiare e’ pigro
E ha il rumore delle onde
Che si accalcano contro le rocce
Tormentate
Ha il sapore del sale
Che chiazza irregolare la pelle,
Come farina.
Ha l’odore della resina ricca
E degli aghi di pino
È il ricordo di stagioni passate
E il rimpianto di un abbandono,
Mai vissuto,
Che con dolce insistenza
Sbatte contro la riva
Della mia anima.
La solitudine
Siede a un tavolo
Con la tovaglia a scacchi
Bianchi e rossi.
Beve da un calice
Acqua di fonte
Osserva con distacco
Gli sguardi persi
Nel vuoto
Di chi ha poco
Da dirsi
Accarezza amorevole
I gesti di un bimbo
Che gioca intento
Accompagna
Pacata
Il mio lento desinare
<em>15 agosto</em>
Non ho mai visto premantura cosi’ affollata. Cosi’ ho deciso di scegliere un pezzo di scoglio inspitale e battuto dal vento e da onde arrabbiate, disturbate dai motoscafi dei cosiddetti sportivi. Unica compagnia qualche silenzioso bagnante nudista. Il sole e’ abbacinante. Non c’e’ riparo dai suoi raggi bollenti come ferro liquefatto. Dietro di me la pineta aspetta, pronta ad accogliermi in un riposo ristoratore. Stamattina allo specchio ho visto un viso disteso. Sereno. Il mio sonno e’ stato lungo e dolce. Mi sento come se ogni parte del mio corpo fosse stata forgiata con questa terra rossa e ricca, con questa roccia aguzza e grigia, con questo mare freddo e trasparente. Mi sento tutt’uno con questo posto e mi lascio risucchiare dalla corrente nel suo nucleo.
Ecco l’oleandro fucsia
Si staglia contro il crepuscolo
Mentre le vecchie canzoni
Si diffondono stanche
Coprendo il tintinnio
Di molteplici cene.
Si accendono le luci
Le risate crescono
Ma nel mio cuore
Silenzio
Calma
Come mare piatto.
Dov’e’ quell’amore
Che rincorro senza posa?
Aspetto la luna,
E una risposta.
Stasera la mia cena era una tovaglia a scacchi arancioni e salmone. Mi sono viziata. Pesce. Ora il gelato di un gelataio dongiovanni. Una sigaretta. Due passi per guardare la gente e il paese dalle strade strette e dalle case addossate l’una all’altra. Il turismo lo ha invaso. Ma i miei occhi vedono oltre il fiume umano e si posano sulle pietre consunte del campanile, per riposare un attimo e cercare il loro silenzio, che mi parla.
<em>16 agosto</em>
Il vento. Vento dell’est. Fresco, quasi freddo per me che sto all’ombra della pineta. Vento ingannatore che attenua il calore dei raggi. Vento purificatore che scaccia le nubi e riporta il sereno. Vento saggio che porta via il superfluo. Ciò che resta sono solo le colonne della vita e noi nudi, davanti alla verità, non possiamo più nasconderci.
Sto per lasciare queste fronde profumate di resina, questo scorcio amato del porticciolo, questo mare perfetto. So che inevitabilmente tornerò perché questo luogo mi aspetta. Ma questa volta c’eravamo solo noi, e ci siamo sentiti profondamente. Arrivederci Premantura, tornerò presto!
Passata a Parenzo per un’iniezione di mosaici nella basilica eufrasiana. Capossela mi accompagna nell’infinito serpente di macchine. Incredibile come i suoi versi siano evocatori di ricordi tristi e lieti e anche mai vissuti.
Finisco il mio viaggio solitario con un senso di familiarità’ e dolcezza. E’ stato (forse inaspettatamente?) bello stare in compagnia della persona più’ importante della mia vita.
In effetti si puo’ essere a casa ovunque.
ADIEU!
Il ricordo brucia
Nella ferita
Ancora non chiusa
La testa
Gira
Come instancabile
Ballerina
Mentre le tue parole
Acuminate
Fluttuano
Nel silenzio
Assordante
Dell’assenza
Voglio solo
Richiudere
Il grande libro
Della memoria
E tornare
All’inconsistente vuoto
Di bianco cotone
In cui ero immersa
Adieu!
FINE E INIZIO
Le lettere di cemento gelido
Non hanno saputo
Cancellare
La bellezza
La perfezione
E l’unico coinvolgimento
Del tempo
Che fu nostro
Ora colleziono incontri
Come ghirlande
di omini di carta
trafitti dallo spago
E addossati
In un’unica forma
Lentamente
il tuo volto svanirà
dal quaderno
del cuore
piano piano
lasciando fra le righe
bianche
tracce di zucchero
amaro
voglio essere
di nuovo
vestita di nuvole
baciata da gialle labbra
per volare con ali
impastate di cera
e di vero amore
PIOGGIA
Pioggia che scende
Con rumore amico
Tutt’uno con
Il respiro
Pioggia che sbatte
Decisa e costante
Sugli abbaini trasparenti
Del cuore
Mi sento sicura
Avvolta nella tenda
Bagnata
Che circonda i muri alti.
Il cuore colmo
Di silenziosa liquidita’
Passeggia
Tra una pozzanghera e l’altra
Saltellando
Tra schizzi di gioia e fango.
La quiete riposa
Sul cuscino
Intessuto di pioggia
OCCHI
Occhi bordati da ciglia di velluto
Occhi che ridono di mille pagliuzze
Occhi che si perdono nel nero baratro della voluttà
Occhi chiusi che annegano nel sapore di baci immemori
Occhi tristi se colpiti repentinamente nella loro fragilità
Occhi….i tuoi. E io tremo di desiderio.
CONDIVISIONE
Chiuse le strade delle parole?
Forse la gioia rende muti?
O forse è solo la coscienza
Che fa assaporare ogni istante
Vissuto come l’ultimo fiato
Di una strada in salita
Fra timidi fiori di montagna
E morbido silenzio?
Divido l’anima in mille
Frammenti brillanti
Da lanciare in aria
Perché ciascuno
Ne raccolga
Uno.
NUOVE STAGIONI
Il tuo dolore
Trafigge i pensieri
Pesa sul respiro
Scivolando
Come lacrima non versataPerché accettare?
Perché non urlare
L’ingiustizia
Al cielo plumbeo
Che piange indifferente?
Perché tutto ha
Inizio
e
Fine.
La nuova stagione è carica
Del tempo della propria morte.
Lascia che i tuoi occhi
Umidi
Si volgano
Verso orizzonti vergini
Con il coraggio
Di nuova vita,
Le mie mani calde
Posate
Sul tuo cuore.
CARPE DIEM
Sono sabbia
Carezzata
Da dita di onde
Orlate di bianco merletto
Sono mare
Abbracciato
Dall’occhio avido
Di eterni fuggiaschi
Sono fili d’erba
Calpestati
Da piccoli piedi liberi
Che giocano rotolando
Sono pura energia
Assorbita
Da corpi esausti
Che ritrovano un perché
Afferrami! Stringimi!
Per non perdere
Il tempo del cambiamento
LA MIA RABBIA
Ulula tra porte
Che sbattono
E piatti che si
Frantumano
Contro muri di
Risentimento
La mia rabbia.
Prorompe in grida
Che rimbalzano
Su giostre impazzite
E scaraventano
Buonsenso
Oltre il parapetto
Dell’autocontrollo
La mia rabbia.
La osservo,
Fluido che riempie
I tortuosi alambicchi
Pensanti.
So che
In un dato attimo
Evaporerà
In una nube nerastra,
Perdendosi
Tra gli alti cipressi.
ISOLAMENTO
Tra lacrime
E polvere
Affannata sollevo
Il ponte levatoio
Dell’anima
Mai come oggi
Comprendo
Che il dolore
Mi ha reso
Faro solitario
E che ci sono
Palizzate
Invalicabili
Per chi non conosce
L’amarezza
Circola nelle vene
Ammorbando
I fluidi vitali
Ma
Mi guardo
Mi ascolto
E so chi sono
E mi basta
FRAGILE
Fragile
Basta un tocco
Per spezzare
Il guscio vitreo
Delle certezze
Denudando
L’immensa fragilità
Del nucleo
Basta una mano
Per raccogliere
I frantumi dolenti
Delle paure
Ricucendo
L’indomita forza
Della valchiria
Siamo persi
Nella spirale misteriosa
Della vita
Per ritrovarci
Unicamente
Uomini
TI SCRIVO…
Sei inaspettata
Come ali di farfalla
Che solleticano il nasoProrompente
Come onde sulle rocce
Nelle notti rabbiose
Morbida
Come la nuova pelle
Guarita dal tormento del fuoco
Ma
Troppo dolore
Vedo brillare nel
baratro scuro
dei tuoi occhi
E
troppa rincorsa
Di amore e sensi
Vedo evaporare dalla
Buccia
Del tuo desiderio
Non posso rischiare
di perdermi
nell’abisso
del tuo amore
VUOTO
Riempio
Il vuoto
Insaziabile
E so
Che è non-fine
Nutrimento
Apparenza
Amore
Tutto sparisce
Ingurgitato
Ciò che resta
È ancora lui
Nemico invisibile
Specchio riflettente
Compagno costante
Baratro infinito
E ancora mi
Perdo
Tra i suoi umidi gradini
Foderati di muschio
E lacrime.
RAGNATELA
Al centro
Di una fitta rete
Di raggi di energia,
Ragno della coscienza,
Diffondo luce
E suono
Spengo
Il divenire
E mi adagio
Nella tenue alcova
Del tutto
Né domande
Né risposte
Solo pace
Sgocciolante
INNOMINATA
Arranco
Su un ponte infinito
Coperto di neve
E sangue
E scarpe troppo grandi
Incespicano
Su assi
Di legno insensibile.
La bufera rabbiosa
Cela il destino
E i cristalli acuminati
Feriscono
Un cuore ormai
Trasudante
Dolore.
Persa, vago.
Solo nulla bianco.
DI NUOVO
Sei di nuovo
Ovunque
Come il sole che allaga
La stanza
Chiusa di sogni
Sei la mano
Che alza d’improvviso
Il lenzuolo bianco
Dell’oblio
E soffia essenze
Cancellate ma incancellabili
Come posso scalzare
La pietra lucente
Dall’incastonatura?
Forse fuggo, forse sogno
Ma confusa, attendo.
DOMANDE
Sembra
Che la verità
Bruci come
Olio bollente
Sembra
Che la trasparenza
Sia una strega
Da cancellare sul rogo
Sembra
Che la forza d’animo
Graffi arcigna
Anime troppo sensibili.
Ma non è forse
Il coraggio
Che è scomparso
Davanti ad un muro
Di mantelli ululanti
Color grigiofumo?
NOTTE SILENTE
Il peso del silenzio dilatato
Opprime il respiro
E schiaccia i muscoli,
Stancamente all’erta.
Intesso filamenti
Di pensieri foschi
Senza saper cogliere
Il senso ultimo e saggio
Di questa solitaria tenzone.
NEL TUTTO
Infinite ragnatele
Tessono trame
D’unione
Tra palpiti di
Quarzo e opaleCuori diversi
Rintoccano all’unisono,
Un’unica linea scarlatta
A scioglierli
Assieme
Poche lucciole di coscienza
Che ammiccano
Nel buio immenso
Del disordine….
Stille di coraggio!